mario draghi quirinale

“OGGI ABBIAMO AVUTO LA PROVA PROVATA CHE DRAGHI HA LA TESTA AL QUIRINALE” – IL GOVERNO SI SPACCA SULLE BOLLETTE, CENTRODESTRA E RENZIANI DICONO NO ALLA PROPOSTA DEL PREMIER DI UN CONTRIBUTO PER I REDDITI PIU’ ALTI - LA SOLUZIONE DI MEDIAZIONE TROVATA DA MARIOPIO VIENE INTERPRETATA DA UN MINISTRO COME UN SEGNALE PER IL COLLE. ALTRO INDIZIO? LA VOLONTÀ DI EVITARE LA ROTTURA CON I SINDACATI. “CHI PUNTA AL COLLE NON PUÒ RITROVARSI UNO SCIOPERO GENERALE LUNGO IL CAMMINO…”

Da il Messaggero

 

emmanuel macron mario draghi trattato del quirinale

«Oggi abbiamo avuto la prova provata che Draghi, giustamente, ha la testa al Quirinale. Altrimenti il premier non avrebbe mediato sul contributo di solidarietà e avrebbe tirato dritto come ha sempre fatto da quando è a palazzo Chigi». La spiegazione della prudenza e della soluzione di mediazione trovata da Mario Draghi dopo l'altolà di Lega, Forza Italia e renziani a sforbiciare la bollette di luce e gas sterilizzando per uno-due anni gli sgravi della riforma dell'Irpef per i redditi sopra i 75mila euro, è di un ministro di alto rango.

 

E un altro aggiunge: «Altro segnale è la volontà di evitare la rottura con i sindacati, chi punta al Colle non può ritrovarsi uno sciopero generale lungo il cammino...». Insomma, a giudizio di chi lavora a fianco del premier, aumentano i segnali di un suo «interesse» per partecipare da protagonista alla Grande Partita del Quirinale che si aprirà a metà gennaio. Eppure, sono sempre di più quelli che vorrebbero lasciare Draghi a palazzo Chigi per completare il lavoro del Recovery Plan e sventare il pericolo-elezioni.

mario draghi all'evento lavoro ed energia per una transizione sostenibile 3

 

L'IRRITAZIONE DEL COLLE Di certo, in queste ore, c'è però solo che Sergio Mattarella si chiama di nuovo fuori dal bis. Tant' è, che dal Quirinale è trapelato «stupore» (che va tradotto con forte irritazione) per le interpretazioni emerse dopo la presentazione da parte di alcuni senatori del Pd del disegno di legge costituzionale per inserire il divieto di rieleggibilità del capo dello Stato e la conseguente abolizione del semestre bianco. Secondo alcuni commentatori, infatti, tra le intenzioni di coloro che sostengono il provvedimento vi sarebbe la volontà di convincere Mattarella ad accettare una rielezione a tempo, fino all'approvazione della riforma.

 

L ARTICOLO DI LE MONDE IN LODE DI MARIO DRAGHI

Ebbene, per il Quirinale questo è però un calcolo sbagliatissimo, in quanto la circostanza che in Parlamento ci si proponga di inserire nella Costituzione questo divieto - fanno notare le stesse fonti - non fa altro che confermare quanto più volte ribadito da Mattarella circa l'ipotesi di una sua conferma sul Colle. Attenzione: è estremamente raro che dal Colle filtri l'umore del Presidente, il fatto che stavolta sia avvenuto è la riprova dell'irritazione del capo dello Stato e della sua ferma volontà a non concedere il bis.

 

Matteo Salvini, che non ha mai tifato per la rielezione di Mattarella ha subito dichiarato: «Va rispettata la sua volontà ed è giusto il cambio». Marco Di Maio, a nome del Pd, è corso a metterci una pezza: «Tirare per la giacca il presidente Mattarella, addirittura con fantasiose ipotesi di un secondo mandato a termine, è rispettoso e non giova al delicato appuntamento che ci attende a gennaio». Sulla stessa linea Giuseppe Conte: «Il Presidente non merita di essere strattonato, la volontà va rispettata».

 

DRAGHI 33

E mentre Matteo Renzi e i centristi di Coraggio Italia di Toti e Brugnaro stringono un «patto di consultazione» per contare di più nella partita del Colle e il renziano Rosato parla di «federazione» tra i due partiti (da cui Calenda si chiama fuori), Giorgia Meloni dà una nuova botta alla candidatura di Silvio Berlusconi: «Non è facile sul piano dei numeri, l'importante però è che il centrodestra sia compatto avendo anche un piano B e C, perché questa volta abbiamo l'occasione per giocarci la partita».

 

Immediata la reazione di Salvini che aderisce alla campagna di Libero a favore della candidatura di Berlusconi: «Per la scelta del prossimo Presidente non sono tollerabili pregiudizi o esclusioni. La sovranità appartiene al popolo e non ai salotti radical chic: sono impegnato affinché per il Colle sia possibile una scelta di grande prestigio, e sottolineo la necessità che la politica si riprenda il proprio ruolo senza che ci siano interferenze del potere giudiziario».

 

ALTOLÀ AL CONTRIBUTO SUI COSTI DELL'ENERGIA SCONTRO NEL GOVERNO

ALBERTO GENTILI per il Messaggero

MARIO DRAGHI

 

LA GIORNATA ROMA In dieci mesi di governo, Mario Draghi non aveva mai dovuto frenare il suo (ormai) proverbiale decisionismo. E' successo ieri quando il premier, per venire incontro alle richieste di Cgil, Cisl e Uil a difesa delle «fasce più deboli», ha lanciato la proposta di un contributo di solidarietà per i redditi sopra i 75mila euro con cui sterilizzare l'aumento delle bollette di gas e luce. Poi, però, di fronte al muro alzato da Forza Italia, Lega e Italia viva, Draghi ha mediato e scelto un'altra strada: i fondi per sforbiciare i rincari per le famiglie più in difficoltà arriveranno da avanzi di bilancio.

 

A palazzo Chigi non vogliono sentir parlare di frenata del premier: «Andando avanti nei contatti» con i soci di maggioranza «e i sindacati, il presidente ha valutato che non c'era convergenza sulla proposta e ha preferito percorrere un'altra strada, con il solito pragmatismo e spirito di mediazione, portando da 248 a 300 milioni i fondi per attenuare l'impatto del caro-bollette».

daniele franco mario draghi luigi di maio g20 1

 

Ma andiamo con ordine. Tutto comincia di buon mattino quando, nella cabina di regia di maggioranza, Draghi e il ministro dell'Economia Daniele Franco propongono il contributo di solidarietà: i 247 euro che i percettori di redditi sopra i 75mila euro avrebbero dovuto incassare il prossimo anno grazie alla riforma dell'Irpef, vengono girati (per un totale di 248 milioni) al taglio dei rincari delle bollette di luce e gas. Altra mossa di appeasement verso i sindacati: il taglio dei contributi una tantum, nel 2022, concentrato sui lavoratori sotto i 35mila euro e non più sotto i 47mila euro, come stabilito tra Franco e i partiti di maggioranza la settimana scorsa.

 

renato brunetta 2

RENZI CON IL CENTRODESTRA Forza Italia, Lega e Iv - di nuovo assieme come capita sempre più spesso e come potrebbe accadere per il Quirinale - masticano amaro sul contributo di solidarietà, ma non alzano barricate. Tant' è, che conclusa la cabina di regia, Draghi chiama i leader sindacali per annunciare la buona novella. La protesta di mezza maggioranza però monta: «Non va penalizzato il ceto medio già messo a dura prova dalla crisi economica conseguente la pandemia», dicono forzisti, leghisti e renziani che parlano di «patrimoniale».

 

Anche il Pd - mentre tra i 5Stelle montano le perplessità - si fa sentire, ma per chiedere «più risorse: 250 milioni non bastano». Lo scontro, quello vero, però esplode nel Consiglio dei ministri che comincia poco prima dell'ora di pranzo. Franco illustra la proposta per il contributo di solidarietà e poi si apre la discussione. I ministri 5Stelle, del Pd e Roberto Speranza di Leu si dicono d'accordo. La Lega, con il capo delegazione Giancarlo Giorgetti che si era allontanato, si fa sentire con Massimo Garavaglia: «Ho forti perplessità». Contraria anche la renziana Elena Bonetti: «Non è il momento di prendere i soldi ai cittadini, ma di darli».

salvini renzi

 

Ma ad affossare l'iniziativa del premier - racconta più di un partecipante al Cdm - è Renato Brunetta, il ministro a lui più vicino: «Qui si chiede di tutelare le fasce più deboli, ma non è ancora dato sapere chi è stato più colpito dalla pandemia. Di certo abbiamo davanti una riforma fiscale che ha avuto il consenso di tutta la maggioranza e adesso ritengo strano, inutilmente complicato e contraddittorio manipolarla. E poi per che cosa? Sull'input dei sindacati premiamo i bassi redditi e puniamo quelli sopra i 75mila euro? E poi come si fa a parlare di contributo di solidarietà che ha una genesi e un'accezione non certamente positive? Lavoriamo piuttosto sulla tax expenditure, sulle detrazioni e deduzioni fiscali che sarebbe una riforma strutturale».

 

mario draghi sergio mattarella

IL CDM SOSPESO A questo punto, dopo due ore di braccio di ferro, Draghi sospende il Cdm. Si riunisce per qualche minuto con Franco, chiama di nuovo i leader sindacali. E poco dopo, riaprendo la seduta, annuncia la mediazione: «Visto che non c'è consenso all'interno del governo, abbiamo fatto una riflessione e il ministro Franco ha trovato la soluzione». Quale? La sterilizzazione dei rincari delle bollette avverrà attingendo per 300 milioni da altri fondi reperiti in bilancio e non utilizzati. Resiste, invece, l'altro segnale lanciato ai sindacati: il taglio dei contributi, una tantum, per i lavoratori sotto i 35mila euro di reddito, per un totale di 1,5 miliardi.

 

Forza Italia festeggia lo scalpo del contributo di solidarietà: «E' saltata la patrimoniale, abbiamo vinto», dichiara Sestino Giacomoni. Matteo Salvini fa trapelare «soddisfazione per altri 300 milioni recuperati dal governo grazie a risparmi di spesa, senza toccare patrimoni e risparmi». Durissimo contro i renziani il Pd con Antonio Misiani: «La proposta di Draghi era ragionevole. La scelta di Italia Viva è stata incomprensibile, uno stop al premier che li allontana dal campo riformista».

 

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