speranza

UN PAESE SENZA SPERANZA - DOPO LA MANCATA PUBBLICAZIONE DEL “PIANO SEGRETO” ANTI COVID, IL MINISTERO DELLA SALUTE DECIDE DI TENERE CHIUSI NEI CASSETTI ANCHE I VERBALI DELLA TASK FORCE SUL CORONAVIRUS - IL PARTITO DI GIORGIA MELONI PRESENTA UNA MOZIONE DI SFIDUCIA: "GESTIONE CAOTICA E PROFONDA INCOMPETENZA, SE NE VADA" – SALVINI FRENA: “NON È SEMPLICE GOVERNARE CON PD E SPERANZA, MA È NECESSARIO”

Giuseppe De Lorenzo per ilgiornale.it

 

speranza

L’uomo che predica trasparenza, razzola opacità. Dopo la mancata pubblicazione del “piano segreto” anti Covid, il ministero della Salute decide di tenere chiusi nei cassetti del dicastero anche i verbali della task force sul coronavirus che un anno fa venne istituita da Roberto Speranza. Niente da fare. Nonostante i continui tentativi di due parlamentari, e lo scontato ricorso al Tar, l’avvocatura dello Stato ha deciso di resistere in aula e non intende mollare la presa. Com’era la storia dell’azione ministeriale limpida e trasparente?

 

PIERLUIGI BERSANI ROBERTO SPERANZA

L’origine di questa intricata faccenda, di cui ilGiornale.it ha avuto accesso ai vari atti, risale al lontano novembre del 2020. Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato, deputati FdI, bussarono alla porta di viale Lungotevere Ripa 1 per ottenere “copia di tutti i verbali della task force”. Tempo dopo, il dicastero rispose picche: non ve li diamo, perché non si tratta di robe ufficiali ma di un “tavolo informale”. Sollecitato di nuovo, l’ignoto dirigente dell’Ufficio di Gabinetto ribadì nuovamente che le “minute” e “gli scritti informali” prodotti in quelle riunioni sono solo “resoconti riepilogativi”. Niente di serio, insomma.

 

 

speranza draghi

Bignami è però testardo e per riuscire a leggere quei documenti si è rivolto al Tar del Lazio, così come fece - vincendo la causa - per stanare il “piano segreto” anti Covid. Bene. Il ministero della Trasparenza ovviamente s’è opposto, puntando sull’opacità dei formalismi. Nella memoria difensiva depositata alla Sezione III quater, infatti, l’Avvocatura dello Stato che difende il dicastero di Speranza si è aggrappato a cavilli da azzeccagarbugli per sostenere una decisione che, in fondo, appare squisitamente politica: quella di non rendere edotti i cittadini sul contenuti dei verbali della task force.

 

FABIO FAZIO E ROBERTO SPERANZA

Direte: ma che vi interessa? In realtà la questione è collegata intimamente al terremoto di questi giorni che circonda Speranza, traballante ministro salvato (per ora) dalla fiducia di Pd e Mario Draghi. C’entrano insomma l’inchiesta della procura di Bergamo, il piano pandemico mai aggiornato dal 2006, la rogatoria inviata all’Oms, l’iscrizione nel registro degli indagati di Ranieri Guerra, la querelle sul report di Francesco Zambon scomparso dal sito dell’Oms e anche le “reticenze” del ministero denunciate dal procuratore bergamasco Maria Cristina Rota.

 

giancarlo giorgetti roberto speranza

Lo stralcio di uno dei verbali della task force emerse a gennaio quando i pm inviarono la guardia di Finanza al ministero con in mano un decreto di perquisizione locale e informatica. Si tratta del “resoconto del 29 gennaio” e ad attirare l’attenzione dei magistrati furono in particolare “le dichiarazioni verbalizzate” di Giuseppe Ippolito, direttore dello Spallanzani, il quale “aveva evidenziato l’opportunità ‘di riferirsi alle metodologie del Piano pandemico di cui è dotata l’Italia e di adeguarle alle linee guida appena rese pubbliche dall’Oms’”.

 

Da qui le domande di chi indaga: perché il suggerimento cadde nel vuoto? Perché la task force e il ministro Speranza preferirono investire tempo e risorse per riscrivere un piano nuovo di zecca anziché rispolverare quello esistente come suggerito dall’Oms? Piuttosto che niente, meglio piuttosto. No?

 

ROBERTO SPERANZA MARIO DRAGHI

Ma andiamo alla memoria difensiva del ministero. Per l’avvocatura il diniego alla pubblicazione deriva dal fatto che “non esistono” verbali sulla task force. Possibile? Sì. Pare infatti che negli archivi ci siano solo “resoconti informali, con allegato l’elenco dei presenti acquisito nel corso della riunione”. Di più: anche l’attività stessa del gruppo era “un tavolo di consultazione informale del ministro”. In pratica, una nube inconsistente. Cioè: questi cervelloni decidevano le sorti sanitarie del Paese, e lo facevano informalmente? Come si sta al bar a chiacchierare della moviola?

 

Addirittura, spiega l’avvocatura, non v'era neanche un “decreto ministeriale istitutivo” che ne disciplinasse “formalmente l’attività” o ne scandisse “tempi e modalità di procedimento”. Una struttura “snella” e “non burocratizzata”: praticamente si incontravano per amicizia.

ROBERTO SPERANZA - ZONE ROSSE - MEME BY SARX88

 

L’avvocatura ci tiene a precisare che questa “informalità” nulla toglie “all’importanza dell’attività svolta dalla task force”. E certo: in fondo ha giusto monitorato l’evolversi dell’epidemia e aiutato Speranza a individuare le misure da adottare. Un esempio? È grazie alla sua “consulenza” se il ministro ha deciso di chiedere il 31 gennaio 2020 la dichiarazione dello Stato di emergenza. Mica robina da niente.

 

In realtà, ovviamente, delle carte esistono. Ma il ministero non intende mostrarle. “Gli unici scritti esistenti”, spiega l’avvocatura, sono dei “resoconti, "conservati agli atti come verbali” (?) e redatti da “un funzionario, di volta in volta presente alla specifica riunione" che annotava "sinteticamente i diversi interventi”, ma non li trascriveva integralmente. Il funzionario peraltro è ignoto, come il milite, visto che nei fogli di riepilogo non appare neppure il suo nome.

 

roberto speranza

Inoltre pare che i documenti non siano stati neppure “letti, approvati e sottoscritti dai presenti”, tanto che il ministero non ritiene neppure possibile “attestare che riportino fedelmente gli interventi dei partecipanti al tavolo”. Chiara la trasparenza? Inoltre mancano l’intestazione, la data, la firma, il protocollo interno e via dicendo. Sintesi: non essendo “documenti amministrativi” veri e propri, il ministero non intende fornirli a chi li richiede. Amen.

 

 

ROBERTO SPERANZA E MARIO DRAGHI

Qui allora le domande si accavallano. Ma se non si tratta di atti ufficiali, cosa sono? Carta straccia? Cioè: il ministero faceva riunioni fondamentali per la risposta italiana al coronavirus e redigeva delle minute, non le firmava e neppure le protocollava? Non è strano? E poi: cosa cambia se, come dice l’avvocatura, i verbali sono stati “segnati con un mero codice identificativo ai soli fini della gestione archivistica” (cioè: archiviati) ma non “protocollati”?

 

Un ministro “trasparente” non s’accatta a questi formalismi, no? Poi uno può anche decidere di chiuderli in un cassetto: una forte decisione politica di questo tipo può anche avere un suo fondamento, se volete. Ma a quel punto il titolare del dicastero dovrebbe almeno evitare di presentarsi come il Dio Sole della Trasparenza. Perché la forma stona coi contenuti. E l’abito non fa il monaco.

 

 

SPERANZA 9

MOZIONE DI SFIDUCIA CONTRO SPERANZA

Luca Sablone per ilgiornale.it

 

Fratelli d'Italia non perde tempo e passa subito all'attacco: il partito di Giorgia Meloni ha presentato una mozione di sfiducia individuale contro Roberto Speranza. A renderlo noto è stato Galeazzo Bignami, dopo l'informativa urgente del ministro della Salute alla Camera sulla situazione relativa ai vaccini. Nel testo si legge che l'Italia "ha scontato la gestione caotica e approssimativa messa in atto in primo luogo dal ministro della Salute sin dal primo giorno della pandemia".

 

ROBERTO SPERANZA

All'esponente di Liberi e uguali vengono contestati "decisioni confusionarie, ritardi ed errori, e la profonda incompetenza che non è riuscita né a prevenire né ad affrontare la seconda ondata". Che, nonostante fosse largamente attesa e prevista, ha provocato drammatiche conseguenze ai danni del nostro Paese: "Hanno significativamente compromesso non solo l'efficacia delle strategie di contenimento da un punto di vista sanitario, ma anche quelle di ricovero e cura e quelle attinenti alle vaccinazioni". Alla luce di tutto ciò, dunque, "si esprime la propria sfiducia a Roberto Speranza, e lo impegna a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni".

 

 

ROBERTO SPERANZA PRESENTA IL DPCM

Su Facebook non è tardato ad arrivare il post di Giorgia Meloni: "Dalla gestione fallimentare e disastrosa della pandemia alle imprese stremate a causa delle chiusure insensate e continue. Non è più tempo di Speranza, ma di coraggio". Davide Galantino ha accusato il ministro della Salute di aver preferito "tutelare la propria figura e l'operato del governo giallorosso" piuttosto che lavorare per salvaguardare le vite umane. Secondo il deputato di FdI, Speranza ha totalmente fallito il suo compito in questo anno di pandemia "creando un danno incalcolabile per la Nazione e per questo presentiamo una mozione di sfiducia".

 

Fratelli d'Italia spera quindi che anche gli altri partiti del centrodestra, ovvero Forza Italia e Lega che sostengono il governo guidato da Mario Draghi, "votino questa mozione che vuole tutelare gli interessi degli italiani". L'appello è rivolto a tutti quei parlamentari "che come noi vogliono la sua immediata rimozione per il bene della Nazione". Tuttavia il Carroccio, per salvaguardare la stabilità politica e la tenuta dell'esecutivo, potrebbe astenersi o lasciare l'Aula.

 

salvini meloni

La deputata Ylenja Lucaselli denuncia inoltre la continuità con la mentalità rigorista che impone chiusure a oltranza senza dare la possibilità agli italiani di tornare a lavorare in sicurezza: "Dal ministro della Salute è arrivata una catena ininterrotta di errori, sia nella fase iniziale che in quella nella predisposizione della strategia vaccinale. Non può restare oltre".

 

La mozione dei meloniani arriva in un momento in cui Matteo Salvini sembra essersi rassegnato all'impossibilità di sostituire l'attuale ministro della Salute. Il leader della Lega infatti si è così espresso sui complicati rapporti tra i partiti della maggioranza, soprattutto con il Partito democratico:

 

"Non è semplice governare con Pd e Speranza, ma è necessario. Essere al governo permette di decidere anche come spendere i soldi che riceveremo dall'Europa. Ripeto: stare con Speranza e con il Pd non è la cosa più semplice del mondo, ma era giusto fare così". Negli ultimi giorni era circolata l'ipotesi di dimissioni da parte di Speranza, che magari si sarebbe potuto occupare di trattare con le Big Pharma per conto dell'Unione europea.

ROBERTO SPERANZAroberto speranza accordi e disaccordi

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