Luca De Vito per “la Repubblica”
La svolta è arrivata martedì quando Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, è stato ascoltato per ore dai pm milanesi. Arrivato come testimone, è uscito dalla stanza del quinto piano del Palazzo di Giustizia come indagato. L'accusa nei suoi confronti è chiara: aver effettuato un finanziamento illecito di 31 mila euro per la campagna elettorale di Lara Comi, candidata al parlamento europeo con Forza Italia.
Vicenda per cui la stessa europarlamentare è stata iscritta nel registro degli indagati.
Le nuove iscrizioni arrivano nell' ambito dell' inchiesta che la procura di Milano sta portando avanti sulle tangenti in Lombardia che ha portato a 43 arresti tra Milano, Varese e Novara e che ha visto anche il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana (Lega Nord) indagato per abuso d'ufficio.
Secondo la tesi degli investigatori, il passaggio dei soldi sarebbe avvenuto attraverso una consulenza fittizia assegnata alla Premium Consulting della Comi dalla Officine Meccaniche Rezzatesi (Omr), l'azienda di Bonometti, a gennaio di quest' anno. "L'approccio strategico per la promozione del made in Italy" e "approccio strategico per il settore automotive in Italia e in Cina e le implicazioni sulle auto elettriche" sono i titoli dei due studi.
In realtà gli investigatori hanno riscontrato che il contenuto dei testi era copiato da una tesi di laurea reperibile online, firmata da un laureato della Luiss nel 2015, Antonio Apuzza. Da qui, la convinzione che quello delle consulenze fosse solo un espediente per schermare il finanziamento illecito.
L'avvocato di Lara Comi, Gian Piero Biancolella, ha respinto le accuse: «Posso con decisione contestare che sussista l' illecito ipotizzato. Non c' era alcun motivo che impedisse che un finanziamento del tutto lecito potesse essere effettuato secondo le modalità previste dalla legge. In ogni caso la prestazione è stata resa dalla società nell' ambito delle specifiche competenze».
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Anche Bonometti ha fatto sapere di «non aver mai commesso alcun illecito». Al vaglio dei pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri - coordinati dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci - ci sono anche due cifre pagate da altri due imprenditori che avrebbero seguito lo stesso schema: finanziamenti illeciti, mascherati da consulenze. In uno dei due casi, si tratterebbe di un imprenditore che ha pagato 40 mila euro per uno studio specifico, a fronte di un fatturato della sua azienda di 200 mila euro all' anno.
Nei giorni scorsi era emersa anche un' altra consulenza, stavolta assegnata a una società riconducibile a Lara Comi da Afol, l' ente per la formazione e il lavoro della Città Metropolitana di Milano guidata dal direttore generale GIuseppe Zingale. Una consulenza per la comunicazione da 38 mila euro su cui i pm vogliono vederci chiaro, visto che il nome della Comi spunta anche in una serie di intercettazioni di Caianiello, in cui il "burattinaio" di Gallarate tira in ballo proprio il ruolo dell' eurodeputata.