giuseppe conte luigi di maio nicola zingaretti

HANNIBAL CONTE - PD E M5S NON HANNO CAPITO CHE IL PARTITO DI CONTE PORTERÀ VIA LORO MOLTI VOTI - SE LE RILEVAZIONI NON TOPPANO, UN LISTONE DI “GIUSEPPI” OGGI VALE TRA IL 10 E IL 12% E A SCEGLIERLO SAREBBERO SOPRATTUTTO ELETTORI DEM E CINQUESTELLE -  GHISLERI: ATTENZIONE, PARLIAMO DI UN VALORE VIRTUALE “DROGATO DALLA COMUNICAZIONE E DALL'ATTUALITÀ” (ALL'EPOCA IL PARTITO DI MARIO MONTI VENIVA DATO DAI SONDAGGI AL 24%, ED E' SPARITO)

Tommaso Montesano per “Libero quotidiano”

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

A sentire le voci provenienti da Palazzo Chigi, Giuseppe Conte ci starebbe facendo la bocca. Al suo partito naturalmente. Pronto, addirittura, a giocarsi il tutto per tutto in campagna elettorale forte del suo «personale consenso». Nelle ultime settimane si sono sprecati i sondaggi sulle intenzioni di voto di cui godrebbe la creatura del premier. Alcuni, come quello elaborato da Swg per La7 pochi giorni fa, assegnano all'ipotetica formazione del presidente del consiglio tra il 15 e il 17% dei consensi.

 

Eppure anche nella previsione più ottimistica, c'è un aspetto a fare da filo conduttore: la "lista Conte" sarebbe scelta soprattutto da elettori che già votano per i partiti della maggioranza giallorossa: Pd e M5S.

 

I FLUSSI

Zinga di Maio Conte Renzi

«Il punto è proprio questo: i flussi elettorali. Quale sarebbe la composizione del movimento di Conte? Sarebbe un valore aggiunto per il centrosinistra?», si chiede Antonio Noto, direttore generale di Noto sondaggi. Lui ha già presentato, in una puntata di Porta a Porta, il potenziale della possibile, nuova forza politica: «Oggi vale il 12%». L'avverbio di tempo non è casuale. «Il partito di Conte può essere forte adesso, mentre il premier sta giocando all'uno contro tutti. Ma cosa accadrà se e quando non sarà più a Palazzo Chigi? Adesso è al centro della scena, ma dopo il quadro potrebbe cambiare».

 

di maio zingaretti conte

Poi c'è il pericolo che i numeri siano gonfiati. Spiega Noto: «I partiti che non ci sono, quelli senza progetto politico, corrono il rischio di essere sovrastimati». Succede che scatti un meccanismo molto semplice: «In un partito in embrione, che ancora non c'è, gli elettori proiettano i loro desideri. Ma quando questi partiti entrano effettivamente nel mercato politico, giocoforza cambiano le carte in tavola.

 

ghisleri

E quelli che in precedenza erano voti emotivi, diventando voti ragionati sulla base delle mosse del partito, possono cambiare». Alessandra Ghisleri concorda. Intervenuta ai microfoni di Forrest, su Radio Uno, venerdì scorso, il direttore generale di Euromedia research ha ricordato che a ottobre, quindi prima del braccio di ferro con Italia Viva, il possibile partito del premier «rilevava il 4%. Adesso, con la crisi, è intorno al 10%».

 

 Questo significa, osserva Ghisleri, che il numero attuale «è drogato dalla comunicazione, dall'attualità». In caso di campagna elettorale, avverte, i partiti maggiori della coalizione - Pd e M5S - con l'appello al voto utile «radunerebbero intorno a loro anche chi, in questo momento, guarda con attenzione al partito di Conte». Per Fabrizio Masia, direttore generale di Emg Different, la lista del premier veleggia tra il 9 e il 10%.

ANTONIO NOTO

 

«Si tratta di un risultato in linea con il livello di fiducia di cui gode il presidente del Consiglio. Stiamo parlando di un partito che ancora non esiste, senza simbolo, nome e programma. È un valore puramente virtuale». E qui, per il capo del governo, finiscono le buone notizie, visto che le incognite sono molte. La prima il rischio "cannibalizzazione" degli alleati: «A fare le spese della discesa in campo del presidente del Consiglio sarebbe il M5S, che perderebbe circa cinque punti. Tre, invece, li perderebbe il Pd. E un paio di punticini arriverebbero pure dal centrodestra, ad esclusione di Fratelli d'Italia».

 

Insomma, le potenzialità per fare bene a livello elettorale, per Conte, ci sarebbero pure, ma «soprattutto a scapito della sinistra. L'interrogativo è: una lista del premier allarga o no il campo del centrosinistra? Molto dipenderà dalla legge elettorale».

 

VOLATILITÀ

FABRIZIO MASIA

Il primo aspetto, tuttavia, resta quello dei flussi. «L'ipotetico partito di Conte non prenderebbe quasi nulla dal centrodestra, ad eccezione di un 1% a Forza Italia. Il grosso della sua dote, circa 8 punti, arriverebbe dall'area di governo: 5-6 punti dal Pd e 2 dal Movimento 5 Stelle», sostiene Noto. Il resto «da elettori che non hanno votato alle ultime elezioni e che non voterebbero alle prossime se la formazione di Conte non ci fosse. Stiamo parlando di circa un 5%».

 

Un buon risultato - al netto delle considerazioni sulla volatilità dei consensi per un partito che ancora non c'è - che però non sarebbe sufficiente a colmare il divario con il centrodestra, «che al momento è circa 10 punti avanti. La lista di Conte aiuterebbe a ridurre la distanza, ma non a superare gli avversari». La crescita a scapito degli alleati ricorre - più o meno con le stesse proporzioni - anche nell'analisi di Swg, secondo cui a fronte di un 5,3% proveniente da astenuti e indecisi, ci sono il 5% sottratto a M5S e il 4% in arrivo dal Pd. Solo lo 0,7% sarebbe tolto al centrodestra, mentre l'1% arriverebbe al premier da altre formazioni.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…