luigi di maio alitalia atlantia

PONTI PER ARIA - DI MAIO AVEVA PROMESSO DI SALVARE ALITALIA E DI TOGLIERE LA CONCESSIONE AD AUTOSTRADE PER L'ITALIA: MA SE FA UNA, NON POTRÀ FARE L'ALTRA. ATLANTIA MINACCIA DI USCIRE DAL SALVATAGGIO, DIMOSTRANDO CHE ANCORA UNA VOLTA SIAMO DAVANTI A UN'OPERAZIONE IN PERDITA, FATTA SOLO IN CAMBIO DI UN ATTEGGIAMENTO MENO PUNITIVO DEL GOVERNO. I GRILLINI FANNO LA VOCE GROSSA: ''NON ACCETTIAMO RICATTI'', MA SONO CON LE SPALLE AL MURO

 

1. ALITALIA, LA MOSSA DI ATLANTIA: “SE C’È REVOCA AD AUTOSTRADE USCIAMO DAL SALVATAGGIO”

Lucio Cillis per www.repubblica.it

 

Atlantia annuncia al governo che è pronta a sfilarsi dal salvataggio Alitalia in mancanza di un piano serio per il rilancio. E soprattutto, per la prima volta, la holding dei Benetton mette nero su bianco il nesso tra il rinnovo o l'eventuale cancellazione della concessione per Autostrade da parte del governo e la sua partecipazione al capitale della compagnia con il 35%.

 

stefano patuanelli

Lo fa con parole inequivocabili, scrivendo al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli: "Il permanere di una situazione di incertezza in merito ad Autostrade per l'Italia o ancor più l'avvio di un provvedimento di caducazione (revoca della concessione, ndr), non ci consentirebbero, per senso di responsabilità riconducibile sia alle risorse finanziarie necessarie che alla tutela degli interessi dei nostri circa 40 mila azionisti italiani ed esteri, dei circa 31 mila dipendenti del gruppo e di tutti gli stakeholders, di impegnarsi in un'operazione onerosa di complessa gestione ed elevato rischio", dice una lettera firmata dal presidente di Atlantia Fabio Cerchiai e dal direttore generale Giancarlo Guenzi. Una mossa forte che suscita subito le reazioni del governo. "Non sottostiamo ai ricatti di nessuno", dichiara a caldo il viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni.

LUIGI DI MAIO STEFANO PATUANELLI

 

Le questioni affrontate da Atlantia nella sua lettera al governo sono due. Della prima si è detto; la seconda riguarda i dubbi sulla partecipazione della compagnia Usa Delta, che dovrebbe avere il 10-12% della nuova Alitalia, e sulla sua effettiva volontà di salvare la compagnia. "Nonostante l'indubbio e significativo impatto che il mancato rilancio di Alitalia potrebbe avere su Aeroporti di Roma - scrive Atlantia - non sarà per noi possibile aderire al consorzio che formulerebbe l'eventuale offerta formale" per la scadenza del 15 ottobre se molte cose non cambieranno.

 

Secondo la società "l'analisi del piano industriale Alitalia consente infatti, al massimo un rischioso salvataggio con esiti limitati nel tempo ed è ben lungi da costituire una piattaforma di rilancio della compagnia aerea". Sotto accusa è soprattutto il ruolo di Delta, che in sostanza viene accusata di voler spogliare delle rotte più redditizie la compagnia italiana e di non impegnarsi come partner industriale di lungo periodo.

toninelli di maio aereo di stato

 

La lettera piomba in una riunione tra commissari, Atlantia, Fs, Mise e Mef convocata proprio ieri. Tra i temi toccati anche quello della liquidità di Alitalia nei mesi invernali, prima della partenza effettiva della newco. La prossima settimana i soci Usa e italiani si rivedranno per un vertice teso, dopo una videoconferenza che non ha sciolto alcun dubbio.

 

 

2. IRRITAZIONE 5S: "UN RICATTO" MA CONTE VUOLE MEDIARE

Annalisa Cuzzocrea e Tommaso Ciriaco per “la Repubblica

 

Su una cosa a Palazzo Chigi sono tutti d' accordo: non può finire così. Mandare a monte la faticosa operazione di salvataggio di Alitalia perdendo uno dei soci fondamentali è un rischio che il governo non può correre. Tanto che a tentare un' ultima mediazione potrebbe essere direnttamente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, incontrando nei prossimi giorni i vertici di Atlantia.

Certo, ieri si è arrivati a un millimetro dal precipizio. Il premier convoca un vertice d' emergenza subito dopo il Consiglio dei ministri. Vuole capire quanto sia grave la situazione, dopo la lettera con cui la società dei Benetton ha posto di fatto nuove condizioni al governo.

 

luigi di maio giuseppe conte

Quanto sia a rischio l' intera operazione di salvataggio di Alitalia, a soli 12 giorni dalla scadenza dei termini per la presentazione delle offerte vincolanti. A meno di tre mesi dalla fine delle risorse che consentono alla compagnia di continuare a operare. «È un ricatto inaccettabile », dicono il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli e quello degli Esteri Luigi Di Maio. Ma bisogna fare i conti con la realtà. «Quanto costerebbe una nuova proroga?», chiede il premier.

 

«Duecento milioni di euro», risponde secco Patuanelli. Si cercano - di nuovo - alternative: ancora Lufthansa, ancora l' imprenditore boliviano Eframovich. «Ma sono credibili? », domanda ancora Conte. Nessuno risponde. Appaiono piuttosto spettri, che la politica sventola nel tentativo di non cedere alle condizioni di Atlantia. Senza crederci troppo.

 

La verità è che il governo giallo-rosso è ancora costretto a trattare. Nonostante ieri sia stato, da entrambe le parti, il giorno delle facce feroci. Di Maio - che ha già tentato per mesi e in ogni modo di trovare partner alternativi, Toto, Lotito, senza riuscirci - non vuole cedere neanche un millimetro nel duello sulla revoca delle concessioni di Autostrade. Ne ha fatto una campagna fin dal giorno del crollo del ponte Morandi.

 

buffagni alessandro profumo

Quello che ha continuato a dire, ancora ieri durante l' incontro, è che le due partite devono restare separate. Ma il capo politico M5S, ed ex ministro dello Sviluppo, sa bene che non è stato così fin dal primo momento. E che l' impegno di Atlantia per il salvataggio della compagnia aerea è sempre stato legato alla necessità di trovare un' intesa col governo sulle concessioni.

 

Dall' altra parte la società dei Benetton, con un vertice rinnovato, tenta inevitabilmente di alzare il prezzo. Si lamenta, nero su bianco, delle parole di Conte e Di Maio, che in questi giorni - il premier lo ha fatto proprio da Genova - hanno continuato a promettere la revoca con un atteggiamento apparentemente inflessibile.

 

Per Atlantia, è impossibile salvare Alitalia se il governo continuerà con le sue dichiarazioni a danneggiare le finanze della società mettendone a rischio gli equilibri.

 

È quello che il viceministro Stefano Buffagni ha definito «un ricatto». Ma le strade alternative continuano a essere una chimera. Prima del vertice politico, c' è stato ieri un altro incontro convocato d' urgenza: quello nella sede romana di Mediobanca con il direttore generale di Atlantia Giancarlo Guenzi, l' ad di Ferrovie Giancarlo Battisti e i commissari Enrico Laghi e Daniele Discepolo. Che non esista la possibilità di scovare altri soci, lo dice chiaramente in quella sede il numero uno di Fs: «Già non è sostenibile che si sfili Delta con il suo 10 o 12 per cento, figurarsi se è sostituibile Atlantia con il 35. È un' ipotesi di fantasia». Fuori non c' è la fila, insomma. Non esistono cordate alternative solide e solvibili.

 

giancarlo guenzi

Dal Mise, in realtà, continuano a filtrare i nomi di Lufthansa e Avianca.

La compagnia tedesca si starebbe riproponendo, ma il suo piano - tutto tagli ed esuberi - è già stato giudicato insostenibile dal governo precedente. Tanto meno potrebbe appoggiarlo un esecutivo spostato a sinistra. Lo stesso vale per Germán Efromovich, considerato non all' altezza al pari di Toto e Lotito.

«Non vogliamo sfilarci, ma serve un vero piano industriale», ha detto Atlantia nella riunione con Ferrovie.

 

«L' impianto attuale non consente di prevedere una redditività tale da sostenere la compagnia nel medio periodo ». Sarebbe insomma un altro salvataggio di Stato senza prospettive.

 

E quindi si torna sempre alla trattativa che nessuno dice di voler portare avanti, ma che tutti sono obbligati a ricercare. Prima della missiva che ha acceso le polveri a Palazzo Chigi si ragionava di una revoca solo parziale delle concessioni autostradali: la caducazione della sola tratta A10, un pegno da pagare per la tragedia del ponte Morandi. Da affiancare a un altro passo indietro dei Benetton, probabilmente sui pedaggi da rendere più leggeri. È questo il cuore dell' ultimo scontro. «Non pensino che ci accontenteremo solo delle dimissioni di Castellucci», fanno sapere i cinquestelle al governo, nel timore che Atlantia non voglia concedere di più.

 

Toccherà a Conte accorciare le distanze in una corsa contro il tempo, per evitare che a capodanno gli aerei Alitalia restino a terra. E con loro migliaia di lavoratori.

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."