memorial international

UN PAESE SENZA “MEMORIAL” - LA CORTE SUPREMA DI MOSCA HA ORDINATO LA CHIUSURA DI “MEMORIAL INTERNATIONAL”, LA PIÙ PRESTIGIOSA E LONGEVA ONG RUSSA, CHE ALLA FINE DEGLI ANNI 80 SQUARCIÒ IL VELO SUI GULAG  - SECONDO I GIUDICI È COLPEVOLE DI AVER VIOLATO LA CONTROVERSA LEGGE SUGLI AGENTI STRANIERI, CREANDO “UNA FALSA IMMAGINE DELL’URSS E RIABILITANDO I CRIMINALI NAZISTI” - IL FONDATORE, BORIS BELENKIN: “PUTIN È COME STALIN” - VIDEO

 

 

1 - IN RUSSIA È STATA CHIUSA LA ONG MEMORIAL INTERNATIONAL, BALUARDO DEI DIRITTI UMANI

Marta Allevato per www.agi.it

 

corte suprema russa

Anche se attesa, la notizia ha lasciato scioccati i difensori dei diritti umani in Russia: la Corte Suprema ha ordinato la chiusura della più prestigiosa e longeva Ong nel Paese, Memorial International, in quello che appare come l'ultimo tentativo di mettere a tacere il poco rimasto della società civile.

 

Accogliendo la richiesta del procuratore generale, la Corte Suprema ha riconosciuto Memorial colpevole di violazione della controversa legge sugli agenti stranieri, già usata come una scure su diverse organizzazioni non governative e media indipendenti. La Ong non ha posto correttamente sui suoi materiali la necessaria etichetta di 'agente straniero', espressione che in Russia rievoca l'accusa di spia, di epoca sovietica.

 

memorial international

Durante l'ultima udienza, i pubblici ministeri hanno anche affermato che Memorial "crea una falsa immagine dell'Urss come stato terrorista e denigra la memoria della Seconda guerra mondiale", riabilitando "i criminali nazisti".

 

"Vergogna, vergogna", è stato il grido alzatosi tra i sostenitori della Ong in aula, dopo la lettura della sentenza. Fondata alla fine degli anni '80 a Mosca sulla scia dell'impegno, tra gli altri, anche del dissidente e Nobel per la Pace, Andrei Sacharov, Memorial si occupa di preservare la memoria delle vittime delle repressioni politiche in Urss e in Russia ed è stata il simbolo della democratizzazione post-sovietica del Paese.

 

Negli anni, ha creato un database delle vittime del Grande Terrore staliniano e del sistema dei gulag, ma allo stesso tempo ha sempre legato la commemorazione del passato alla lotta per i diritti umani nel presente: ha numerose filiali nella Federazione, una in Francia e in Repubblica Ceca e numerose associazioni omonime che si ispirano ai suoi valori in diversi Paesi, tra cui l'Italia, dove i suoi responsabili hanno appena chiesto un "incontro urgente" con la Farnesina per discutere il caso.

gulag

 

I vertici di Memorial hanno respinto le accuse, definendole "politicamente motivate" e hanno spiegato che solo un'insignificante quantità di materiale è stato pubblicato senza l'etichetta di 'agente straniero'; il presidente della Ong, Yan Rachinsky, ha annunciato che faranno appello prima nei tribunali russi e poi, se necessario, alla Corte europea dei diritti dell'uomo.

 

alexei navalny in carcere

Fino alla sentenza di appello, Memorial promette di continuare il suo lavoro. "Chiudendo l'organizzazione, le autorità russe calpestano la memoria di milioni di vittime perse nel gulag", ha denunciato Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l'Europa orientale e l'Asia centrale. Si tratta di uno "sfacciato e tragico tentativo di reprimere la libertà di espressione e di cancellare la storia", ha commentato l'ambasciatore Usa a Mosca, John Sullivan.

 

gulag 2

La decisione dei giudici supremi arriva al termine di un annus horribilis per i diritti umani in Russia, iniziato a gennaio con l'arresto dell'oppositore Aleksei Navalny e continuato con la repressione sistematica delle voci critiche e non allineate al Cremlino. Senza nominarla direttamente, il presidente Vladimir Putin aveva, di recente, accusato Memorial di promuovere "terrorismo ed estremismo".

 

Ed è proprio l'accusa di estremismo - con cui, per esempio, sono state chiuse quest'anno tutte le organizzazioni in Russia legate a Navalny - che ora Memorial dovrà affrontare domani in un procedimenti separato e che riguarda il suo Centro per i diritti umani.

 

vladimir putin 3

Secondo Maksim Trudolyubov, senior fellow del Kennan Institute, il caso Memorial rientra nel più ampio "conflitto" di Mosca con l'Occidente: le autorità russe, ha scritto sulla testata indipendente Meduza, "non sono tanto interessate alle attività di questa Ong in patria, quanto alla sua popolarità in Europa, principalmente in Germania, dove il tema dei crimini del totalitarismo è estremamente importante".

 

stalin e i gulag

"Più una figura o un'organizzazione è visibile", ha spiegato l'analista, "più 'pesà nella strategia del conflitto" di Mosca con Europa e Usa e in cui "organizzazioni e personaggi significativi all'interno della Russia, compreso Memorial e Navalny, si stanno trasformando in merce di scambio" con cui il Cremlino cerca di ottenere leverage non potendo contare - tranne che per le forniture di gas - su molto altro che "la minaccia della forza".

 

2 - IL FONDATORE: «PUTIN COME STALIN, VUOLE RISCRIVERE LA VERITÀ SULL'URSS»

Irene Soave per il “Corriere della Sera”

vladimir putin 2

 

«Tutti i regimi russi si somigliano», come le famiglie infelici di Tolstoj: sarebbe così, «vedendo le somiglianze tra gli anni di Putin e l'era di Stalin, ma pure di Brezhnev e di Andropov, che si spiega il desiderio del potere odierno di riscrivere la storia».

 

Lo storico Boris Belenkin, classe 1953, autore di più di trenta saggi e studi sulla storia dell'opposizione in Russia, è direttore della biblioteca di Memorial dal 1990, cioè dalla fondazione, e fa parte del direttivo. Per lui il vero motivo della condanna «è stato dichiarato ieri dal procuratore, per la prima volta.

BORIS BELENKIN

 

Formalmente, Memorial non ha indicato alcuni materiali come "provenienti da agente straniero". Il nostro vero reato è che "diamo un'immagine falsa della storia della Russia sovietica" e che "portiamo avanti critiche ai corpi dello Stato". Che per i suoi rappresentanti oggi è sopra ogni critica».

 

Vladimir Putin ha detto di recente che lo scioglimento dell'Urss è stata «una disgrazia geopolitica».

«Il presidente e i suoi usano la storia come ogni regime autoritario, al proprio servizio, per costruire un'identità, galvanizzare le masse».

 

L'oppositore Sergei Mitrokhin ieri ha commentato la sentenza dicendo che in Russia oggi vige «uno stalinismo un po' più blando». È così?

proteste per la chiusura di memorial international

«Certo che è così. Come detto, i regimi russi si somigliano tutti. Rifiuto delle libertà civili, persecuzioni dei dissidenti, censura. Tutte storie che conosciamo, e che servono da ispirazione per il regime di Putin».

 

Memorial custodisce il più grande archivio sui gulag, i campi di concentramento per oppositori nati proprio nell'Urss. Cosa contiene?

«Lettere, diari, foto, documenti dei detenuti e una collezione di opere d'arte fatte da loro. Ma anche copie di materiali dagli archivi di Stato. Non sono tutti documenti unici, ma è unico il loro insieme. È un corpus più prezioso della somma dei suoi pezzi».

corte suprema chiude memorial international

 

L'archivio è in pericolo?

«Non essendo di proprietà di Memorial International, l'associazione sciolta ieri, non viene liquidato. E i documenti che contiene sono pubblici. Ma per prudenza stiamo digitalizzando tutto, e il nostro obiettivo immediato è rendere tutto consultabile online».

 

Nei gulag finirono 20 milioni di russi dagli anni di Lenin alla perestrojka, con massima ferocia tra il 1929 e la morte di Stalin nel 1953. Per le persone comuni quanto è intensa questa memoria?

corte suprema russa chiude memorial international

«I sopravvissuti quasi se ne sono andati tutti, restano ancora i loro discendenti. C'è la letteratura, le testimonianze di Aleksandr Solzhenitsyn, di Varlam Shalamov. E anche Memorial ha fatto il suo, in trent' anni di attivismo. No, non credo che i gulag saranno dimenticati».

 

Come si può sostenere la vostra causa dall'estero?

«Divulgandola, raccontando chi siamo e che ci stanno chiudendo. Mettendosi in contatto con Memorial Italia (associazione ispirata ai temi e ai valori di Memorial, ndr )».

memorial international. proteste per memorial international memorial international gulag 1

 

alexei navalny in carcere

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”