san pietro

MENTRE ZINGA E DI MAIO FANNO BARUFFA, IN VATICANO APRONO AL GOVERNO PD-M5S: "È IL MALE MINORE, BASTA CON IL CLIMA DI ODIO" – I CARDINALI TIREREBBERO “UN SOSPIRO DI SOLLIEVO” CON L’USCITA DALL’ESECUTIVO DI SALVINI - TRA L'ALTRO IL CAPITONE AVREBBE CHIESTO, QUALCHE TEMPO FA, UN INCONTRO CON IL PONTEFICE TRAMITE 'AMICI DEGLI AMICI'. "IL CANALE È LA SEGRETERIA DI STATO", SPIEGANO NEI SACRI PALAZZI…

Domenico Agasso jr per la Stampa

 

papa francesco 2

Dall' altra parte del Tevere si attende la soluzione della crisi di governo con prudenza e realpolitik. Un accordo tra M5S e Pd viene considerato - a livello non ufficiale - il male minore. Con una «stella polare»: Sergio Mattarella. E molti sussurri a voce neanche tanto bassa: l' uscita dall' esecutivo del «Capitano» farebbe tirare «un sospiro di sollievo».

 

La discrezione delle Sacre Stanze ha un' eccezione nei Gesuiti, protagonisti in queste settimane di appelli a colpi di post e cinguettii in chiave anti-Lega. Padre Bartolomeo Sorge, già direttore de La Civiltà Cattolica, ha scritto che «la mafia e Salvini comandano con la paura e l' odio, fingendosi religiosi». Mentre padre Francesco Occhetta, analista politico, entra nella diatriba del toto-premier per il successore di Conte - a proposito, non si sono registrate speranze per un suo bis - e scrive che «Marta Cartabia potrebbe essere un' ottima candidata a Palazzo Chigi» per la guida di un esecutivo a trazione giallorossa.

 

FOTOMONTAGGIO – LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI

Non è questa la posizione ufficiale della Santa Sede, rintracciabile unicamente nell' editoriale successivo alle dimissioni di Conte, a firma di Andrea Monda, direttore de L' Osservatore Romano, che ha avuto toni bilanciati sulla crisi, compresa la questione dell' uso dei simboli religiosi.

 

Monda ora accetta di parlare precisando che le sue sono opinioni personali e non entra nella logica degli schieramenti: «La crisi desta preoccupazione per due motivi. Il primo è legato alla situazione internazionale, la coesione dell' Europa, la tenuta dei conti, la crisi del lavoro».

 

L' altro riguarda «lo stato morale e spirituale del Paese che sembra diviso, smarrito, impaurito e quindi aggressivo».

 

Per Monda è «il livello che tocca anche i temi sociali ed etici, di difesa della giustizia e della vita, che come ho sottolineato nel mio editoriale, non possono essere disgiunti e che riguardano tutti, non solo questo o quel partito o esponente politico». Il Papa è attentissimo a non lasciarsi sfuggire commenti. E anche se gli slogan leghisti anti-migranti hanno creato malumori, il Vaticano vuole stare fuori dalla «regia» che dovrebbe condurre all' uscita dall' impasse. I rapporti con i governi sono demandati ai rispettivi episcopati nazionali. E Gualtiero Bassetti, presidente Cei, è riuscito a defilarsi da ogni polemica.

zingaretti di maio

 

Certo, spegnendo i registratori, i prelati manifestano i loro timori per sviluppi ritenuti «pericolosi». Uno su tutti: un possibile nuovo asse M5S-Lega. «Vedere Salvini vincere ci farebbe male, sebbene si proclami difensore dei valori cristiani», afferma un cardinale, che peraltro riconosce: «Su certi argomenti ha ragione, però non interpreta il pensiero di un cristiano vero».

 

Spiega: «La sua battaglia affinché i genitori si chiamino papà e mamma e non 1 e 2, la sua voce grossa in Europa su temi a noi cari: tutto questo ci sta bene, ma non possiamo accettare che costringa in mare decine di disperati». Inoltre, «non si può tollerare il clima di istigazione all' odio e al razzismo, e anche di volgarità, che il "salvinismo" ha sdoganato». Tra l' altro Salvini avrebbe chiesto, qualche tempo fa, un incontro con il Pontefice. Tramite «amici degli amici». Una scarsa cura del galateo istituzionale che ha portato per ora a un nulla di fatto: «Chi ha un incarico di governo deve seguire i protocolli, anche per visite private. Il canale è la Segreteria di Stato», spiegano nei Sacri Palazzi.

luigi di maio nicola zingaretti

 

Il «sostegno silenzioso» dei prelati dunque sembra essere per un' alleanza M5S-Pd, vista come «il meno peggio». E nella fase di trattative grande fiducia viene riposta in Graziano Delrio. Nessun facile entusiasmo, peraltro, perché se asse giallorosso dovrà essere, «penderà a sinistra». Così, «avranno mano libera sulle questioni etiche». Però, dall' altro lato, ci sarà «un modo più umano di affrontare l' emergenza immigrati». E maggiore «serietà nei comportamenti pubblici, soprattutto grazie al Pd, che compenserà la difettosa preparazione culturale dei grillini». In ogni caso, il punto di riferimento politico è uno e indiscutibile: Sergio Mattarella. «Ciò che deciderà il Presidente della Repubblica, il Vaticano lo sosterrà», assicura un porporato.

PAPA FRANCESCO MESSA PER I MIGRANTImatteo salvini

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…