sergio mattarella giorgia meloni

ORMAI E’ CHIARO: CHI VUOLE IL PROPORZIONALE SOGNA L’INGOVERNABILITA’ (O LE LARGHE INTESE FOREVER) - NEL PROGETTO DI PREMIERATO, IL CENTRODESTRA PUNTA A UN SISTEMA CHE PREVEDA L’ASSEGNAZIONE DI UN PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA LISTA O ALLA COALIZIONE VINCENTE - VORREBBE DIRE SFANCULARE IL PROPORZIONALE, CHE TANTO PIACE A SINISTRA: FOSSE STATO IN VIGORE ALLE SCORSE ELEZIONI, NON AVREMMO AVUTO NESSUNA COALIZIONE IN GRADO DI GOVERNARE…

Estratto dell’articolo di Roberto D’Alimonte per il “Sole 24 Ore”

 

il ministro maria elisabetta alberti casellati foto di bacco

In una recente intervista il ministro delle riforme istituzionali Maria Elisabetta Casellati ha ribadito l’intenzione del governo di procedere sulla riforma costituzionale. L’obiettivo è il premierato. Non esiste ancora un testo. Ma da quanto trapela pare certo è che sia stata abbandonata definitivamente l’idea del presidenzialismo o del semi-presidenzialismo e si punti invece al rafforzamento dei poteri del premier e alla sua elezione diretta con un sistema proporzionale ma che preveda l’assegnazione di un premio di maggioranza alla lista o alla coalizione vincente.

 

Questo vorrebbe dire […] abbandonare l’idea di un ritorno al sistema proporzionale che trova ancora molti sostenitori, soprattutto a sinistra. […] La sirena del proporzionale torna a farsi sentire periodicamente corredata dall’’argomento che le difficoltà di governare l’Italia siano da attribuire all’attuale sistema misto, la legge Rosato. La eterogeneità delle maggioranze di governo sarebbe dovuta al fatto che con i suoi collegi uninominali obbliga i partiti ad allearsi prima del voto.

sergio mattarella giorgia meloni alla riunione del Consiglio Supremo di Difesa

 

Il corollario di questa tesi è che se si potessero decidere le alleanze dopo il voto le maggioranze sarebbero più coese e i governi più stabili. Insomma le maggioranze post-elettorali sarebbero migliori di quelle pre-elettorali. Quindi il sistema elettorale da preferire sarebbe il proporzionale corretto perchè lascia i partiti liberi di correre da soli e poi decidere che fare.

 

giorgia meloni sergio mattarella

[…] cosa sarebbe successo alla Camera alle ultime politiche se tutti i seggi, e non solo i due terzi, fossero stati assegnati con il proporzionale. […] Quali maggioranze sarebbero state possibili? Soprattutto quali maggioranze omogenee sarebbero state possibili? Tanto per cominciare gli attuali partiti di governo non avrebbero avuto la maggioranza. Avrebbero ottenuto 182 seggi invece dei 201 necessari. Per formare il governo Giorgia Meloni avrebbe dovuto imbarcare un altro partito. Quale? Quello di Calenda/Renzi? E in questo caso la maggioranza di governo sarebbe stata più coesa dell’attuale?

 

Continuiamo con le combinazioni possibili. Una coalizione di centro comprendente Fi, Pd, e Azione/Iv non avrebbe avuto la maggioranza. Nemmeno se avesse aggiunto i Verdi. Invece una coalizione comprendente tutti gli attuali partiti di opposizione, cioè Pd, M5s, Verdi, Azione/Iv sarebbe arrivata a 210 seggi. Sarebbe stata una maggioranza più coesa e più funzionale dell’attuale? […] sempre ammesso che Calenda e Renzi fossero stati disposti ad allearsi con il M5s.

giorgia meloni ignazio la russa sergio mattarella parata 2 giugno

 

La conclusione banale è che l’uso del proporzionale avrebbe creato una situazione estremamente complicata. È stata la componente maggioritaria del sistema a rendere possibile la formazione di un governo […] Nella situazione attuale con una frammentazione partitica e una volatilità elettorale molto elevate sono i sistemi maggioritari o i sistemi misti a favorire un minimo di stabilità e di responsabilizzazione degli esecutivi. […] Per stabilizzare il governo da noi […] si possono scegliere due strade: l’elezione diretta del premier (come nei comuni e nelle regioni) o l’Italicum, ovvero un sistema elettorale con premio di maggioranza e ballottaggio.

 

sergio mattarella giorgia meloni

È vero che la Consulta […] ha bocciato il ballottaggio, ma ha comunque lasciato la porta aperta a un suo recupero. […] Il nodo da scioglierebbe sarebbe proprio il ballottaggio che la destra trova indigesto. […] I governi li farebbero inizialmente gli elettori ma il loro destino lo deciderebbe il Parlamento insieme al Presidente della Repubblica. È un modello che dà minori garanzie di stabilità di quello in vigore nei comuni e nelle regioni ma che lascia a Parlamento e Capo dello Stato maggiori margini di azione.

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")