giancarlo giorgetti matteo salvini

LEGA-TELO! – SALVINI HA VOGLIA DI RACCONTARE BARZELLETTE AI MILITANTI E DICE CHE IL CARROCCIO TORNERÀ AL 30% DEI VOTI. FORSE SENZA DI LUI! IL PARTITO È SEMPRE PIÙ SPACCATO DOPO LA BATOSTA ELETTORALE E PRESTO IL TRUCE ANDRÀ AI GIARDINETTI – “DON ABBONDIO” GIORGETTI TORNA A STREPITARE SENZA MUOVERE UN DITO: “SONO UN COGLIONE GOVERNISTA, MA ABBIAMO FATTO BENE A ENTRARE NEL GOVERNO DRAGHI, ALTRIMENTI CHISSÀ QUANTE COSE SBAGLIATE AVREBBERO APPROVATO…”

Fabio Rubini per “Libero quotidiano”

 

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

Chi si aspettava che a Saronno sarebbe andata in scena una nuova "notte delle scope" - dieci anni dopo quella bergamasca che mise fine all'era Bossi-, coni militanti a contestare Matteo Salvini, è rimasto deluso. Il primo confronto con la base per il segretario è stato ruvido ma costruttivo. In perfetto stile Lega.

 

Salvini ha subito messo le cose in chiaro, escludendo passi indietro o di lato e, anzi, ha rilanciato la sua segreteria: «Troppo comodo fare come fanno altri - con una chiara allusione a Letta, ndr che lasciano la segreteria dopo la sconfitta elettorale. Io me ne andrò solamente quando riporterò la Lega al 30%».

 

Parole che suonano anche come un avvertimento a chi in questa settimana sta provando a indebolire la sua leadership. Anche per questo, a precisa domanda dell'ex ministro Francesco Speroni - su cosa fare col Comitato Nord lanciato da Umberto Bossi- Salvini ha spiegato senza esitazioni che «dove c'è la firma di Bossi, subito dopo c'è la mia».

matteo salvini umberto bossi

 

RIBELLI DELUSI

Un'affermazione che suona da un lato come una "benedizione" per il Comitato, ma dall'altro come un "depotenziamento" per chi «vorrebbe usare questa operazione per rivincite personali». Tanto che subito dopo Salvini avrebbe confermato alla platea che il congresso in Lombardia si farà, ma solo dopo le elezioni regionali e non prima come chiedono i "ribelli".

 

Strettamente legato a Bossi è uno dei due temi focali che sono stati toccati nella serata: l'autonomia. «L'unica richiesta emersa con forza, è che i militanti vogliono parlare di più dei problemi del Nord e delle questioni che attengono all'autonomia, argomenti che per loro fanno parte della storia del partito», ha spiegato il governatore lombardo Attilio Fontana uscendo dalla sala della riunione.

 

MATTEO SALVINI

L'altro tema è quello catturato da un audio clandestino nel quale si sente Salvini spiegare alla platea che «la Lega chiederà alcuni ministeri come quello perla Famiglia e la natalità, perché bisogna tornare a mettere al mondo figli senza tanti problemi».

 

Nulla di nuovo per la verità, visto che la Lega detiene questa delega da sempre: con Lorenzo Fontana prima e Alessandra Locatelli poi, durante il Conte uno e con Erika Stefani nell'esecutivo Draghi.

 

matteo salvini umberto bossi

Sul capitolo governo è stato Giancarlo Giorgetti a rivendicare l'utilità dell'appoggio a Draghi: «Sono un cog...ne governista - ha scherzato coi militanti però abbiamo fatto bene ad entrarci perché altrimenti chissà quante cose sbagliate avrebbero approvato». Poi disillude i militanti sul governo di Centrodestra: «Guardando avanti, non è che andando a fare questo governo, andrà tutto bene. È evidente che dovremo mandare giù tante cose che non ci vanno, ma andiamo al governo perché pensiamo che, con adeguati pesi e contrappesi, questa volta magari riusciamo ad andare in "buca", a fare l'autonomia, a farci rispettare dall'Europa, a coltivare la nostra diversità, per la quale continueranno ad attaccarci».

 

GIUSTA RAPPRESENTANZA

salvini giorgetti

A proposito di pesi e contrappesi, anche ieri fonti Lega hanno fatto sapere che «non ci sono veti di alcun tipo su Matteo Salvini, il cui ottimo lavoro ai tempi del Viminale non è in discussione». Una frase che vuol dire tutto e il suo contrario.

 

Da un lato il leader leghista non ha ancora abbandonato le speranze di tornare agli Interni- anche se non punterebbe i piedi sul nome di Matteo Piantedosi -; dall'altro potrebbe usare la carta Viminale per spuntare dicasteri più pesanti. La rosa è sempre quella: Agricoltura, Infrastrutture, con l'aggiunta ieri di quello allo Sviluppo economico.

 

MATTEO SALVINI COME IL PATRIARCA KIRILL MEME

A seconda di dove si siederà Matteo, andranno "in buca" anche le altre caselle. Quello che è certo è che la Lega non è disposta a giocare un ruolo da comprimario, anche perché a fronte dell'8,8% uscito dalle urne, può contare su una truppa parlamentare che pesa per il 18%. «A Giorgia Meloni chiediamo, come chiederanno gli alleati di Forza Italia, che la Lega abbia la giusta rappresentanza- spiega il capogruppo uscente al Senato, Massimiliano Romeo -. Non ci sono veti, diktat, non c'è nulla di tutto ciò, c'è la grande consapevolezza che bisogna stare zitti e lavorare. $ quello che i cittadini chiedono».

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”