giuseppe conte raffaele mincione guido alpa

MINCIONE SPECIALE PER CONTE - IL CASO RETELIT ARRIVA PURE AL COPASIR. IN MEZZO C'È IL DOSSIER 5G E L'USO DEL GOLDEN POWER. E UNA DOMANDA DIRETTAMENTE PER CONTE: DICE CHE NON HA MAI AVUTO CONTATTI DIRETTI CON I VERTICI DEL FONDO DI MINCIONE, ALLORA CHI GLI HA CHIESTO IL PARERE? NON È CHE LA PRATICA GLIEL'HA GIRATA IL SOLITO ''MAESTRO'' GUIDO ALPA CHE, ESSENDO LEGALE DI CARIGE, NON POTEVA ESPRIMERSI SU RETELIT? QUESTO RAFFORZEREBBE LA TESI CHE I DUE ERANO SOCI DI STUDIO

 

 

 

 

Claudio Antonelli per “la Verità

 

GUIDO ALPA E GIUSEPPE CONTE DIVIDEVANO LO STUDIO

Domenica sera il quotidiano della City, il Financial Times, spara ad alzo zero sul premier. Titola così l' articolo: «Il presidente del Consiglio italiano collegato a un fondo sotto indagine in Vaticano». Nel testo si spiega che nel maggio del 2018, Giuseppe Conte riceve l' incarico di elaborare un parere pro veritate a favore di Fiber 4.0, un gruppo impegnato a scalare Retelit, una compagnia di tlc italiana. Il principale investitore della Fiber 4.0 era il fondo Athena global opportunities, gestito da Raffaele Mincione e finanziato dalla segreteria di Stato vaticana. La gendarmeria d' Oltretevere un mese fa ha aperto un' inchiesta perché lo stesso fondo ha gestito 200 milioni finiti in un immobile di lusso a Londra.

 

IL PARERE DI GIUSEPPE CONTE SU FIBER 4.0

La notizia del Financial Times non è per nulla uno scoop.

E qui sta probabilmente la notizia. Ce ne eravamo già occupati noi della Verità. Raffaele Mincione, inoltre, intervistato dal Corriere, ha confermato i link tra Athena e il Vaticano e persino il tema della consulenza rilasciata da Conte a Fiber 4.0 era già stata oggetto di una interrogazione parlamentare firmata dal Pd. Il partito che oggi tace, dovendo sostenere il Conte bis. Sparare, però, a pallettoni potrebbe avere un senso per l' Ft perché la notte di domenica non era una notte qualunque.

 

Erano in corso le elezioni in Umbria e Conte ci ha messo la faccia. Il primo a commentare sui social l' articolo del Ft è stato un altro finanziere. Si chiama Davide Serra , anche lui, come Mincione, è ormai anglofono ma soprattutto è molto vicino a Matteo Renzi, che in questi giorni bramerebbe per sganciare qualche bomba mediatica nell' ufficio del premier, e vederlo in difficoltà e magari dimissionario. Infatti, rilanciare il tema ha imposto a Conte ben due note. La prima diffusa la sera della pubblicazione. Nella quale Palazzo Chigi spiega che al momento del parere non si poteva sapere che Conte sarebbe divenuto premier e tanto meno che in uno dei primi Cdm si sarebbe dovuto occupare della scalata a Retelit esercitando il golden power.

giuseppe conte

 

«In particolare, Conte non ha preso parte al consiglio dei ministri del 7 giugno 2018 (nel corso del quale è stato deliberato l' esercizio dei poteri di golden power), astenendosi», si legge nella stessa nota, «formalmente e sostanzialmente da qualunque valutazione».

Ieri sera Palazzo Chigi è tornato sul tema, ribadendo che non ci fu alcun conflitto d' interessi, come ha certificato il Garante della concorrenza lo scorso 24 gennaio.

 

RAFFAELE MINCIONE

«Ho fornito all' autorità tutte le informazioni richieste, unitamente ai necessari riscontri documentali, dimostrando in particolar modo la mia astensione (formale e sostanziale) a qualsiasi decisione relativa a Retelit, e ribadendo di non aver mai conosciuto o avuto contatti con i vertici societari di Fiber 4.0 (e specificamente con il signor Mincione)».

 

Sembra di capire che la mossa del Ft possa proprio essere mirata a ciò. Far finire sul tavolo alcuni dettagli in più in una giornata delicata come quella di oggi. Il Copasir si riunirà per sentire Gennaro Vecchione direttore del Dis, a cui verrà chiesto di rispondere alle medesime domande rivolte la scorsa settimana a Conte sul tema dello spygate.

 

guido alpa

Ma a quanto risulta alla Verità si discuterà anche di 5G, e delle scelte del governo di estendere le norme in tema (vedi primo Cdm del Conte bis): c' è quindi il rischio concreto che anche il dossier Retelit finisca sul tavolo del Copasir. A quel punto bisognerà capire se c' era la necessità di applicare a tutela della società di tlc Retelit lo «scudo» della sicurezza nazionale e se ciò, da un punto di vista politico (non tecnico), abbia implicato un conflitto d' interessi.

 

Il golden power serviva a blindare l' azienda dagli stranieri. Ma chi erano gli stranieri? I libici tedeschi che già ne detenevano il controllo o la società finanziata dal fondo inglese gestito da Mincione? Il tentativo di scalata da parte del finanziere amico del Vaticano non è andato in porto. All' assemblea del 2018 gli sono mancate le quote per portare a termine il progetto. Ma resta ancora da capire quale fosse lo schema. Perché quella mini Telecom che ha cavi sottomarini che collegano gli Usa al Medioriente è così importante da imporre il golden power?

 

Una domanda che oggi potrebbe essere posta a Vecchione. In quella scatola sono passati segreti così delicati anche per l' intelligence Usa, tanto da creare pericolose connessioni con i temi su cui il Copasir indaga? Vi è una terza domanda che invece andrebbe posta direttamente a Conte. Quando dice che non ha mai avuto contatti con i vertici di Fiber 4.0, che cosa intende? Chi gli ha chiesto il parere? Il socio Alberto Pretto? O «nessuno dei vertici», come dice lui? In tal caso dovremmo pensare che a girare all' avvocato Conte la pratica sia stato Guido Alpa ?

 

 

RETELIT

Quest' ultimo non avrebbe potuto esprimersi su Retelit in quanto legale di Carige, banca all' epoca sotto schiaffo dallo stesso Mincione. Ciò aprirebbe nuovi fascicoli, estranei al Copasir. Significherebbe che Conte e Alpa lavoravano nello stesso studio, eventualità già negata dal premier (Alpa dichiarò Conte idoneo all' insegnamento) e aprirebbe un' enorme voragine che riguarda Carige, istituto cui Conte si è più volte interessato.

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