giorgia meloni gas gasdotto

“ALTRO CHE MARCIA SU ROMA, DOVRÒ FARE LA MARCIA SU GAZPROM...” – GIORGIA MELONI HA CAPITO CHE LA QUESTIONE GAS E BOLLETTE E’ VITALE PER GLI ITALIANI (E PER IL SUO GOVERNO) – MA FRATELLI D’ITALIA HA PAURA DI SFORARE I CONTI PUBBLICI A COLPI DI AIUTI SEMPRE PIÙ NECESSARI – LA DUCETTA NOMINERÀ COME SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO A PALAZZO CHIGI FRANCESCO MARIA TALÒ, GIÀ AMBASCIATORE IN ISRAELE E, DALL'APRILE DEL 2019, RAPPRESENTANTE PERMANENTE DELL'ITALIA PRESSO IL CONSIGLIO ATLANTICO A BRUXELLES…

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

giorgia meloni dopo il giuramento 15

Qualche giorno fa, uno dei massimi dirigenti di Fratelli d'Italia si è presentato a un tavolo con Giorgia Meloni. Ha ascoltato le strategie dei presenti. Poi ha letteralmente congelato la premier e i pochi fedelissimi ammessi all'incontro. «La manovra? Possiamo cavarcela con un solo comma: tutte le risorse disponibili saranno destinate alle bollette». La presidente del Consiglio non ha margini per fare davvero politica, perché non ha soldi a disposizione. E infatti, in privato, ha condensato così il senso della sfida che attende l'esecutivo: «Altro che marcia su Roma, dovrò fare la marcia su Gazprom...».

 

francesco maria talo

La "marcia su Gazprom" è insieme angoscia per il buco nero della politica energetica italiana ed europea, paura di sforare i conti pubblici a colpi di aiuti sempre più necessari, bisogno vitale di accreditarsi a Washington, assicurando impegno contro il ricatto del gas di Mosca.

 

Il resto l'ha fatto la voglia di Russia di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, che ha imposto un'accelerazione nella campagna di avvicinamento della leader all'amministrazione americana. Per questo, Meloni prepara alcune mosse, che vogliono mostrare plasticamente l'irrilevanza delle posizioni filo-russe di Lega e Forza Italia in politica estera.

 

È una strada tutta in salita, ma comunque obbligata. Una battaglia di sopravvivenza nei drammatici mesi di crisi in arrivo. Proprio ieri, d'altra parte, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha promesso collaborazione con Roma, ma nel ribadire il ruolo vitale dell'Italia nella Nato ha fissato i suoi paletti: «In qualità di leader del G7, non vedo l'ora di continuare a promuovere il nostro sostegno all'Ucraina, di ritenere la Russia responsabile della sua aggressione».

giorgia meloni dopo il giuramento 9

 

Meloni coglie l'input e si appresta a reagire con un primo segnale, che ruota attorno alla missione internazionale di esordio: sarà a Bruxelles, tra la fine della prossima settimana e l'inizio della successiva. Sarà ricevuta dai vertici delle istituzioni europee, dunque innanzitutto da Ursula von der Leyen. È la protagonista, finora timida, del tentativo di approdare a un price cap sul gas.

 

gasdotto

Quello di cui ha bisogno l'Italia, disperatamente. Non è questo, però, il dettaglio più rilevante: lo stesso giorno, la presidente del Consiglio si recherà alla Nato, che ha sede nella capitale belga. E sarà probabilmente rievuta dal segretario generale Jens Stoltenber. Un'attenzione quasi inedita, a dimostrare che nel cuore della premier l'Alleanza atlantica occupa uno spazio almeno pari a quello dell'Unione europea.

 

gasdotto

Ma non basta. Meloni pensa anche a un altro passo, che sarà reso pubblico nelle prossime ore. Nominerà come suo consigliere diplomatico a Palazzo Chigi Francesco Maria Talò, già ambasciatore in Israele e, dall'aprile del 2019, Rappresentante permanente dell'Italia presso il Consiglio atlantico a Bruxelles. Al diplomatico che cura i rapporti con la Nato spetterà il delicatissimo compito di far dimenticare le scivolate filoputiniane dei due partiti di maggioranza, che affiancano Fratelli d'Italia al governo.

macron putin

 

È un investimento per riuscire a costruire ponti anche verso due capitali che intende visitare il prima possibile, al massimo entro l'inizio della primavera: Washington e Israele. Nel frattempo, Palazzo Chigi spera di organizzare un bilaterale con Biden - o quantomeno un pull aside, assimilabile a un colloquio informale - durante il G20 in Indonesia, che si aprirà il 15 novembre a Bali.

 

La "marcia su Gazprom" è anche specchio di un enorme scoglio interno. La presidente del Consiglio, teme l'autunno freddo e un inverno gelido. Nell'ultima telefonata con Mario Draghi, la crisi del gas e la spirale inflazionistica - assieme alla drammatica perdita del potere d'acquisto delle famiglie - hanno messo ancora più in allarme Meloni. Non ha altra strada, almeno questa è la linea, che accelerare al massimo sul nuovo decreto bollette. Ma è evidente che la battaglia strutturale andrà combattuta in Europa, dove la leader ricerca l'unica sponda possibile: Emmanuel Macron.

 

heiko e ursula ursula von der leyen. 3

Lo vedrà lunedì a Roma. E si aspetta un invito a breve all'Eliseo. Nel frattempo, Meloni mette insieme altri tasselli che dovrebbero permetterle di affrontare le sfide che ha di fronte. Uno di questi riguarda Alfredo Mantovano, il sottosegretario alla Presidenza che diventerà motore tecnico dell'azione di governo a Palazzo Chigi, nei passi di sottosegretario alla Presidenza.

 

macron putin

E poi esiste il lato "ludico" della sfida. Quello che Meloni coltiva per stemperare una tensione che, ammette lei stessa con molti interlocutori, le «toglie il sonno». La premier è amica di Federico Palmaroli, in arte Osho, autore satirico che collabora con il Tempo e Porta a Porta. Sarebbe stato lui, nel giorno più duro, a coniare e poi suggerire lo slogan più aspro dello scontro con Berlusconi, quel «non sono ricattabile » che poi Meloni ha preso in prestito e scagliato contro il leader di Arcore.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…