marta cartabia magistrati toghe giudici

"COSA HA RESO POSSIBILE L'UNANIMITÀ DELLE TOGHE CONTRO DRAGHI E CARTABIA?" - PAOLO MIELI INOCULA LA RISPOSTA CON PRUDENZA PELOSA: "È POSSIBILE CHE LA MAGISTRATURA ITALIANA SIA ORMAI DIVENUTA UN CORPO MALATO, CON AVANGUARDIE IMPEGNATE A COMBATTERSI A COLPI DI DOSSIER. CHE LE LORO ISTITUZIONI SIANO SPROFONDATE NEL PIÙ ASSOLUTO DISCREDITO. SE LA MAGISTRATURA ITALIANA FOSSE PRECIPITATA IN QUESTO ABISSO, COSA CHE NON CREDIAMO, ALLORA LE PRESE DI POSIZIONE DI ALCUNE TOGHE CONTRO DRAGHI E LA CARTABIA ANDREBBERO INTERPRETATE COME UN ACCORTO POSIZIONAMENTO IN VISTA DI UN CATACLISMA PROSSIMO VENTURO…"

paolo mieli

Paolo Mieli per il "Corriere della Sera"

 

Colpisce che il cento per cento dei magistrati che si sono fin qui pronunciati sulla riforma Cartabia abbiano espresso dissenso. Dissenso manifestato senza il ricorso ad eufemismi, anzi in termini assai impegnativi. È vero che due o tre di questi magistrati (quattro se comprendiamo Luciano Violante) hanno aperto qualche spiraglio al progetto messo a punto dalla ministra della Giustizia assieme a un gruppo di valenti giuristi.

mario draghi marta cartabia 1

 

Ma erano toghe in pensione: quelle tuttora in servizio hanno sparato ad alzo zero contro il provvedimento che, secondo i loro calcoli, avrebbe consentito il ritorno in libertà di centinaia di migliaia di delinquenti. Proprio così: centinaia di migliaia. E avrebbe altresì provocato la fine dello stato di diritto nonché, forse, della democrazia riconquistata con la Resistenza.

 

luciano violante

Anche personalità fino ad oggi conosciute come poco inclini alle esagerazioni hanno fatto ricorso a quel genere di toni. Sia come singoli che come capi delle organizzazioni di categoria. Ripetiamo: il cento per cento dei magistrati in servizio, presa la parola, si è pronunciato contro il progetto Cartabia votato all'unanimità dal precedente Consiglio dei ministri sostenendo che se fosse rimasto com' era e non fosse stato cambiato con una seconda decisione unanime, quella di ieri sera, avrebbe provocato al nostro Paese danni incalcolabili.

 

FRANCESCO GRECO

In casi come questo si è soliti sostenere che non tutti i magistrati la pensano come quelli che intervengono pubblicamente. Ma tenderemmo a escludere che ciò corrisponda al vero perché, se così fosse, dopo quasi trent' anni di riproposizione di questo copione, dovremmo pensare che tra pubblici ministeri e giudici non ce ne sia uno, neanche uno, capace di manifestare il proprio dissenso dal pensiero prevalente tra i colleghi. Tutti senza coraggio? Impossibile.

 

Più verosimile che, con maggiore o minore intensità, siano d'accordo tra loro. A questo punto si pone una domanda: cosa ha reso possibile questa unanimità delle toghe contro Mario Draghi e Marta Cartabia?

 

mario draghi marta cartabia

La risposta può essere di due tipi. La prima - con maggiori probabilità di esser vicina al vero - è che il precedente accordo raggiunto dalla ministra avesse un carattere eccessivamente compromissorio; che lei e i saggi che l'hanno affiancata non si rendessero conto dello spropositato numero di mafiosi, terroristi e malfattori di ogni specie che grazie al loro provvedimento (nella prima versione) avrebbero riacquistato libertà; e che l'intero Consiglio dei ministri avesse concesso luce verde a questo piano nell'intima (e cinica) certezza che qualcun altro l'avrebbe rimesso in discussione. Fosse vero, dovremmo ringraziare quei parlamentari del M5S che con rapidità, resisi conto dei rischi, hanno ottenuto il nuovo compromesso che impedirà a mafiosi, terroristi e delinquenti d'ogni risma di uscire di prigione.

PAOLO STORARI

 

E che risparmierà all'Italia un provvedimento che avrebbe «minato la sicurezza del Paese». L'altra ipotesi di spiegazione - assai meno plausibile della precedente, anzi, ammettiamolo, quasi inverosimile - è che la magistratura italiana sia ormai divenuta un corpo malato. Un insieme in cui uomini e donne si lasciano rappresentare da avanguardie impegnate a combattersi le une contro le altre a colpi di dossier.

 

MARTA CARTABIA MARIO DRAGHI

Che le loro istituzioni, a cominciare dal Csm, stiano sprofondando, anzi siano già sprofondate nel più assoluto discredito. Che correnti e sottocorrenti abbiano standard di moralità minori di quelli che avevano i partiti politici all'epoca della loro massima degenerazione.

 

Che procure, passate alla storia come templi della legalità, siano oggi sconvolte da lotte fratricide in cui è consuetudine l'accoltellamento alla schiena. Luoghi in cui sarebbe divenuto lecito nascondere le prove a vantaggio degli imputati. Dove è pratica corrente spedire anonimamente a colleghi e media verbali finalizzati a minare la credibilità di un qualche «nemico».

 

Consiglio Superiore della Magistratura

E di servirsi in tal guisa di astutissimi «pentiti» ben consapevoli dei servizi che si prestano a rendere. In questi Palazzi di giustizia sarebbe venuto meno ogni spirito di lealtà nei confronti dei capi. Capi che verranno sì sostituiti ma continueranno ad esser nominati da un Csm abbondantemente avvelenato. Se la magistratura italiana fosse precipitata in questo abisso - cosa che non crediamo, anche se qualche rischio lo si può intravedere in lontananza - allora le prese di posizione di alcune toghe contro Draghi e la Cartabia andrebbero interpretate come un accorto posizionamento in vista di un cataclisma prossimo venturo.

 

luca palamara al csm 1

Una scossa tellurica nel corso della quale potrebbero venire alla luce le malefatte di molti, talché alcuni togati avrebbero ritenuto conveniente assumere la postura di indomiti alfieri della legalità capaci di mettere con le spalle al muro l'ex Presidente della Corte costituzionale.

 

Tali posture potrebbero valere, nell'immediato, per promozioni che verranno fatte con gli stessi criteri adottati in passato. Ed essere eventualmente considerate un titolo di benemerenza nel momento in cui giungesse l'ora del redde rationem. Ma ora che il governo è stato in grado di giungere ad un secondo compromesso ci aspettiamo che i magistrati ne prendano atto e festeggino lo scampato pericolo. E che siano unanimi anche in questi festeggiamenti.

ermini eletto vicepresidente del csm 3draghi e cartabia a santa maria capua vetere 7

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...