luigi di maio

“VOGLIO FARE IL PARTITO DEI MODERATI” - SONO LONTANI I TEMPI IN CUI DI MAIO ABOLIVA LA POVERTÀ E INCONTRAVA I GILET GIALLI: ORA IL MINISTRO HA CAPITO CHE LA POLITICA E' SANGUE, MERDA E MEDIAZIONE – E INFATTI L’EX BIBITARO NEGLI ULTIMI TEMPI PREFERISCE INCONTRARE RENZI E GIANNI LETTA E NON CASALEGGIO E DI BATTISTA. COSÌ, QUANDO CONTE FINIRÀ IN PELLICCERIA, POTREBBE ESSERE LUI A DARE LE CARTE - IL RAPPORTO CON IL QUIRINALE VIA UGO ZAMPETTI E I BUONI UFFICI CON GIORGETTI...

augusto rubei laura luigi di maio virginia saba

1 – LUIGINO INCONTRA TUTTI (PER FAR FUORI CONTE) – IL FACCIA A FACCIA CON DRAGHI, I BUONI UFFICI CON GIORGETTI E LE MOSSE DI LEONARDO NEGLI STATI UNITI: DI MAIO DA MESI STA INTESSENDO UNA FITTA RETE DI RELAZIONI, LAVORANDO NELL’OMBRA IN VISTA DI UN CAMBIO A PALAZZO CHIGI – L’EX PRESIDENTE DELLA BCE DICE DI NON ESSERE INTERESSATO ALLA POLTRONA PER UN GOVERNO DI LARGHE INTESE. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI SÌ…

 

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/luigino-incontra-tutti-far-fuori-conte-ndash-faccia-faccia-241856.htm

 

2 – LUIGINO SOGNA PALAZZO CHIGI (MA SOGNARE NON COSTA NULLA) - L'INCONTRO CON DRAGHI, IL PROFILO PIÙ ISTITUZIONALE, I RAPPORTI CON I PONTIERI LETTA, CROSETTO, GIORGETTI E ROSATO: DI MAIO SI STA DANDO UNA RINFRESCATA D’IMMAGINE, DOPO L’ANNO DI GOVERNO CON LA LEGA IN CUI SBRAITAVA DAL BALCONE PER AVER “ABOLITO LA POVERTÀ” - IL LAVORO DI MAQUILLAGE OPERATO DAL SUO PORTAVOCE AUGUSTO RUBEI…

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/luigino-sogna-palazzo-chigi-ma-sognare-non-costa-nulla-39-incontro-242054.htm

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO ANGELA MERKEL BY OSHO

 

3 – GLI AMICI? RENZI PIÙ CHE DI BATTISTA DI MAIO VUOLE IL PARTITO DEI MODERATI

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

 

 «Io voglio fare il partito dei moderati», ripete all'infinito da settimane, proseguendo in quell'opera di riposizionamento e di auto-revisionismo che lo fa assomigliare, giorno dopo giorno, a poco meno di un lontano parente del vicepremier gialloverde che l'anno scorso volava in Francia per incontrare i leader dei gilet gialli in compagnia di Alessandro Di Battista.

 

di maio di battista gilet gialli

Adesso i suoi interlocutori sono altri. Come Mario Draghi, incontrato in gran segreto qualche settimana fa, di cui parlando ieri col Foglio ha detto che sì, «mi ha fatto un'ottima impressione», come se le parti dell'esaminando e dell'esaminato - ove mai ci fossero state - si fossero invertite come d'improvviso.

 

O Angela Merkel, incrociata nelle vesti di ministro degli Esteri alla Conferenza di Berlino, che a lui si sarebbe rivolta dicendogli «Di Maio, ho sentito parlare bene di lei, mi parlano bene del suo lavoro».

 

MARIO DRAGHI

Ecco, il lavoro di Luigi Di Maio, oggi, è quello di costruire un «partito dei moderati».

 

Trasformare il suo partito, a prescindere dalla ragione sociale Movimento Cinque Stelle (a quella, come ama ripetere Beppe Grillo in privato, in futuro si può anche rinunciare), in una forza in grado di catalizzare l'elettorato oggi conteso da Berlusconi, Renzi, Calenda e anche dal Pd.

davide casaleggio luigi di maio

 

Con Davide Casaleggio l'interlocuzione è azzerata; idem con Di Battista, che al ministro degli Esteri torna utile come spauracchio («Alessandro è una risorsa, eh?») tutte le volte che deve marcare stretto Giuseppe Conte. Forte del sostegno della stragrande maggioranza dei maggiorenti del Movimento, gli restano da dribblare sia il premier sia Beppe Grillo, che a seconda della fase sono ora alleati ora avversari.

 

di battista di maio

Con dinamiche tra l'impercettibile e l'incomprensibile, proprio come capitava nella geopolitica di correnti in perenne movimento della vecchia Democrazia cristiana. Già, la Dc.

 

Quell'immagine rimastagli appiccicata come una chewing gum sotto la suola delle scarpe - un po' per l'aria pacata, un po' per l'abito blu sfoggiato anche durante il pranzo casalingo di Pasquetta, un po' per una serie di altri dettagli che a occhio nudo ne fanno più un nativo democristiano che un millennial - Di Maio l'ha trasformata in una compagna di strada, di quelle che sono più piacevoli che fastidiose. «In molti la dipingono come un perfetto democristiano. Le dispiace?», gli chiese una volta Lilli Gruber.

 

LUIGI DI MAIO MATTEO RENZI

«Dipende a quale tipo di democristiano si riferiscono. Se mi danno del Cirino Pomicino, sarebbe offensivo», rispose lui. «E se le dessero del De Gasperi?». «Non ne sarei degno. Ma sarebbe un complimento». Ecco, l'ambizione pseudo-degasperiana da terzo millennio è quella che l'ha portato, negli ultimi giorni, a mescolare nel frullatore basso profilo, senso di mediazione, europeismo, attitudine al compromesso.

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

 

Sulla revoca alla concessione autostradale per la società della famiglia Benetton, tra i suoi, è quello che ha urlato di meno; sul Mes, tra le quattro mura di Palazzo Chigi, è quello che si è fatto sentire di più (a favore, sia chiaro, anche se la tattica lo tiene lontano dal sì definitivo), lasciandosi sfuggire - si fa per dire - col Foglio che «è stato Conte a dire che il Mes non serve».

 

La soluzione? «Sì alla revoca di Autostrade e sì al Mes», è la traccia che avrebbe lasciato nei colloqui privati delle ultime ore. Contenti i M5S, contento il Pd, i tormenti del generale agosto superati senza troppi traumi. Dell'antico legame di amicizia con Salvini non rimane praticamente nulla.

 

gianni letta e berlusconi

Negli ultimi tempi, cosciente del legame privilegiato che il Partito democratico ha stretto con il suo nemico-amico Giuseppe Conte, Di Maio preferisce interlocuzioni moderate, come le sue ambizioni politiche del futuro prossimo. Parla di continuo con Matteo Renzi, con cui si è instaurato un rapporto di simpatia reciproca cementato sull'accordo in vista di una legge elettorale proporzionale.

 

E sente spesso, per analoghi motivi, anche Gianni Letta, che recentemente ne avrebbe tessuto le lodi in presenza di Silvio Berlusconi. «Mi sa che su Di Maio ci eravamo sbagliati. Quel ragazzo è davvero in gamba», ha detto l'ex premier in presenza di alcuni forzisti, tutt' altro che convinti dell'argomentazione del Capo.

sergio mattarella luigi di maio

 

Certo, trasformarsi nel protagonista di un gioco che lo vede al centro di triangolazioni con tanto di ex presidenti del Consiglio, per lui che è appena trentaquattrenne e a Palazzo Chigi ha fatto al massimo il vice (per giunta insieme a Salvini), non deve essere semplice. Ma Di Maio, dicono i suoi amici, ha il pregio di saper selezionare molto bene le persone con cui confrontarsi e a cui chiedere consigli.

 

Tra questi, il primo nome è senz' altro quello di Ugo Zampetti, conosciuto all'epoca in cui uno era vicepresidente della Camera e l'altro segretario generale di Montecitorio. Oggi che il primo è alla Farnesina e secondo di stanza al Quirinale, tra l'altro, i contatti sono forse ancora più costanti.

 

GILET GIALLI DI MAIO DI BATTISTA TONINELLI GRILLINI

 

LUIGI DI MAIO E ALESSANDRO DI BATTISTA INCONTRANO I VERTICI DEI GILET GIALLIgrillo fico di maio di battistaconte di maio

 

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