gabanelli bonus

QUANDO IL BONUS FUNZIONA MALUS - GABANELLI: PER BICI E MONOPATTINI 500 EURO, IL SITO VA IN CRASH E SE NE APPROFITTANO I PIÙ SVELTI O I PIÙ RICCHI - PER LE VACANZE 500 EURO E MOLTI ALBERGATORI LO RIFIUTANO, VISTO CHE DOVEVANO FORNIRE LE PASSWORD DEL LORO 'CASSETTO FISCALE' AI CLIENTI (FOLLIA). ORA 500 EURO PER IL DIGITALE, MA 11 MILIONI DI ITALIANI NON SONO CONNESSI, QUINDI CON LO SCONTO CI FANNO POCO

 

VIDEO:

https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/bonus-covid-bici-vacanze-tablet-soldi-pioggia-ma-chi-stiamo-aiutando-davvero/faf60070-276b-11eb-80dd-837b5190599c-va.shtml

 

Milena Gabanelli e Fabio Savelli per il “Corriere della Sera

 

milena gabanelli

In tempi di Covid si replica la volontà politica di sempre: dare «qualcosa» a tutti, senza dare di più a chi ne ha veramente bisogno. Si chiamano bonus a pioggia. Eppure è possibile «targettizzare» gli obiettivi, perché abbiamo tanti dati e su tutto. Quando introduci un bonus destinato a una categoria, dopo qualche mese devi verificare i benefici ottenuti. Se siamo ancora al punto di partenza, il denaro erogato va solo ad aumentare il peso del debito sulle generazioni future. Oggi non sappiamo se quei soldi che lo Stato promette sono arrivati, quando, come, a chi, e soprattutto se hanno sortito l' effetto sperato.

 

Non ci mancano certo i «valutatori»: l' Istat, l' Inps, l' Agcom, la Corte dei Conti. Finora solo raramente l' intervento deciso usando la leva della fiscalità generale ha risolto qualche problema. Si potrebbe ribaltare la prospettiva; invece di dare sempre a tutti, potremmo togliere qualcosa: far pagare meno tasse a chi è in stato di necessità. Si chiamano compensazioni fiscali.

 

Prendiamo il bonus mobilità. L' emergenza sanitaria impone di affollare il meno possibile i mezzi pubblici nelle città e l' idea lodevole è di dare fino a 500 euro di sconto a chi acquista una bici (normale, elettrica o monopattino). L' annuncio parte a maggio e viene fissata al 3 novembre la presentazione della richiesta sul sito del ministero dell' Ambiente. Il noto «click day». La piattaforma Spid utilizzata per il rimborso va in crash: il server è troppo piccolo per gestire centinaia di migliaia di richieste tutte insieme. E così succede che il primo che arriva si prende lo sconto, per gli altri occorre attendere il prossimo turno perché il plafond di 215 milioni di euro si è esaurito subito. Invece di usare la tecnologia per cancellare le code fisiche, le abbiamo replicate online.

 

bonus bici

Il vizio di fondo è proprio quello di dare soldi a tutti, con una modalità dove solo i più svelti se ne avvantaggiano. Col paradosso che non sappiamo neanche con chi prendercela. Forse col pc. Sta di fatto che anche chi vive in centro, magari in una Ztl di una grande città, ed è benestante ha potuto comprare una bici elettrica di 2 mila euro con una parziale copertura da parte dello Stato.

 

Ovvero con i soldi delle tasse, anche di coloro che hanno minore disponibilità economica, vivono in zone più periferiche e sono costretti a prendere la metropolitana perché gli altri 1500 euro non possono permetterseli. Sarebbe stato più equo concedere uno sconto più alto a chi sta sotto una certa soglia di reddito e, magari, attraverso la più semplice forma di detrazione d' imposta.

 

Oppure fai gestire il click day a chi lo sa fare, come il cloud di Google ad esempio. E comunque nessuno sa quanto la misura sia servita a potenziare il trasporto privato per prevenire l' affollamento nei mezzi pubblici.

Visti i risultati si direbbe di no.

GIUSEPPE CONTE E IL BONUS MONOPATTINO

 

È appena partito il bonus connettività. Allo Stato costa 1,15 miliardi di euro usando fondi dell' Europa. Qui almeno il tetto del reddito è stato fissato: fino a 500 euro per chi ha un Isee inferiore a 20 mila euro e 200 euro per chi è sotto i 50.000 euro. Lo scopo è quello di aiutare le famiglie a comprare i dispositivi e attivare una connessione veloce, cruciale per la scuola a distanza e lo smart working.

 

Una misura nobile che rischia però di tenere fuori quel 40% di italiani privi di internet veloce; fra questi gli 11 milioni di cittadini che abitano in zone a fallimento di mercato, dove la fibra non arriva e tanto meno un' adeguata connettività a 30 mega (lo standard di efficienza minimo). Su quest' ultima fetta di popolazione alcuni operatori stanno caricando sugli utenti l' onere della messa a terra: vuol dire che per garantirsi la connettività dal pozzetto a casa devono pagare di tasca loro. Per i collegamenti privati il costo può arrivare fino a 2.500 euro.

 

A loro sarebbe destinato l' incentivo, ma dovrebbe essere più corposo, poiché gli abbonamenti degli operatori costano mediamente 400 euro all' anno e sono vincolati a 24/36 mesi. Così c' è il rischio che chi ne ha veramente bisogno, e ha margini di spesa ridotti, non faccia nemmeno richiesta del bonus, mentre chi ha già una rete veloce può ottenere un potenziamento della connettività. Un servizio che le compagnie telefoniche fanno già gratuitamente.

 

bonus vacanze

Nessuno si è poi preoccupato delle possibili frodi: chi ha una connessione in fibra può disdire l' abbonamento e farsene uno nuovo chiedendo il voucher. Inoltre il meccanismo dei controlli è inesistente e, quindi, può prendere il bonus anche chi non ne ha diritto. Il governo infatti non ha affidato l' onere dei controlli Isee all' Inps, che ha tutti i dati, ma agli operatori telefonici che a loro volta chiedono un' autodichiarazione. Se poi però salta fuori che gli utenti a cui sono stati erogati tablet e pc con lo sconto hanno mentito sul reddito, devono restituire i dispositivi.

 

Qualora non avvenisse, come è assai probabile, ci penserà lo Stato a rimborsare gli operatori telefonici. Almeno è quanto avrebbe promesso il governo in una recente riunione riservata con gli operatori. Per non dissipare risorse pubbliche, crediamo che su questo debba intervenire la Corte dei Conti.

 

 

La pandemia ha devastato l' indotto del turismo e il governo ha cercato di supportare la domanda. Anche qui l' intento è sacrosanto.

Risorse disponibili: 2,4 miliardi. Destinatarie le famiglie con Isee sotto i 40.000 euro, sotto forma di bonus da 500 euro. In questo caso gli effetti economici sulla filiera li abbiano già, e non inducono a grandi elogi poiché in pochissimi ne hanno fatto richiesta. Meccanismo troppo complicato. Per gli utenti serviva scaricare l' app «Io» che, però, non è aggiornabile sugli smartphone datati.

 

Poi accreditarsi con la piattaforma Spid, previa autenticazione con uno degli abilitatori.

bonus vacanze

L' app rilascia un Qr Code presentabile alle strutture alberghiere per ottenere uno sconto dell' 80% sulla fattura emessa fino a 500 euro e il restante 20% usabile come credito d' imposta nella dichiarazione dei redditi.

 

Alla fine di tutta la procedura il cliente si è trovato di fronte al rifiuto di molte strutture ricettive. Per caricare lo sconto dovevano dare ai clienti le password del loro «cassetto fiscale», l' area riservata gestita dall' Agenzia delle Entrate dove gli albergatori caricano i loro dati. Avrebbero dovuto subito dotarsi di sotto-password, ma spesso non è avvenuto anche perché non tutti gli alberghetti e campeggi sono tecnologicamente avanzati.

 

 

Il governo aveva immaginato oltre 5,1 milioni di domande, a fronte delle circa 1,5 presentate al 23 settembre per 689 milioni di spesa. Per sostenere la filiera del turismo sarebbero bastati maggiori contributi a fondo perduto, e alle famiglie la possibilità di detrarre direttamente una quota della fattura dalla dichiarazione dei redditi.

 

bonus vacanze 1

Ora stanno partendo i ristori per il secondo lockdown, e stavolta qualcosa sta funzionando e occorre dirlo: il ristoro avviene tramite la piattaforma dell' Agenzia delle Entrate con accredito diretto su conto corrente. E il premier Conte si è speso affinché d' ora in poi venga utilizzata questa modalità. Peccato che i rimborsi siano tarati sulle perdite di fatturato tra aprile 2020 e l' anno precedente: un mese in cui i ricavi erano al minimo anche nell' era pre-Covid.

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...