ucraina biden putin zelensky

“LA GUERRA IN UCRAINA VA FINITA IL PRIMA POSSIBILE PERCHÉ NESSUNO È DISPOSTO A SUBIRNE LE CONSEGUENZE” - MAURIZIO BELPIETRO: “LA GERMANIA È ALLA CANNA DEL GAS E NOI PURE. LE SANZIONI SI STANNO RIVELANDO UN BOOMERANG PER CHI LE HA IMPOSTE, IN QUANTO STANNO METTENDO IN DIFFICOLTÀ L'ECONOMIA DELL'INTERA EUROPA - SENZA IL METANO DI PUTIN, L'ITALIA NON HA SCORTE SUFFICIENTI PER SUPERARE L'INVERNO: DOVREBBE RIDURRE IL RISCALDAMENTO, FERMARE ALCUNE PRODUZIONI E SPEGNERE I LAMPIONI DELLE STRADE. ANCORA NESSUNO HA IL CORAGGIO DI DIRE CHE PARTE DELLA POPOLAZIONE RESTERÀ AL FREDDO E MOLTE INDUSTRIE NON SARANNO IN GRADO DI PRODURRE”

Maurizio Belpietro per “La Verità”

 

putin zelensky biden

C'è una verità che nessuno ha il coraggio di dire: la guerra in Ucraina va finita il prima possibile. Non so come, con quali concessioni o penalizzazioni nei confronti di Mosca, ma ormai è evidente per chiunque voglia guardare in faccia la realtà: a questo conflitto si deve porre fine perché nessuno è disposto a subirne le conseguenze.

 

La Germania è alla canna del gas e noi pure. I tedeschi non sanno più come uscire dalla situazione in cui ci siamo infilati, cioè come aggirare le sanzioni. Adottate per costringere Putin a cedere e suonare la ritirata dell'armata rossa, si stanno rivelando un boomerang per chi le ha imposte, in quanto stanno mettendo in difficoltà l'economia dell'intera Europa.

ZELENSKY E MACRON

 

Infatti, il governo di Olaf Scholz, dopo aver chiesto al Canada di ignorare l'embargo e restituire una turbina a Gazprom, per evitare che la compagnia russa abbia un pretesto per ridurre le forniture di metano, sta ritardando l'erogazione dei miliardi promessi a Kiev. Un segno per ingraziarsi Putin?

 

Forse solo per evitare ritorsioni che metterebbero in ginocchio l'industria di Berlino. Non va meglio in Italia, dove da ieri è ufficiale il possibile razionamento dell'energia. Fino a qualche settimane fa il governo si diceva sicuro di poter trovare un'alternativa al gas russo, grazie all'Algeria e all'Azerbaigian, ma oggi i fatti non lasciano speranze.

 

PUTIN BIDEN

Senza il metano di Putin, l'Italia non ha scorte sufficienti per superare l'inverno: dovrebbe ridurre il riscaldamento, fermare alcune produzioni e spegnere i lampioni delle strade. Ancora nessuno ha il coraggio di dire che parte della popolazione resterà al freddo e molte industrie non saranno in grado di produrre, sia per i costi troppo elevati dell'energia che per i distacchi che potrebbero verificarsi.

 

In altri Paesi se ne discute sui giornali quasi come un dato di fatto, da noi si preferisce glissare per non preoccupare l'opinione pubblica. Una situazione che, a differenza dei primi mesi di guerra, quando la solidarietà nei confronti dell'Ucraina era ai massimi, sta facendo aumentare l'insofferenza nei confronti di un conflitto che, a differenza dei vertici della Ue, nessuno sente davvero come proprio.

 

PUTIN ZELENSKY

Che il sentimento sia cambiato se ne sono resi conto anche gli ucraini. Ieri, in un'intervista al Corriere della Sera, il ministro dell'Economia, Serhiy Marchenko non ha usato mezze parole: «Se penso a marzo o aprile mi rendo conto che ora l'atteggiamento e il desiderio di sostenerci sono molto diversi. Certo, riceviamo armi e aiuti militari, ma non bastano a vincere. È un chiaro segno che l'Unione europea e il mondo intorno all'Ucraina sono un po' stanchi di questa guerra».

vladimir putin volodymyr zelensky

 

Scendendo nel dettaglio di ciò che l'Ucraina si aspetterebbe da coloro che le hanno giurato solidarietà eterna, Marchenko ha spiegato che la Ue aveva promesso assistenza finanziaria per 9 miliardi di euro, ma finora si sono visti solo gli spiccioli.

 

«Forse 1 miliardo arriverà questo mese, poi potrebbe esserci una pausa». Sì, ma Kiev per non dichiarare fallimento ha bisogno di 5 miliardi al mese e come li trova? Stampando moneta, dice il ministro dell'Economia, ma sa perfettamente che la conseguenza sarebbe un'iperinflazione. Soprattutto non gli sfugge che, senza i finanziamenti europei, la possibilità di resistere ed evitare il default è ridotta al lumicino.

 

putin zelensky

Insomma, combattere costa, perché la solidarietà non è gratis. Certo, da una parte c'è il sentimento, la voglia di aiutare un popolo che lotta per la propria libertà. Gli occidentali solidarizzano con gli ucraini, non certo con i russi.

 

Ma fino a quando? E soprattutto, fino a che punto sono disposti a sostenerne le conseguenze? Se si parla con gli industriali non se ne trova uno che in via riservata non riconosca l'urgenza di un negoziato. Imprenditori grandi e piccoli, finanzieri noti e meno noti la pensano tutti alla stessa maniera: facciamola finita, perché questa guerra ci sta portando sull'orlo del precipizio.

 

MACRON - DRAGHI - SCHOLZ A KIEV

Il riferimento non è solo ai pericoli che potrebbero innescarsi con l'uso di armi nucleari tattiche, né si guarda alla piega che hanno preso gli eventi, con una lenta ma inesorabile avanzata delle truppe russe che lascia poco spazio all'idea di una riscossa ucraina.

 

No, quando parlano di pericoli, i capi delle aziende e degli istituti di credito italiani alludono al rischio di una recessione. L'inflazione viaggia ormai spedita oltre l'8 per cento, ma è un 8 per cento medio, che non tiene conto dei consumi quotidiani, i quali incidono in maniera pesante sulle famiglie a più basso reddito. È la crisi a spaventare di più. Il solo che ha il coraggio di metterci la faccia è il proprietario della Giessegi, un marchio noto dell'arredamento.

 

mario draghi olaf scholz emmanuel macron 2

Per Gabriele Miccini ci vuole subito la pace e la revoca delle sanzioni alla Russia. Se no avremo milioni di disoccupati. «Draghi, Macron e Scholz», ha detto a Cronache maceratesi, «dovrebbero andare da Putin e capire che cosa serve per arrivare alla pace, cercando di avvicinare la Russia all'Europa, invece di lasciarla avvicinarsi a Cina e India». Sì, ci vuole un po' di coraggio a parlare chiaro, perché il politicamente corretto impedisce di guardare la realtà e di dire la verità. Ma quella gli italiani la scopriranno presto.

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…