pierferdinando casini

UNA REPUBBLICA FONDATA SU PIERFURBY: PER CASINI E' L'UNDICESIMO RITORNO IN PARLAMENTO - IL SUO "ESORDIO" RISALE AL 1983, QUANDO GORBACIOV DOVEVA ANCORA ARRIVARE ALLA GUIDA DELL'UNIONE SOVIETICA - IL SUO PRIMO VICINO DI BANCO E' STATO SERGIO MATTARELLA: “CERTO, GUARDANDOLO OGGI, A COM’È DIVENTATO EMPATICO, MI CAPITA DI DIRGLI CHE LA 'GRAZIA DI STATO' ESISTE, ECCOME. ERA COSÌ TACITURNO…” – IL VIDEO STRACULT CON RENZI E FRANCESCHINI

 

Aldo Cazzullo per corriere.it

Il decano Casini  sfoggia cravatta con tricolore come quelle regalate dalla Meloni ai suoi parlamentari

 

 

CASINI

Tommaso Labate per corriere.it

 

CASINI RENZI

«Era da diverso tempo, all’epoca lavoravo all’ufficio Stampa e propaganda della Dc, che suggerivo al segretario Arnaldo Forlani di andare a parlare con Bettino Craxi di una certa questione. Passano i giorni, le settimane, ma niente. “Ha parlato con Craxi?”, gli chiedevo, dandogli sempre del lei. Niente, glissava. Finché un giorno, eravamo nell’aula della Camera, Forlani mi fa: “Vai tu a parlare con Craxi, digli che ti mando io”. “Ma io non lo conosco”, replico. E lui: “Ma lui sicuro conosce te. Vai!”.

 

Raggiungo Craxi, che stava con De Michelis e Martelli. Il tempo di accennare alla questione e lui fa tipo un grugnito, che anticipa una serie di improperi. Non sapendo che pesci prendere, non avevo neanche trent’anni, decido di fare appello a un minimo di decoro: “Presidente — gli dico — se lei mi risponde così, è inutile che continuiamo a parlare”. Fu come una formula magica. Cambiò atteggiamento in un secondo, mi prese sottobraccio...».

 

PIER FERDINANDO CASINI

Nel giorno del suo undicesimo primo giorno di scuola in Parlamento — tanti quanti sono le legislature che ha assommato nel suo curriculum, compresa quella appena nata — Pier Ferdinando Casini riavvolge il nastro dei ricordi di una vita passata dentro la Camera, che poi ha anche presieduto, e dentro il Senato, dove siede tutt’ora. La prima volta era stata il 12 luglio 1983, un anno e un giorno dopo la vittoria dell’Italia di Bearzot ai Mondiali di Spagna. Tanto per dire: Gorbaciov sarebbe arrivato alla guida dell’Unione sovietica due anni dopo l’ingresso nelle istituzioni di Casini, che sta ancora là.

 

L’Italia dei partiti, il meccanismo delle correnti, gli ingranaggi di precisione su cui si reggeva la democrazia. Quelle Aule in odore di sacralità. E l’antico adagio della Prima Repubblica secondo cui fuori dal tuo partito trovavi gli avversari, mentre dentro — semmai — potevano annidarsi i nemici. «Il primo voto, proprio il primo, fu per una comunista.

PIER FERDINANDO CASINI AL SEGGIO ELETTORALE

 

Per Nilde Iotti presidente della Camera», ricorda oggi Casini. «Una donna dal carisma unico, alla cui esperienza alla guida di Montecitorio mi sarei richiamato diciotto anni dopo, andando io a presiedere la Camera». L’incontro faccia a faccia: «Fu per uno dei primi retroscena sui giornali, firmato da Augusto Minzolini. Aveva scritto che avevo votato in Aula al posto di un mio collega; che avevo fatto il “pianista”, insomma. Non era vero. Sentii violate le mie prerogative di deputato, pensi lei, oggi succederebbe ogni due minuti. Le scrissi, mi ricevette. “La tuteleremo”, mi disse nell’incontro».

 

E poi il primo voto per il presidente della Repubblica, 1985, l’anno di Cossiga. «Deve sapere», ricorda Casini, «che io avevo una grande stima per Saragat. Lo incontro dopo che aveva appena votato. E allora prendo il coraggio a due mani e inizio a seguirlo, con l’obiettivo di fermarlo e di presentarmi. Arrivo a pochi passi da lui e niente, all’improvviso mi manca proprio il coraggio e lascio perdere. Non mi sarebbe mai capitata un’altra occasione...».

 

casini

Perché una volta, in quell’Italia così lontana, in quelle Aule così uguali ma così diverse da oggi, «certe cose non te le permettevi. Non ti sognavi nemmeno di proporti come sottosegretario se eri un neo-eletto, tanto per dirne una». Ancora avversari: Alessandro Natta, segretario del Partito comunista italiano. «Un giorno gli dissi che avevo frequentato il Liceo “Galvani” a Bologna. Lui, fine latinista, da lì in poi iniziò a parlarmi in latino. “Segretario, ma io non capisco il latino”. E Natta: “Scusa, ma tu non hai fatto il Galvani?”».

 

Quegli stessi corridoi in cui oggi si trovano le sue stanze, a Palazzo Giustiniani, Casini li calpestò la prima volta andando a trovare il vecchio Amintore Fanfani. «Intervengo nella direzione della Dc sul tema dei “Gip”, i gruppi di impegno politico, le sezioni di ambiente del partito nei luoghi di lavoro.

PIERFERDINANDO CASINI VITTORIO SGARBI

 

Una questione all’apparenza laterale, di quelle che però alla vecchia guardia non sfuggivano. Martinazzoli mi disse che Fanfani voleva parlarmi e di raggiungerlo nel suo studio. Mi aspettava con una matita di quelle a doppia punta, rossa e blu. Prese il mio intervento in direzione e inizio a scriverci sopra. “Ecco, mi aspetto che torni tra qualche giorno con tutte le correzioni fatte. Adesso puoi andare”».

 

In quarant’anni di Parlamento, Casini ne ha viste di ogni. Il cappio nell’Aula della Camera sventolato dal leghista Luca Leoni Orsenigo, Bettino Craxi e la chiamata in correità sul finanziamento dei partiti a cui gli altri risposero col silenzio, il sistema che cambiava, il vecchio che andava via, il nuovo che sarebbe arrivato.

 

E qualche piccolo errore di valutazione: «Il giorno in cui approviamo il Mattarellum, che la Dc aveva congegnato per assicurarsi la maggioranza in Parlamento grazie ai voti del Sud Italia, all’uscita di Montecitorio incrocio Gianfranco Fini. Lui mi fa: “Oggi è una delle ultime volte che metto piede qua dentro”. La Dc sarebbe scomparsa, Fini stava per diventare uno dei protagonisti della scena politica».

casini franceschini

 

La storia, quella di Casini, va avanti. Il suo primo vicino di banco oggi è al Quirinale. «Entriamo insieme alla Camera, eletti per la prima volta nel 1983, entrambi assegnati alla Commissione Affari costituzionali. Tarcisio Gitti mi dice: “Ti dispiace se votiamo Mattarella capogruppo della Dc in quella commissione?”. Certo, guardandolo oggi, a com’è diventato empatico, mi capita di dirgli che la “grazia di Stato” esiste, eccome. Era così taciturno...».

CASINI E FRANCESCHINI CON RUMORpierferdinando casini LETTA CASINIsergio mattarella e pierferdinando casini

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…