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“NON POSSIAMO FARCI DETTARE LA LINEA DA SALVINI” - BERLUSCONI PROVA A FARE IL POMPIERE MA IL TRIO DI MINISTRI GELMINI-CARFAGNA-BRUNETTA NON MOLLA: “NON CI METTEREMO A FARE LE BARRICATE PER QUOTA 100 O A COMBATTERE BATTAGLIE SOVRANISTE” - IL CAV RINGALLUZZITO CREDE DAVVERO DI POTER SALIRE AL QUIRINALE PER UN PAIO D’ANNI E POI LASCIARE IL POSTO A DRAGHI? MA NON SUCCEDERÀ MAI…

Cesare Zapperi e Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"

 

silvio berlusconi gianfranco rotondi

Pensa al Quirinale? «Penso che Silvio Berlusconi può essere ancora utile al Paese e ai cittadini italiani, vista la stima che ancora mi circonda in Europa. Vedremo cosa potrò fare, non mi tirerò indietro, e farò quello che potrà essere utile per il nostro Paese». Silvio Berlusconi completa la due giorni di centralità mediatica e, dopo l'intervista al Corriere della Sera , mette a punto la sua linea al convegno di Gianfranco Rotondi.

 

licia ronzulli antonio tajani

Lo fa piazzando la sua Forza Italia saldamente tra i moderati, ma «il centro - dice - non è affatto equidistanza, comporta invece una scelta di campo, è alternativo alla sinistra ed è anche chiaramente distinto dalla destra. Un centro che deve essere l'elemento trainante di un centrodestra di governo».

 

matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 6

Parole che scaldano il cuore dei suoi - da Anna Maria Bernini ad Antonio Tajani - ma che lasciano il segno, come quelle private. Raccontano infatti che - prima di richiamare pubblicamente all'ordine i ministri azzurri «ribelli» e di far capire agli alleati che non è ancora il loro turno per guidare la coalizione - Berlusconi sabato abbia telefonato sia a Giorgia Meloni che a Matteo Salvini. Un modo per rassicurarli, per garantire che non ci sono manovre in atto e per confermare che «ci muoveremo uniti».

DRAGHI BERLUSCONI

 

Non si sa se nei colloqui avrà avuto modo di ribadire quello che da settimane ripete ad interlocutori fidati: per il Quirinale, obiettivo «non impossibile», serve non perdere voti a destra e guadagnarne «una cinquantina» nel centrosinistra, grazie a un atteggiamento responsabile, serio e non estremista. È una battaglia che va giocata, ripete, anche con un'arma che altri candidati non hanno: lui è l'unico, avrebbe rivelato, che salendo al Colle potrebbe permettere a Draghi di continuare a governare per un paio d'anni, dopo i quali anche per ragioni d'età, gli lascerebbe il posto.

 

Più un pensiero fra i tanti che una strategia, ma fa capire quanto - come dicono tanti nel centrodestra - le mosse del Cavaliere vadano lette molto in ottica di corsa al Quirinale. Lo pensa Giorgia Meloni, che descrivono non esattamente contenta delle uscite del Cavaliere, ma realista: fino a febbraio bisognerà aspettarsi altre uscite in cui tratterà i due alleati come ragazzini che devono ancora imparare per bene le buone maniere.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Il bisogno di guadagnare consensi anche al centro, ragionano in FdI, porta Berlusconi a mostrarsi a volte distante da Meloni e Salvini, a volte totalmente in linea per non perderli, anche se, commenta Ignazio La Russa «mai dimenticarsi che nei momenti che contano Berlusconi è sempre stato bipolarista, ha saputo spaccare in due la politica».

 

Per ora quindi niente repliche. Nemmeno dalla Lega, dove Giancarlo Giorgetti si concentra sul governo Draghi che è «un investimento a lungo termine» mentre tutti preferiscono il silenzio preoccupati piuttosto dalle divisioni in FI. Il timore, dicono, è «la tenuta degli azzurri», a partire dai ministri. Il summit con le due compagini ministeriali di Lega e FI e gli stessi Salvini e Berlusconi rischia di diventare un «incontro di facciata».

 

giancarlo giorgetti e matteo salvini 2

D'altronde anche i ministri preferiscono in pubblico il silenzio. Per «rispetto», spiegano, visto che «lealtà e stima» per il Cavaliere non vengono meno. Però la sua accusa di essersi mossi solo per «incomprensioni personali» brucia: «Stiamo facendo politica, i problemi non vanno affrontati affettivamente», fanno sapere.

 

E se è «assolutamente positivo» che Berlusconi abbia ribadito l'appoggio totale a Draghi, il problema resta: «Non possiamo farci dettare la linea da Salvini, né al vertice né noi ministri». Gelmini, Carfagna e Brunetta non prenderanno «ordini»: «Non ci metteremo a fare le barricate su quota 100 o a combattere battaglie sovraniste». Ma lo faranno - assicurano - sempre dall'interno di FI, senza rotture, con una linea: «Il centrodestra non si può ridurre a una competizione tra Salvini e Meloni o perdiamo tutti».

giancarlo giorgetti e matteo salvini 1matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 10

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