di maio renzi

DI MAIO E IL MOMENTO SIMPATIA CON RENZI: “VOLETE SAPERE COSA GLI HO DETTO QUANDO MI HA CHIAMATO? CHE DI MATTEO CHE ROMPEVA LE PALLE CE N'ERA GIÀ UNO!” - I GRILLINI TEMONO UN’ALTRA BATTAGLIA DI LOGORAMENTO DOPO QUELLA GIÀ SUBITA CON SALVINI - IL NERVOSISMO DI CONTE E ZINGARETTI: “ADESSO SIAMO IN TRE…”

Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”

 

LUIGI DI MAIO MATTEO RENZI

«Adesso siamo in tre», dice Giuseppe Conte a Nicola Zingaretti. Adesso dobbiamo fare i conti anche con Matteo Renzi, sembra dire il presidente del Consiglio al segretario pd nella telefonata in cui, ieri, hanno cercato di capire come arginare le fibrillazioni che vedono arrivare. Come fermare l'onda d'urto di una scissione tra i dem che non può che ripercuotersi sul governo. Perché l'ex premier e il suo nuovo partito cercheranno visibilità, è il ragionamento, e non potranno che trovarla cercando di interferire con le decisioni dell'esecutivo.

 

renzi di maio

«È un disastro», sbotta un ministro, rivelando quel che Conte non vuole dire ufficialmente, ma sa: il fragile equilibrio trovato tra le due componenti dell'esecutivo giallo-rosso è svanito per sempre. Ci sarà un terzo incomodo, su ogni cosa, e questo rischia di far saltare tutto. Rafforzando Salvini, invece di indebolirlo.

 

«Dovevate dirmelo prima - ha detto Conte al segretario pd - quando ero presidente incaricato, quando ancora potevo fare qualcosa». È lo stesso ragionamento fatto la sera prima al telefono con Renzi, cui ha intenzionalmente dato del lei per tutto il tempo: «Dovevo saperlo quando gli equilibri non erano già stabiliti, che senso ha agire dopo che il governo ha giurato?».

 

giuseppe conte nicola zingaretti 1

Ma se il premier pensava di poter offrire qualcosa di più ai renziani del Pd, e fermare uno scisma che era nella testa dell'ex segretario da mesi, dalla risposta del senatore di Firenze ha subito capito che il punto non era quello. Che non si tratta di qualche casella, ma di un peso specifico ben maggiore: numeri decisivi al Senato, dove tutto finisce sempre per ballare. Una Camera certo più litigiosa, nonostante il leader della nuova "Italia viva" abbia assicurato che il programma non si tocca e che il suo intento non è far cadere il governo. Non ne avrebbe alcun giovamento.

 

Non tutto, però, accade per intenzione. Non tutto si può controllare, soprattutto in un'alleanza nata da chi per anni non ha fatto che odiarsi. I ministri Pd e M5S sono stati redarguiti e invitati a non provocarsi. La tregua stava reggendo. Cosa accadrà adesso? Cosa dirà il probabile neo capogruppo renziano Luigi Marattin alla prima riunione di maggioranza sulla manovra finanziaria? Come interpreterà il suo ruolo Ivan Scalfarotto, che convive al ministero degli Esteri con Luigi Di Maio?

scalfarotto

 

Conte, ieri pomeriggio, è salito al Quirinale a parlare con Sergio Mattarella. Un incontro sull'ordinaria amministrazione, oggi ci sono due vertici importanti, con il libico Al-Serraji a mezzogiorno, poi a cena con il presidente francese Emmanuel Macron. I consigli del presidente della Repubblica sono fondamentali, anche se, ufficialmente, non si sarebbero estesi alla nuova composizione dei gruppi in Parlamento.

 

Il vertice di maggioranza che si voleva convocare in tutta fretta viene rinviato. Il tentativo di tutti è far finta che non ci sia nulla da temere. Ma dura poco. Le chat dei parlamentari M5S ribollono. Gli scettici riguardo all'intesa col Pd rivendicano: «L'avevamo detto che non c'era da fidarsi». «Io al tavolo con Renzi non mi siedo, di lui non mi fido», aveva detto il leader M5S all' inizio della trattativa. Di Maio lo aveva ripetuto in assemblea, perché avesse ancora più forza. Per spingere il Pd a parlare solo attraverso il segretario Zingaretti e i suoi emissari. Il suo sospetto, già allora, era che sarebbe successo questo. Che l'ex premier si sarebbe staccato per avere un potere di interdizione maggiore di quello concesso dalla lotta tra correnti pd.

giuseppe conte luigi di maio

 

«Chi di noi non se l'aspettava? - ha chiesto ai fedelissimi, prima dell' assemblea congiunta - pensavamo sarebbe successo alla Leopolda, tra un mese, ma non cambia molto. Adesso quello che dobbiamo fare è riversare il problema sul tavolo del Pd. È il loro peso specifico che viene intaccato, non il nostro. Saranno loro a perdere quote di governo, non noi». Questa la strategia. Almeno finché non si capirà come tutto questo si tradurrà in Consiglio dei ministri e in Parlamento.

 

«Volete sapere cosa gli ho detto quando mi ha chiamato? - continua il leader M5S - che di Matteo che rompeva le palle ce n' era già uno!». Di Maio teme, più di ogni altra cosa, la battaglia di logoramento già subita con il leghista. Anche perché, il ruolo di chi pressa e pone condizioni, con i vertici paralleli alla Farnesina, con le continue foto della sua squadra, mai mescolata a quella del Pd, stava cercando di ritagliarselo lui: «Dobbiamo calendarizzare il taglio dei parlamentari entro la prima metà di ottobre», ha detto ancora ieri, sospettando che il Pd voglia fare "melina".

conte di maio

 

Da lontano, Beppe Grillo ha semplicemente invitato alla calma, A non lasciarsi intimorire dal "colpo di testa" di Renzi. Nel farlo, però, ha ancora una volta incoronato Conte come l'anti-Salvini: l' unico oppositore dell' ex ministro dell' Interno nel Paese. «Adesso siamo in tre», ha detto il premier a Zingaretti. Il posto a tavola per Luigi Di Maio, è già dimenticato.

Ultimi Dagoreport

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?

giorgia meloni volodymyr zelensky viktor orban vladimir putin antonio costa

DAGOREPORT – IL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO INIZIERÀ IL 18 DICEMBRE, MA NON SI SA QUANDO FINIRÀ, NÉ COME: IN BALLO C'E' IL FUTURO DELL'UNIONE - DA TRUMP ALL'UCRAINA, I 27 LEADER DOVRANNO PRENDERE DECISIONI CRUCIALI E NON PIU' PROCASTINABILI, PENA LA TOTALE IRRILEVANZA NELLA GEOGRAFIA MONDIALE - E QUI VIENE IL BELLO: CHI SI METTERA' DI TRAVERSO PONENDO IL DIRITTO DI VETO E MANDANDO ALL'ARIA TUTTO? ORBAN FARÀ IL SOLITO GUASTAFESTE FILO PUTIN? E GIORGIA MELONI, CHE HA FATTO ORMAI LA SUA DEFINITIVA SCELTA TRUMPIANA, PRESSATA DAL SUO VICE PREMIER SALVINI CHE HA GIÀ CONSEGNATO L'UCRAINA ALLA RUSSIA, RIUSCIRÀ A CONTINUARE A TENERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE? AH, SAPERLO....

a lume di candela federica panicucci fabio rovazzi tommaso cerno pio e amedeo elonoire casalegno barbara d urso

DAGOREPORT BY CANDELA - BARBARA D’URSO E IL PROGETTO ARENATO CON URBANO CAIRO - NUOVO SHOW DI PIO E AMADEO SU CANALE5 IN PRIMAVERA - FEDERICA PANICUCCI CONDURRÀ CAPODANNO IN MUSICA" SU CANALE 5: AL SUO FIANCO POTREBBE TORNARE FABIO ROVAZZI. TRA I DUE, L’ANNO SCORSO, NON ERA SCATTATA LA SCINTILLA - SI CERCA CONDUTTORE SOVRANISTA PER NUOVO TALK DI RAI2: POTREBBE ESSERE COINVOLTO IL MELONIANO CERNO - RAI1 E CANALE 5 COPRIRANNO I LORO BUCHI “SPOSTANDO” IN PRIMA SERATA “AFFARI TUOI”, “L’EREDITÀ” E "LA RUOTA DELLA FORTUNA" - ELENOIRE CASALEGNO SI PAPPA DUE NUOVE CONDUZIONI - NELLA REDAZIONE DI ''LIBERO'' ESPLODE IL “TAXI GATE” - UNA VIVACE SIGNORINA STA CERCANDO DI VENDERE A DIVERSI GIORNALI, PROVE ALLA MANO, LA SUA "RELAZIONE SEGRETA" CON L'ATTACCANTE FIDANZATISSIMO. INDIZIO: LUI GIOCA IN UNA SQUADRA DI ALTA CLASSIFICA IN SERIE A E IN NAZIONALE. DI CHI SI TRATTA?