stephan claus roh joseph mifsud

LA PISTA INGLESE DELLO SPYGATE - FU UN MISTERIOSO SUDANESE DI BASE A LONDRA CHE PORTÒ PAPADOPOULOS DA MIFSUD. E PURE SCOTTI OGGI DICE, IN PAROLE POVERE, DI PUNTARE LO SGUARDO VERSO I SERVIZI BRITANNICI - ROH, IL RICCO AVVOCATO SVIZZERO DI MIFSUD, RACCONTA CHE ALLA LONDON ACADEMY OF DIPLOMACY, DI CUI IL MALTESE ERA DIRETTORE, INCONTRÒ ''ALTI FUNZIONARI DEL MI6 (L' AGENZIA DI SPIONAGGIO PER L' ESTERO DEL REGNO UNITO, NDR) E MEMBRI DELL' INTELLIGENCE OCCIDENTALE E ARABA''

 

Antonio Grizzuti per “la Verità

 

Stephan Claus Roh e Mifsud

Le strade dello Spygate, l' inchiesta figlia del Russiagate che punta a chiarire il ruolo dell' intelligence occidentale durante la campagna presidenziale Usa del 2016, non portano solo a Roma. «Sarebbe bene indagare anche negli altri Paesi su quello che è accaduto», ha affermato mercoledì Donald Trump a margine della visita del presidente Sergio Mattarella.

 

Sebbene l' attenzione in questo momento sia rivolta tutta sull' Italia, è palese che Trump non intenda fermarsi ai soli rapporti intrattenuti nel corso delle «vacanze romane» dal suo ex advisor George Papadopoulos e il misterioso professore maltese Joseph Mifsud.

 

mifsud

C' è una pista altrettanto importante e meritevole di approfondimento almeno tanto quanto quella che vede Roma al centro della spy story del terzo millennio, quella cioè che riguarda i fatti accaduti nel Regno Unito. Non fosse altro perché la genesi di molti dei personaggi oggi al centro di questa vicenda ha avuto luogo proprio in territorio britannico. Questo filone, finora rimasto in un cantuccio, rischia di tornare in auge dopo che Il Fatto Quotidiano ha ricordato come il facoltoso avvocato svizzero Stephan Roh, legale di Mifsud, sia attualmente azionista della Gem srl, società di gestione della Link campus university.

 

Secondo quanto si evince dalla visura camerale dell' azienda, Roh detiene il 5% delle quote della Gem tramite la Drake global limited, iscritta al registro delle imprese della corona. La maggioranza del capitale è in mano a Vanna Fadini (77%, pari a 13.860.000 euro), mentre il restante 18% è di proprietà di Achille Patrizi. Ed è stato proprio quest' ultimo a vendere nel 2016 all' avvocato svizzero la quota che ancora oggi gli spetta, ma a un costo quasi quattro volte inferiore (250.000 anziché 900.000 euro) rispetto al valore effettivo.

Mifsud con Olga Roh

 

Prezzo di favore, spiegano dalla Link al Fatto, legato al reperimento da parte di Roh di un acquirente del 44% del capitale dell' ateneo privato romano per la bella cifra di 20 milioni di euro. Nelle intenzioni della proprietà, l' ingresso della Drake nella compagine societaria doveva essere funzionale all' arrivo di nuovi investitori internazionali e il relativo ampliamento del campus universitario.

 

«Per il futuro puntiamo anche alla quotazione in borsa», questo il commento di Roh nell' ottobre del 2016, «Roma sarà il primo passo, ma l' intento è quello di aprire con la Link campus university altre sedi nel mondo, a partire da Hong Kong». Ma sia l' affare relativo alla vendita delle quote che la quotazione sui mercati, in realtà, non andarono mai in porto.

 

mifsud frattini ayad

Quella di Roh è una figura chiave nella pista inglese dello spygate. Fu proprio lui, infatti, ad assumere Mifsud come consulente nel 2015, un anno prima cioè che «the Professor» (come lo chiama Robert Mueller nel suo celebre rapporto) incontrasse Papadopoulos. Nel corso di un' intervista al sito realclearinvestigations.com, Roh ebbe modo di sostenere che il suo assistito era tutto meno che una spia russa. Semmai, come scrisse nel suo libro a quattro mani con l' analista politico francese Thierry Pastor, Mifsud «aveva un solo pallino: quello della politica, della diplomazia e dell' intelligence occidentale, l' unica sua vera casa dalla quale egli è ancora strettamente dipendente». Più tardi, a gennaio del 2018, Mifsud contattò telefonicamente Roh spiegandogli di essere stato incastrato e di non avere nulla a che fare con i contatti tra Russia e Usa.

 

mifsud e vincenzo scotti alla london school of economics

L' impressione avuta da Roh era che Mifsud «temesse per la propria vita». Per risalire alle origini dei rapporti tra l' avvocato svizzero e il professore maltese, in realtà, bisogna fare un altro passo indietro. Lo stesso Roh rivela alla Verità di aver conosciuto Mifsud nel 2006, quando questi lo invitò a visitare la Link. Più tardi, nel 2012 il professore diventò direttore della London academy of diplomacy (Lad), un' istituzione affiliata alla Stirling University. Proprio alla Lad, della quale nel 2014 divenne visiting lecturer, Roh ci riferisce di avere incontrato una volta «alti funzionari del MI6 (l' agenzia di spionaggio per l' estero del Regno Unito, ndr) e membri dell' intelligence occidentale e araba». Una volta entrato nel giro di Mifsud, Roh ne condivide in parte anche gli ambienti.

 

franco frattini con joseph mifsud

Nel 2016 partecipa a un convegno a Istanbul con lo stesso professore maltese e Nagi Idris, direttore del London center for international law and practice (Lcilp).

Ma, come spiega Roh al nostro quotidiano, Idris non gli fece una buona impressione: «Una persona al centro di affari poco chiari, immerso in un contesto poco trasparente, assolutamente da evitare». Sudanese trapiantato a Londra, Idris rappresenta forse il deus ex machina del versante britannico dello Spygate.

 

Qualche mese prima fu proprio lui, infatti, a spingere Papadopoulos a incontrare Mifsud nella sede della Link a Roma. Nel suo entourage Arvinder Sambei, vicinissima agli ambienti dell' intelligence britannica e americana (qualcuno sostiene che abbia collaborato con Mueller al rapporto dell' 11 settembre), e l' americana Rebecca Peters, ex codirettrice del Lcilp e oggi dirigente presso la Veterans in global leadership, una Ong vicina alla Cia. Più che un campo di addestramento per spie russe, una bocciofila dell' intelligence occidentale.

MIFSUD MANGIANTE BARR

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."