alessandro di battista giuseppe conte

“L’AGENDA DIBBA” COINCIDE CON IL PROGRAMMA DI CONTE? - IL RITORNO DI DI BATTISTA NEL M5S, CON UN RITORNO ALL’ANTAGONISMO DURO E PURO, COME SI SPOSA CON L’AZZIMATO PEPPINIELLO IN POCHETTE? CHI DOVRA’ FARE SPAZIO A CHI? - PANARARI: “DI BATTISTA È, "GEOPOLITICAMENTE", L'EROE DEI DUE MONDI: BARRICADERO IN ITALIA E DESCAMISADO IN SUDAMERICA. MILITANTE ITINERANTE E GLOBE-TROTTER DELLA "CAUSA ALTERMONDIALISTA" ANTIAMERICANA, DALL'IRAN DEGLI AYATOLLAH ALLA RUSSIA PROFONDA, DALLA CUI VASTITÀ SCONFINATA CI INVITA A COMPRENDERE LE "BUONE" RAGIONI PUTINIANE”

Massimiliano Panarari per “la Stampa”

 

DI BATTISTA CONTE

Il ritorno del Vendicatore (o Giustiziere) è una storia di attese che l'umanità si racconta (grosso modo) dalla notte dei tempi. Non per nulla, l'antropologo e storico delle religioni comparate Joseph Campbell, il grande studioso dello storytelling dei miti - al punto da essere stato in qualche modo l'ispiratore della trama di Star Wars di George Lucas -, lo inseriva fra gli archetipi del viaggio degli eroi leggendari.

 

E, difatti, qui stiamo parlando, per così dire, di uno che risulta tale agli occhi di diversi nostri connazionali, soprattutto nel passato glorioso e arrembante del Movimento 5 Stelle che prometteva la palingenesi rivoluzionaria del sistema politico e la bonifica senza sconti delle caste (prima di divenirne parte integrante, e fallimentare).

 

ALESSANDRO DI BATTISTA CONTESTATO

Alessandro Di Battista è, "geopoliticamente", l'«eroe dei due mondi»: barricadero in Italia e descamisado in Sudamerica (specie nel beneamato Venezuela chavista-maduriano), da cui l'appellativo onorifico di «Che Guevara di Roma Nord». E, quindi, militante itinerante e globe-trotter della "causa altermondialista" antiamericana, dall'Iran degli ayatollah alla Russia «profonda», dalla cui vastità sconfinata ci invita a comprendere le "buone" ragioni putiniane rendendoci edotti degli immancabili torti dell'Occidente.

 

GIUSEPPE CONTE

A ben guardare, poi, un personaggio un po' scisso e lacerato, irrisolto e in cerca di autore (e di partito) Di Battista lo è anche esistenzialpoliticamente. Con quel suo sdegnato chiamarsi fuori dai 5 Stelle - accusati, ancora pochi giorni fa, di troppi accomodamenti con Mario Draghi (da lui descritto con la stessa ferocia espressionistico-spartachista di un banchiere effigiato da Georg Grosz) - e, al medesimo tempo, con la voglia matta di rientrare.

 

ALESSANDRO DI BATTISTA IN RUSSIA

E di tornare a gettarsi nella pugna per risollevare le sorti - fattesi, nel frattempo, tutt' altro che magnifiche e progressive - di quell'informe forma-partito di cui è stato il frontman acchiappavoti e acchiappaclic per antonomasia, e che sotto una qualche forma di sua guida potrebbe tornare a un movimentismo senza se e senza ma. Sebbene senza alcun contributo diretto da parte sua, le condizioni che «Dibba» invocava per la cessazione dell'autoesilio si sono avverate: il draghicidio (che ha visto un ruolo determinante dei falchi pentastellati) è avvenuto e, sulla sua scorta, l'alleanza con l'odiato Pd si è fortemente (e forse, stavolta, davvero irreversibilmente) incrinata.

 

GIUSEPPE CONTE

E le dure repliche della storia sembrano obbligare il Movimento a ritornare sui passi di quello che fu uno dei dogmi del grillismo (e dei suoi portafortuna elettorali): la corsa solitaria contro tutto e tutti, disciplina politico-sportiva in cui il comiziante Di Battista eccelle, tanto in carne e ossa che sui social. Tutto congiura, pertanto, affinché scenda di nuovo in campo per candidarsi. E i suoi diktat per "sciogliere" la riserva - racchiusi nella dichiarazione «Io non sono disposto a tutto pur di tornare in Parlamento.

 

Dipende da che spazio di autonomia c'è all'interno» - hanno tutta l'aria di un messaggio indirizzato a Giuseppe Conte per sondare la propria futura agibilità e gli spazi di manovra realmente disponibili. Già, perché l'accoglienza nei suoi confronti da parte del presidente pentastellato appare piuttosto gelidina (come si legge nell'intervista pubblicata ieri su La Stampa); e in quella notte permanente dei lunghi coltelli che è diventato il crepuscolo del Movimento nella versione di Conte tutti diffidano di tutti.

 

alessandro di battista 5

L'ex premier si è consacrato anima e corpo a una strategia comunicativa per un verso recriminatoria proprio nei confronti del Pd (fino al paradosso assoluto - una specialità grillina - di imputargli una surrealistica responsabilità nella caduta dell'esecutivo) e, per l'altro, vittimistica, intrisa di quella che Robert Hughes avrebbe chiamato la «cultura del piagnisteo» (che arriva sino alla lamentazione per essere stati «bullizzati» nel corso dell'ultima esperienza di governo). Insomma, di tutto, di più.

 

Nell'odierno profluvio di agende (e agendine), viene allora da domandarsi se l'«Agenda Dibba» coincida con il documento sociale e ambientale il cui mancato recepimento viene rivendicato, a ogni piè sospinto, dai contiani quale giustificazione dello strappo (ovvero, per dirla tonda, della political assassination del premier che aveva riportato l'Italia al centro della scena europea e internazionale).

GIUSEPPE CONTE

 

Se, come pare, l'«Agenda Conte», a dispetto dei roboanti proclami di rilancio della giustizia sociale e della tutela ambientale, si rivela sostanzialmente una difesa a oltranza dell'inefficiente reddito di cittadinanza e del superbonus, allora l'«Agenda Dibba» dispone del plusvalore di aggiungerci anche il brivido del ripristino degli slogan antisistema e antagonistici. Musica per le orecchie del «M5Si salvi chi può» alle prese con una crisi di panico da ricollocazione di molti dei suoi dirigenti e notabili, tanto più significativa quanto più (un tempo...) vigeva l'anatema nei confronti del professionismo della politica.

 

Una visione che rimane salda in Beppe Grillo (per quanto possa apparire un po' lunare accostare il Garante e proprietario del simbolo a qualunque espressione di fermezza) sotto forma del divieto di terzo mandato, che ha gettato nello sconforto i big dell'inner circle contiano (da Paola Taverna a Vito Crimi, sino al presidente della Camera Roberto Fico) in cerca di un altro giro di giostra.

ALESSANDRO DI BATTISTA VIRGINIA RAGGI PH LAPRESSE

 

E, dunque, sperando di rinvigorire i consensi volatilizzati, e mentre fuori imperversano le ipotesi di «pazzalleanze» degli altri schieramenti, è scattata in parecchi l'aspettativa messianica e salvifica. En attendant Dibba-Godot: archiviato il Sacro Blog, si ripiega sul «dibba-raggismo», il Sacro Graal protestatario e (iper)populista. E, tuttavia, la deriva verso l'irrilevanza di fatto di una forza che, nel 2018, era stata votata da più di un terzo degli italiani appare come un dato acquisito e non più reversibile. E su questo non c'è dibattistismo che tenga...

Ultimi Dagoreport

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."