giuseppe conte matteo renzi

“TI RICORDO CHE HO FATTO CADERE LETTA CON DIECI DEPUTATI” - MATTEO RENZI NON PROVA PIÙ A NASCONDERE LA SUA STRATEGIA: TENERE CONTE PER LA POCHETTE E FARLO CADERE QUANDO GLI VA, TENTANDO LUIGINO DI MAIO - IL PREMIER SA BENE DI NON POTERSI FIDARE, GLIEL’HANNO DETTO PURE I MONACI DI ASSISI: “STAI ATTENTO, QUELLO È IL DEMONIO” – MATTEUCCIO È PRONTO A FAR BALLARE “GIUSEPPI” DA GENNAIO

Ilario Lombardo per “la Stampa”

GIUSEPPE CONTE

 

Ad Assisi, dieci giorni fa, persino i monaci hanno messo in guardia Giuseppe ConteConte: «Stia attento a Renzi, presidente, quello è il demonio». Ma il premier lo sta già facendo dal giorno in cui gli ha telefonato per annunciargli che avrebbe fondato un partito, restando in maggioranza.

 

MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

Conte ha girato la clessidra quel giorno, convinto che sia solo questione di tempo, di come e quando tenterà di affossare il suo governo. E si è messo a osservare le mosse del leader di Italia Viva, alla luce anche delle ricostruzioni che gli riferiscono da Pd e M5S. E di uno scambio di messaggi su whatsapp tra Renzi e un grillino.

 

scontro renzi salvini

Quest' ultimo gli chiedeva se davvero il suo piano fosse di sostituire Conte, magari perché, come dicono tutti, è lui il vero competitor nell' area del centro. E perché si illudesse di farlo alla testa di un partito che secondo i sondaggi vale in media il 4%. La risposta, secondo quanto riferito al premier, è stata raggelante: «Ti ricordo che ho fatto cadere Letta con dieci deputati...»

SALVINI E RENZI

 

renzi di maio

Dopotutto, tra i renziani non si fa quasi più mistero della campagna del loro leader che può contare su 15 senatori, più che sufficienti per indirizzare uno "stai sereno" a Conte: «Tanto uno che fa il premier al suo posto si trova» è la frase che si sente ripetere dentro Italia Viva. Le voci sulle intenzioni dell' ex rottamatore sono arrivate a Palazzo Chigi. Raccontano di Renzi che comincerebbe a far ballare il governo da gennaio, o di Renzi che gioca su Luigi Di Maio, per sedurlo. Conte lo vede: «Tutti hanno capito che vuole far credere a Luigi che potrebbe prendere il mio posto. Magari dopo la manovra, tra qualche mese».

 

renzi franceschini by oshoLUIGI DI MAIO MATTEO RENZI

Di Maio stesso lo ha capito e fino a un certo punto evita di offrirgli delle sponde, senza però sottrarsi del tutto alla narrazione dell' asse con Renzi e della distanza con il premier (vedi i temi: piccola evasione, contanti e Iva). Di Maio c' è già passato. Matteo Salvini è stato il primo a proporgli, nei giorni dell' implosione leghista di agosto, lo scettro del governo per sbarazzarsi di Conte.

 

LA STRETTA DI MANO TRA ENRICO LETTA E MATTEO RENZIFRANCESCHINI RENZI

Allo stesso modo Renzi lavorerebbe sul loro dualismo e sulle ambizioni del grillino che potrebbe sfruttare l' esperienza da ministro degli Esteri per rafforzarsi, farsi conoscere sul palcoscenico internazionale e alla prima occasione puntare più in alto. In fondo è quello che è successo a Conte, cresciuto politicamente nella triangolazione con Bruxelles e Washington. In realtà, conversando con chi Renzi lo conosce bene, a partire da dem come Dario Franceschini, nel M5S si stanno anche convincendo che in fondo al cuore nasconda il sogno di tornare lui a Chigi dopo aver scatenato il caos.

 

giuseppe conte democristianoDI MAIO SALVINI CONTE

Di certo, al premier sono già chiari i segnali del progetto di rottamazione del governo. A partire dal lavoro di scouting per ingrossare il suo gruppo alla Camera e al Senato. Conte è informato sul piano di scissione di un gruppo di M5S, ma riceve con molto più piacere il conforto dei parlamentari di Forza Italia pronti, come ha detto Gianfranco Rotondi ad Avellino, «a fare di tutto perché lei rimanga ancora premier...».

salvini renzi

 

Ma a dare a Conte qualche pensiero in più è il caso dei servizi segreti. La richiesta di Renzi di un chiarimento al Copasir, sull' incontro tra il ministro della Giustizia Usa e i nostri 007 autorizzati dal presidente del Consiglio, sommata al silenzio di Di Maio non aiutano la navigazione.

 

mike pompeo e giuseppe conte 4

A riprova che i timori non sono così infondati c' è stato il duello tv con Salvini e quel sorrisetto dell' ex Pd. Conte non lo ha visto perché impegnato in Cdm ma il suo staff sì. E quando Bruno Vespa ha buttato lì che liberarsi di lui è l' unica cosa che accomuna i due Mattei la telecamera ha puntato su Renzi e il suo «no» non è apparso così convincente.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…