pnrr raffaele fitto giorgia meloni sergio mattarella

IL PNRR E’ IL VERO SCOGLIO DEL GOVERNO MELONI: SOLO 12 MILIARDI SU 42 SONO STATI TRASFORMATI IN CANTIERI – NELLA RELAZIONE CHE FITTO FARA’ AL PARLAMENTO DIRÀ CHE L'ATTUALE GOVERNO HA EREDITATO UN PIANO IMPOSSIBILE DA REALIZZARE NEI SUOI PRESUPPOSTI INIZIALI E NEI TEMPI PREVISTI (COSA NE PENSA DRAGHI?) – COME DAGO-RIVELATO, IL “BORIS GODUNOV” ALLA SCALA HA “SCONGELATO” IL RAPPORTO BRUXELLES-ROMA CON L’INCONTRO TRA VON DER LEYEN E MATTARELLA. L'INCOGNITA VERA, PERÒ, RESTA LA SPESA. LA MACCHINA DELLO STATO NON FUNZIONA..

Ilario Lombardo per la Stampa

 

GIORGIA MELONI PNRR

A gennaio il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto farà una relazione in Parlamento sullo stato del Pnrr. E di fatto dirà che l'attuale governo ha ereditato un piano impossibile da realizzare nei suoi presupposti iniziali e nei tempi previsti. Nessuna volontà di andare allo scontro diretto con l'ex premier Mario Draghi, la linea concordata con Giorgia Meloni è di dimostrare che nessuno avrebbe raggiunto i traguardi concordati con l'Europa sul Piano di ripresa e resilienza. Un numero, sopra tutti, userà Fitto.

 

Sono i miliardi trasformati in progetti e in cantieri entro il 2022. Questo giornale ne ha già parlato. Ma il numero è cambiato, ed è ancora peggio dell'ultima previsione. Dai 42 miliardi stabiliti all'origine, già Draghi, lo scorso settembre, era sceso a poco più di 20 miliardi messi a terra entro dicembre.

 

Meno di due settimane fa La Stampa scrisse che alla fine i miliardi sarebbero stati circa 15. Secondo l'ultimo monitoraggio aggiornato invece saranno tra i 12 e i 13 miliardi. Meno di un terzo di quanto calcolato all'inizio.

PNRR ITALIA

 

Una cifra che pone un serio interrogativo sulla realizzabilità di tutto il Piano entro la sua scadenza, circa 230 miliardi da spendere per il 2026. Meloni sa che a Bruxelles farà poco breccia la scusa di un governo appena nato e all'opera da una quarantina di giorni. Per questo, ancora di più che per il terrore di finire in esercizio provvisorio se il Parlamento dovesse far naufragare i tempi della manovra, la presidente del Consiglio e i suoi uomini più fidati stanno lavorando su una precisa strategia di salvataggio. Evitare figuracce con l'Europa sugli obiettivi del Piano fissati entro fine dicembre, per avere la possibilità di rimodulare progetti e finanziamenti a partire da gennaio. e offrendo maggiore ruolo alle Regioni nella governance.

 

Venerdì 16 nella Sala Verde di Palazzo Chigi, Fitto riunirà la cabina di regia con tutti i ministri e sottosegretari competenti sulle destinazioni dei finanziamenti europei. Al momento, non è escluso che partecipi anche Meloni. Sarà una riunione importante perché certificherà lo stato dello cose sul Pnrr. Dopo una lettera inviata ai presidenti di Regione e ai ministri, dopo incontri singoli per verificare anche l'utilizzo dei Fondi europei 2014-2020 e delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione (soldi, molti, non spesi), il governo presenterà un quadro più chiaro. C'è fiducia sul fatto che saranno raggiunti i 30 obiettivi che restano dei 55 necessari per ricevere 19 miliardi, e cioè la tranche finale dei finanziamenti per il 2022. I ministri sono stati abbastanza rassicuranti. Fitto ha comunque pronto un decreto, per contenere e licenziare quelle norme, più complicate di altre, che non dovessero essere portate a compimento.

fitto meloni

 

L'incognita vera, però, resta la spesa. La macchina dello Stato non funziona. Per carenze di personale, incompetenze, mancato coordinamento. Tutto è fermo. E Meloni, con un pizzico di senso di rivalsa, osserva diverse personalità confermare quello che fino a pochi mesi fa era un tabù. In ambienti finanziari, tra i grandi costruttori, come anche nell'associazione dei sindaci, ormai sono tante le voci che considerano irrealizzabile il Piano alle condizioni previste.

 

Per l'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime - argomento noto - ma anche perché la burocrazia che deve implementare i progetti è inceppata. Se non sarà necessario comporre in fretta un decreto per gli obiettivi di dicembre, Fitto lo rinvierà a gennaio e al suo interno dovrebbe infilarci anche la nuova governance. L'altro ieri il Pd ha presentato un'interrogazione per chiedere maggiore trasparenza e sapere cosa cambierà. Concentrando sul Pnrr anche la gestione dei Fondi di sviluppo e di coesione, inevitabilmente - spiega una fonte di governo - le Regioni acquisteranno una maggiore centralità, proprio perché hanno le competenze costituzionali sulla materia.

 

È quello che hanno sempre chiesto i governatori. Ieri lo ha fatto di nuovo, su questo giornale, Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e alla guida della Conferenza delle Regioni. Fedriga e Fitto ne hanno parlato a Milano qualche giorno fa. «Lo abbiamo lamentato sin dal primo giorno, da quando il Pnrr è stato scritto - sono parole del governatore -.

fitto meloni

 

Su missioni, bandi e progetti, come si fa a prescindere dalla visione territoriale delle Regioni?». Nel decreto finiranno anche le procedure semplificate e ridotte, le modifiche alle strutture, che al momento sono allo studio dei tecnici del ministero degli Affari europei e del Pnrr. E che dovranno dare più forza all'attuazione della spesa. Per non replicare i fallimenti degli ultimi mesi. Un esempio, già noto, su altri: i 2,4 miliardi stanziati per contrastare il dissesto idrogeologico. Spesi? Zero.

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTRA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...