Bernardo Valli per “la Repubblica”
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Anche perché incalzato dalla protesta populista dei gilet gialli, Emmanuel Macron vuole abolire la Scuola Nazionale d' Amministrazione (Ena), simbolo concreto dell' aristocrazia tecnocratica francese. Gli enarchi, così sono chiamati gli ex allievi, sono stati e sono ben presenti, da sessant' anni, al vertice del potere nella Quinta Repubblica: quattro presidenti su otto (Valéry Giscard d' Estaing, Jacques Chirac, François Hollande e lo stesso Macron); otto primi ministri su ventidue; e novantasei ministri. Tanti, poiché una promozione annuale dell' Ena conta soltanto un centinaio di studenti.
Durante la conferenza stampa della settimana scorsa, Macron ha espresso l' intenzione di sopprimere o rifondare questa fabbrica di uomini addestrati a governare o a occupare i posti chiave dello Stato, ma anche quelli dell' industria privata.
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L' abolirà, ha detto, per costruire qualcosa che "funzioni meglio". Ha annunciato, nella stessa occasione, il progetto di sciogliere, o di riformare in profondità, i "grandi corpi" dello Stato: l' Ispezione generale delle finanze, la Corte dei conti, il Consiglio di Stato, e anche le due istituzioni (i Ponti e Strade, e le Miniere) in cui affluiscono essenzialmente gli studenti usciti dal Politecnico.
Nelle Finanze, nella Corte dei conti e nel Consiglio di Stato, entrano i migliori allievi dell' Ena, considerata la grande scuola, post universitaria, per eccellenza. Meglio, lo era.
EMMANUEL MACRON - DISCORSO ALLA SORBONA
Adesso il suo prestigio è in ribasso. Viene messo in discussione. Non è più la strada migliore (la voie royale) per raggiungere posti di rilievo nelle maggiori imprese. In un' economia mondializzata e assai più competitiva la formazione degli enarchi appare meno esemplare, piuttosto superata. Oggi, si dice, un enarca con un' esperienza al Ministero delle finanze, non otterrebbe più con facilità, come un tempo, un posto di dirigente in una grande banca.
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Per l' ottavo presidente della Quinta Repubblica una modernizzazione è indispensabile, ma il fatto che si proponga pubblicamente di attuarla in una congiuntura politica sfavorevole può apparire l' effimero, ambizioso progetto lanciato da un leader in difficoltà, in cerca di consensi. Comunque, se applicata, quella modernizzazione, in bilico tra riforma e abolizione, riguarderà circa un migliaio di alti funzionari. Come la guglia di Notre Dame distrutta giorni fa dall' incendio, l' ambiziosa, svettante guglia della pubblica amministrazione, l' Ena, rischia di essere decapitata dalla necessità di un rinnovamento dei meccanismi dello Stato.
Stretto tra la protesta populista e la vigilia di un' elezione europea dalla quale, stando ai sondaggi, dovrebbe uscire in testa l' estrema destra (il Rassemblement national di Marine Le Pen), Macron si propone di attuare un decentramento che adegui lo Stato ai nuovi problemi, e al tempo stesso assecondi, almeno in parte, le rivendicazioni dei gilet gialli. I quali da ventiquattro sabati consecutivi, sia pur con una partecipazione e un sostegno dell' opinione pubblica in netto calo, gridano sulle piazze l' avversione per l' elitismo, per il dirigismo, imperante nella Repubblica.
E' la Francia profonda, in larga parte rurale, che si ribella all' altra Francia, quella favorita, in particolare delle metropoli. Una volta si diceva: Parigi e il deserto francese.
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Oggi quest' ultimo, sia pure meno spoglio sul piano economico, esprime con tenacia lo scontento per l' emarginazione in cui è relegato, un' ingiustizia di cui si sente la vittima. Le lunghe consultazioni avute nelle ultime settimane con quella Francia scontenta, da cui nascono i gilet gialli, hanno rivelato a Macron la diffusa insofferenza per i privilegi di classe nell' accesso alle grandi scuole e di conseguenza alle grandi istituzioni dello Stato.
All' Ena sono ammessi soprattutto giovani provenienti dalla borghesia. A volte figli di enarchi. Troppo pochi gli allievi appartenenti a famiglie modeste, usciti dalla Francia profonda che adesso protesta ogni sabato sulle piazze. Anche perché esclusa da un' educazione, come quella dell' Ena, che dà poi diritto a un' occupazione, quindi a un reddito garantito dallo Stato, per tutta la vita.
Molti enarchi trovano tuttavia sempre più insoddisfacente un impiego nella pubblica amministrazione, anche se sicuro (ispettore delle Finanze o diplomatico), e si rivolgono alle grandi imprese private, dove non trovano sempre, come ho già detto, le porte spalancate. La loro preparazione, dice con ironia Macron, forte della sua esperienza di enarca, "ha l' impronta di un pensiero uniforme". Quindi è frutto di un' educazione da dinamizzare, da aggiornare. Insomma, un po' obsoleta.
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Per liberarsi o per attenuare l' impronta dirigista, (risalente al "colbertismo", a J.B.Colbert, grand argentier di Luigi XIV, nel '600) sono state compiute tante riforme che hanno tuttavia lasciato tracce. Soprattutto una tendenza.
Macron sembra voler riprendere lo slancio innovatore, perlomeno nelle intenzioni, quando denuncia che troppe decisioni vengono promosse a Parigi, e che vi vengono scritte troppe regole, senza tener conto della realtà nel resto del Paese. Frédéric Thiriez, avvocato al Consiglio di Stato e alla Corte di Cassazione, è stato incaricato di riflettere sul problema. Non sono pochi a pensare che per sostituire l' Ena e altre strutture affini sarebbe bene creare una nuova scuola per i quadri dirigenti, non solo più adeguata ai tempi, ma anche aperta a tutte le classi sociali.
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Ed è necessario distribuire nel paese i rappresentanti dello Stato adesso installati a Parigi o nei grandi centri. Ai sindaci, che Macron ha incontrato nelle sue consultazioni, devono essere affidati maggiori compiti, in quanto testimoni delle necessità della Francia che protesta, perché si sente dimenticata.
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La soppressione della Scuola nazionale d' amministrazione segnerà una svolta nella storia francese. Dopo o durante i grandi conflitti la Francia ha creato istituzioni destinate a rinnovare la classe dirigente.
La Rivoluzione creò il Politecnico nel 1794 per colmare i vuoti aperti dalla fine dell' ancien régime e dalla ghigliottina, e Napoleone lo militarizzò dieci anni dopo. La Scuola Normale superiore, dalla quale dipendeva quella di Pisa, fu anch' essa creata dalla Rivoluzione per rinnovare la formazione degli insegnanti.
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Scienze politiche (conosciuta come Sciences Po) è una "grande scuola" nata dopo l' invasione prussiana e la Comune di Parigi, all' inizio del decennio 1870. Nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale, de Gaulle ha voluto un' istituzione in grado di formare una classe dirigente nella nazione umiliata dall' occupazione tedesca. E adesso l' Ena dovrebbe andare in pensione.
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