REGIONI E BUONE RAGIONI - GIUSEPPE CONTE VUOLE METTERE LO ZAMPINO NELLA SCELTA DEI NUOVI GOVERNATORI: PENSA A FIGURE DI GARANZIA PER AGEVOLARE GIUNTE M5S-PD - IN CAMPANIA SOGNA RAFFAELE CANTONE AL POSTO DELL’ANTI GRILLINO DE LUCA CHE NON HA NESSUNA INTENZIONE DI FARSI DA PARTE…

-

Condividi questo articolo


giuseppe conte luigi di maio giuseppe conte luigi di maio

Carlo Tarallo per “la Verità”

 

Da conte a sovrano il passo è breve, e il presidente del Consiglio è già in preda alla sindrome del dominatore. Giuseppe Conte, passato nel giro di un paio di settimane dall' alleanza con la Lega a quella col Pd, agisce da leader del M5s non solo per quel che riguarda la politica nazionale, ma anche quella locale. Indiscrezioni attendibilissime segnalano un Conte scatenato sul dossier delle elezioni regionali.

stefano bonaccini stefano bonaccini

 

Non solo l' Umbria, ma tutte le regioni chiamate al voto nei prossimi mesi sono oggetto dell' attenzione del premier, che tratta, opina, mette veti, suggerisce candidati. Conte ci ha preso gusto, insomma: in Umbria sarebbe sua l' idea di un «candidato civico» che possa replicare in piccolo l' operazione che a livello nazionale gli ha consentito di restare inchiodato alla poltrona di presidente del Consiglio. Pd e M5s il prossimo 27 ottobre candideranno alla guida della regione un personaggio esterno ai partiti.

 

nicola morra (2) nicola morra (2)

Sfumate - per ragioni differenti - le ipotesi Andrea Fora o Brunello Cucinelli (come spieghiamo nell' articolo qui sopra), resta da individuare un volto per la coalizione «civica». In sostanza, il prescelto sarà un Conte in miniatura. Nelle altre regioni, il modello che ha in mente Conte è declinare il principio del «terzo uomo» in base alle diverse realtà.

 

In Emilia Romagna, ad esempio, il Pd sta cercando di convincere il M5s a sostenere il governatore uscente, il dem Stefano Bonaccini. I grillini locali non sono d' accordo ma Conte sembra possibilista: vedremo nelle prossime settimane. In Calabria sembra sempre più probabile, nonostante le smentire di rito, un sostegno di Pd e M5s a Nicola Morra, presidente pentastellato della Commissione parlamentare antimafia.

mario oliverio mario oliverio

 

Morra è rimasto fuori da tutte le nomine governative, e qualche giorno fa ha dialogato a lungo, a Roma, con il commissario del Pd calabrese, il consigliere regionale campano Stefano Graziano. Il governatore uscente, Mario Oliverio (Pd), resiste e chiede le primarie, ma le sue disavventure giudiziarie rendono problematica una ricandidatura. In questo caso, quindi, Morra potrebbe spuntarla con il benestare di Conte.

 

Ieri il Pd calabrese ha sostituito il capogruppo in consiglio regionale, Sebi Romeo, finito ai domiciliari nell' ambito di un' inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria. Al suo posto è stato scelto Domenico Battaglia, con il voto unanime di tutti i consiglieri regionali dem: «Ho accettato con grande spirito di servizio», ha detto Battaglia all' agenzia Dire, «occorre aprire una fase nuova in Calabria, guardando alle elezioni regionali rispetto a quello che è stato anche l' accordo nazionale. Inizieremo a discutere con gli altri alleati storici del centrosinistra, Leu, Socialisti e Verdi per trovare una base comune. Poi saranno inviati gli esponenti del M5s, con i quali occorrerà aprire una fase di ascolto».

raffaele cantone raffaele cantone

 

Subito dopo si è riunito il tavolo del centrosinistra, ma le affermazioni di Battaglia, che segue la strategia indicata da Graziano, fanno capire chiaramente che l' accordo con il M5s è a un passo.

 

Il dialogo tra Pd e M5s è già in corso, sotto la regia di Conte e del segretario dem, Nicola Zingaretti, anche per le altre regioni chiamate al voto tra fine 2019 e 2020: Toscana, Campania, Puglia, Veneto e Liguria. Per quello che riguarda la Campania, il premier avrebbe esternato le sue perplessità sulla ricandidatura del governatore uscente, Vincenzo De Luca del Pd, trovando una sponda in Andrea Orlando e proponendo a Zingaretti una intesa su un nome «terzo», come quello di Raffaele Cantone.

VINCENZO DE LUCA VINCENZO DE LUCA

 

Naturalmente lo sceriffo di Salerno non ha alcuna intenzione di farsi da parte, e nel suo entourage la notizia del «veto» di Conte è stata commentata con una buona dose di sarcasmo. De Luca è infatti già in piena campagna elettorale, e se fosse vittima di un colpo di mano si candiderebbe ugualmente a capo di una coalizione di liste civiche, rendendo impossibile una vittoria giallorossa. In molti, tra gli addetti ai lavori della politica campana, immaginano il momento in cui Giuseppe Conte chiederà a Vincenzo De Luca un passo indietro, e la prevedibile reazione del vulcanico governatore.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

MADONNA? EVITA-LA! – QUELLA VOLTA CHE MADONNA VENNE A ROMA PER LA PRIMA DI “EVITA’’ E SI INCAZZÒ FACENDO ASPETTARE IL PUBBLICO PER UN’ORA E MEZZO - IL PATTO ERA CHE SUA FIGLIA, LOURDES, VENISSE BATTEZZATA NEGLI STESSI GIORNI DAL PAPA ALLA PRESENZA DEL PADRE, CHE SI CHIAMAVA JESUS - IL PRODUTTORE VITTORIO CECCHI GORI CONOSCEVA UN CARDINALE: “PRONTO, AVREI MADONNA, L’ATTRICE, CHE VORREBBE BATTEZZARE LA FIGLIA, LOURDES, COL PADRE, JESUS… E SE FOSSE DISPONIBILE IL PAPA…” – VIDEO

DAGOREPORT - CON AMADEUS, DISCOVERY RISCHIA: NON È UN PERSONAGGIO-FORMAT ALLA STREGUA DI CROZZA E FAZIO. È SOLO UN BRAVISSIMO CONDUTTORE MA SENZA UN FORMAT FORTE CHE L’ACCOMPAGNI, SARÀ DURISSIMA FAR DIGITARE IL TASTO 9. NELLA TV DI OGGI I PRODUTTORI DI CONTENUTI VENDONO CHIAVI IN MANO IL PACCHETTO FORMAT+CONDUTTORE ALLE EMITTENTI - ALLA CRESCITA DI DISCOVERY ITALIA, NEL 2025 SEGUIRA' ''MAX'', LA PIATTAFORMA STREAMING DI WARNER BROS-HBO CHE PORTERÀ A UNA RIVOLUZIONE DEL MERCATO, A PARTIRE DALLA TORTA PUBBLICITARIA. E LE RIPERCUSSIONI RIMBALZERANNO SUI DIVIDENDI DI MEDIASET E LA7 - A DIFFERENZA DI RAI E IN PARTE DI MEDIASET, DISCOVERY HA UNA STRUTTURA SNELLA, SENZA STUDI DI REGISTRAZIONE, SENZA OBBLIGHI DI ASSUNZIONI CLIENTELARI NÉ DI FAR TALK POLITICI - LIBERI DI FARE UN CANALE5 PIÙ GIOVANE E UN’ITALIA1 PIÙ MODERNA, IL PROSSIMO 9 GIUGNO DOVRANNO DECIDERE SE FARE O MENO UNO SPAZIO INFORMATIVO. NEL CASO IN CUI PREVARRA' IL SÌ, SARÀ UN TG MOLTO LEGGERO, UNA SORTA DI ANSA ILLUSTRATA (E QUI RICICCIA L'OPZIONE ENRICO MENTANA)    

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING...