big monti napolitano

“CHI FA CADERE IL GOVERNO SI PRENDE LA RESPONSABILITÀ DI FAR TORNARE UN NUOVO MONTI…” - DI MAIO AGITA LO SPAURACCHIO DELL’ARRIVO DEI TECNICI VERSO SALVINI E I SABOTATORI INTERNI COME DI BATTISTA - LUIGINO HA CAPITO CHE MATTARELLA NON HA NESSUNA INTENZIONE DI PORTARE IL PAESE AL VOTO CON LA LEGGE DI BILANCIO ALL’ORIZZONTE…

Emanuele Buzzi per il “Corriere della sera”

 

I messaggi con Alessandro Di Battista, la risposta alla Lega sulle tasse. E non solo. Luigi Di Maio prova a guardare avanti in un periodo senza dubbio complesso e mette dei paletti.

matteo salvini luigi di maio

«Il governo dura altri quattro anni», dice al Corriere . In caso contrario, però, il Movimento è pronto a tornare alle urne anche se è convinto che un nuovo voto apra la strada solo a un esecutivo tecnico: «Chi lo fa cadere si prende una bella responsabilità, perché significherebbe far tornare il Pd insieme ad altri Monti e altre Fornero». Ora però incombe il braccio di ferro con l' Unione Europea.

 

L' estate si fa calda - per l' esecutivo e per il vicepremier - proprio sul tema della manovra. Il leader del Movimento è sempre più convinto della possibilità di farla in deficit: «Ci vuole coraggio per far ripartire il Paese», afferma. E ribadisce: «Se si tratta di tagliare il cuneo fiscale e creare decine di migliaia di posti di lavoro bisogna andare avanti».

matteo salvini luigi di maio

Di Maio è convinto che alla fine l' Europa comprenderà le ragioni legastellate.

 

Certo, oltre alla procedura di infrazione da parte della Ue, c' è un' altra grande ombra che aleggia sui progetti del capo politico del Movimento: i rapporti con la Lega. Il feeling con Matteo Salvini pare ritrovato (nel Movimento si parla di «nuovo metodo» e stasera ci sarà il primo incontro sull' autonomia), ma restano all' ordine del giorno battibecchi conditi sempre da continue frecciate, sterzate e guerre di posizione. Come il cambio di rotta del Carroccio sui mini-Bot che «mi ha sorpreso perché ricordavo che vollero inserirli a tutti i costi nel contratto. Comunque per me conta che lo Stato paghi, basta che paghi» .

 

DI BATTISTA DI MAIO

O come il botta e risposta sulle coperture per la flat tax evocato da Massimo Garavaglia. Di Maio, stavolta, è lapidario: «Non ho motivo di pensare che la Lega non abbia individuato le coperture, è un anno che dice che si può fare e credo le abbia trovate». Ma avverte: «Basta che per farla non si mettono le mani in tasca agli italiani, sarebbe paradossale». Insomma, il paletto è chiaro: non aumentare l' Iva per i Cinque Stelle è condizione inderogabile.

 

E dopo le invasioni di campo di Salvini (che convoca le parti sociali al Viminale), respinge anche le incursioni del viceministro del Carroccio all' Economia che si chiede quali sono i costi del salario minimo. «Certo è curioso, a una nostra domanda si risponde con un' altra domanda», puntualizza Di Maio. «Ma io non ho problemi: il costo sulle casse dello Stato è zero, mentre sul piano delle imprese la proposta sarà affiancata ad un' altra sulla riduzione del cuneo fiscale. Introdurremo quella sul cuneo in manovra», prosegue. E conclude: «È un' operazione con cui vinciamo tutti: stipendi più alti, più lavoro e meno tasse alle imprese» .

LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA BY LUGHINO

 

Il salario minimo sarà per il Movimento la nuova battaglia campale, il nuovo reddito di cittadinanza (e nell' agenda dei provvedimenti sarà affiancato secondo i rumors da un ritorno ai temi ambientali, sostenibili, a partire da un «Salva mare»). Da ministro del Lavoro, il leader Cinque Stelle si prepara anche sul salario minimo a una guerra con i sindacati. «Sono alcuni di loro che fanno la guerra al M5S. Forse hanno capito che presto gli tagliamo i privilegi, incluse le pensioni d' oro. Pari diritti vale per tutti pure per loro».

 

giorgio napolitano mario monti

E sulla possibilità di incontrare anche lui Maurizio Landini (molto critico nei confronti dei Cinque Stelle) e gli altri segretari prima glissa - «Quando sarà opportuno li vedrò» - poi punge: «Ma io come ministro del Lavoro ho un rapporto costante con i sindacati, mica faccio le cose per visibilità. È giusto che i sindacati interloquiscano con tutti».

 

C' è un altro fronte, però, più insidioso, che Di Maio si trova a fronteggiare: è quello degli equilibri interni al gruppo Cinque Stelle. A partire dalle frizioni con Alessandro Di Battista, sfociate in quel «mi sono inc...» raccontato agli attivisti umbri. L' attesa chiamata tra i due ancora non c' è stata. «Ci siamo scritti dei messaggi», dice il capo politico, che poi taglia corto: «Guardi, non voglio parlare di queste cose, stamattina stavo a Taranto dove ci sono i problemi veri, non queste sciocchezze».

 

Mario Monti Elsa Fornero

Impossibile però non affrontare il discorso dell' addio, dello strappo di Paola Nugnes e degli equilibri sempre precari al Senato. «Certe persone meglio perderle che trovarle», commenta caustico Di Maio. E il rischio di altri addii al Movimento è qualcosa di molto più concreto che una semplice suggestione.

 

Oggi, infatti, su Rousseau si voterà per eleggere i nuovi due probiviri che sostituiranno Riccardo Fraccaro e Nunzia Catalfo. In lizza ci sono due consiglieri comunali (Raffaella Andreola, Gianluca Corrado), un consigliere regionale (Salvatore Siragusa) e due parlamentari (Fabiana Dadone e Susy Matrisciano).

Ai nuovi eletti, insieme a Jacopo Berti, toccherà dare un' accelerata sui casi rimasti in sospeso. Le indiscrezioni parlano di circa 200 fascicoli in tutta Italia e a tutti i livelli (e altrettante possibili espulsioni) .

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…