beppe grillo luigi di maio nicola zingaretti

UN PAESE APPESO A DI MAIO – BEPPE GRILLO ATTACCA GIGGETTO: “ABBIAMO DA PROGETTARE IL MONDO, INVECE CI ABBRUTIAMO, E LE SCALETTE E IL POSTO, I VENTI PUNTI, BASTA! RAGAZZI DEL PD, ABBIAMO UN’OCCASIONE UNICA” – LA RISPOSTA DI ZINGARETTI (“MAI DIRE MAI”) E CALENDA CHE ALZA LE BRACCIA – CHE SUCCEDE? LUIGINO NON HA INTENZIONE DI MOLLARE LA POLTRONA DI VICEPREMIER, CONTE SPERA DI CONVINCERE ZINGARETTI A CEDERE. MA IL PD NON PUÒ PERMETTERSI DI FARE UN’ALTRA CONCESSIONE… – VIDEO


 

M5S spaccato, Grillo pressa Di Maio "Mi rivolgo al Pd: l' occasione è unica"

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

giuseppe conte riceve l'incarico per la formazione del suo secondo governo 9

Appena sceso dalla macchina che lo riporta dal Quirinale a Palazzo Chigi, Giuseppe Conte rivolge un sorriso ai collaboratori. «Tutto a posto». Aspettavano ansiosi di capire se la storia tra il M5S e il Pd fosse morta sul nascere. «Si va avanti» risponde il premier incaricato, deciso a piantare dei paletti precisi al tavolo della trattativa.

 

MEME SU LUIGI DI MAIO CHE LIMONA VIRGINIA SABA

Appena si arriverà alla carne viva delle questioni aperte al di là dei programmi, Conte cercherà una mediazione tra i veti. Si parte sempre da lì: dal ruolo di vicepremier di Luigi Di Maio. Ma per risolvere questo incastro, il premier discuterà anche delle caselle più delicate, che lo interessano in prima persona, dal Tesoro al commissario europeo, al sottosegretario della presidenza (vuole un suo uomo, scottato dal precedente di un leghista) fino ai profili della nuova compagine.

giuseppe conte nicola zingaretti 1

 

Conte, che oggi sarà in collegamento video con la festa del Fatto in Versilia, la metterà giù così: «Non sarebbe un governo di svolta o di novità, se fosse composto dalle stesse facce, e poche donne».Si rivolge a entrambi. A Nicola Zingaretti, perché si liberi del peso dei capicorrente che sperano in un posto da ministro. E al M5S, che non riesce a fornire nomi che non siano i soliti e dove scarseggiano le quote rosa.

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

 

In qualche modo gli viene in aiuto Beppe Grillo, che ancora una volta irrompe con un video del blog. Lo fa nella fase finale della trattativa scomponendo la narrazione dei dem e dei grillini, senza risparmiare critiche alla strategia di Di Maio: «Dovete sedervi a un tavolo e essere euforici perché appartenete a questo momento straordinario di cambiamento. Abbiamo da progettare il mondo, invece ci abbruttiamo, e le scalette e il posto lo do a chi, e i dieci punti, i venti punti, basta! ». Grillo è uno dei registi di questa alleanza e rivolto al Pd, «alla base dei ragazzi del Pd» li esorta: «E' il vostro momento, abbiamo un' occasione unica. Ricompattiamo i pensieri. C' è da riprogettare il mondo, da rivedere i paradigmi della crescita». A stretto giro di tweet la risposta di Nicola Zingaretti: "Caro Beppe, mai dire mai nella vita. Cambiamo tutto e rispettiamoci gli uni con gli altri".

 

IL RITORNO DEL CONTE

Conte ha un timing preciso in testa, concordato con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: tra oggi e domani ci sarà il vertice decisivo con i leader dei partiti. Nel frattempo il programma condiviso verrà impacchettato e messo in votazione sulla piattaforma Rousseau per martedì. Se ogni cosa filerà liscia mercoledì il premier salirà al Colle con la lista dei ministri. Questa è l' agenda ideale, che non tiene conto degli inciampi ancora possibili. Conte è fiducioso di poter convincere Zingaretti ad accettare Di Maio come vice.

 

GIUSEPPE CONTE CON SERGIO MATTARELLA PER LE DIMISSIONI

E ne ha parlato anche al capo dello Stato. Con il presidente Mattarella si erano sentiti al telefono nelle ore serali di venerdì, subito dopo l' escalation del capo dei 5 Stelle, quando lo spettro del voto è tornato a materializzarsi nelle sue parole, trascinando lo spread di nuovo all' insù. «Ha esagerato» spiega Conte, pronto a chiedere al grillino di non replicare l' altalena umorale di dichiarazioni che con la Lega hanno minato stabilità del governo e fiducia dei mercati. E la fibrillazione finanziaria è uno dei motivi che lo spingono a voler chiudere entro oggi la partita, per consegnare un po' di ottimismo all' apertura delle borse di domani.

 

luigi di maio davide casaleggio

Sono giorni complicati per Di Maio, questo Conte lo comprende. Gli è rimasta incollata addosso l' immagine di un leader in caduta che si aggrappa alle poltrone. Lo ferisce soprattutto il fatto che lo pensino i parlamentari grillini. Ne parla ai vertici del M5S che riunisce, fisicamente o collegati al telefono. Ci sono i capigruppo, Nicola Morra, e Paola Taverna, Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista a distanza. Spiega che il suo «non era un ultimatum», ma un modo per «spronare il Pd sul programma».

 

ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 1

Difende le sue scelte di responsabilità «nei confronti del Paese in questo momento di difficoltà». Poi certo, l' obiettivo è restare a Chigi. Legge l' irrigidimento di Zingaretti in chiave interna al Pd. Il segretario ha ceduto su tutto: aveva detto no al M5S e no al Conte II, e ora ha puntato Di Maio. «Ma vuole davvero aiutare il Paese o vuole solo la mia testa?».

 

Con il via libera al grillino, iI Pd - è il ragionamento che si fa - potrebbe pretendere quasi la metà dei ministeri e quasi tutti di peso. Ma Zingaretti e i suoi temono che anche su questo Conte potrebbe far pesare la sua volontà politica di incidere sulla squadra per cancellare l' aspetto notarile tenuto con i gialloverdi. E dato che gran parte dell' autorevolezza se l' è conquistata in campo internazionale, sui conti, vincendo due procedure di infrazione, è su Economia e commissario Ue che si potrebbero incagliare.

davide casaleggio e luigi di maio a sum #03

 

Gli piacerebbe inviare una donna a Bruxelles, come chiede la presidente della Commissione Ursula Von der Layen, più di figure alla Paolo Gentiloni. Allo stesso modo non farebbe salti di gioia se l' ex premier andasse agli Esteri. Ma qualcosa, tra le due, dovrà cedere. Conte chiede di rinfrescare i volti. Non si tratta di puntare a dei tecnici, perché le scelte possono essere fatte tra le fila dei partiti, tenendo però conto del codice etico del M5S.Come chiede Di Maio: «Sia chiaro che non accetteremo per i ministeri indagati per fatti gravi e condannati» .

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…