donald trump capitol hill

IL RITORNO DEGLI ARCI-TRUMPIANI - WASHINGTON ALZA LE BARRICATE E SI FA TROVARE PRONTA (ALMENO QUESTA VOLTA) PER LE NUOVE MANIFESTAZIONI DEI SOSTENITORI DI TRUMP: DOPO L’ASSALTO A CAPITOL HILL DI GENNAIO I MANIFESTANTI SCENDONO IN PIAZZA PER I “PRIGIONIERI POLITICI”, OVVERO I PAZZI INCRIMINATI PER LA RIVOLTA – MA I NUMERI NON SARANNO QUELLI DI GENNAIO: I PROUD BOYS SI SONO TIRATI INDIETRO PARLANDO DI UNA TRAPPOLA – LA RIVELAZIONE SU TRUMP: DOPO LA GUERRIGLIA GLI FURONO LIMITATI I… - VIDEO

 

Flavio Pompetti per "il Messaggero"

 

donald trump

Melania Trump non ha alzato un dito il sei di gennaio scorso per fermare l'orda di dimostranti che si stava abbattendo sul Campidoglio. La sua assistente Stephanie Grishman la invitò a lanciare un messaggio su Twitter per ricordare che l'espressione del dissenso è un diritto, ma non può tracimare nell'abuso della violenza. La first lady rispose al messaggio con un lapidario: «No».

 

assalto a capitol hill 2

Continuò a visionare quella mattina un fascicolo di fotoritratti che un fotografo aveva scattato con lei, e che sarebbero stati pubblicati su una rivista di moda, come ha raccontato di recente un servizio mandato in onda dalla Cnn. Ieri è emerso un altro particolare di quei giorni drammatici: secondo l'ultimo libro di Bob Woodward e Robert Costa, i fatti del 6 gennaio spinsero il capo dello stato maggiore congiunto Mark Milley a limitare la possibilità che il presidente ordinasse un attacco militare pericoloso o lanciasse un'arma nucleare.

donald trump 1

 

La rivelazione arriva nel giorno in cui si torna a parlare dell'assalto al Campidoglio: sabato è prevista una manifestazione degli ultrà di Trump a sostegno delle persone arrestate dopo i fatti del 6 gennaio. La polizia della Capitale teme nuovi disordini. Il controllo della piazza a Washington è di nuovo di attualità, mentre viene ripristinata la recinzione di sicurezza intorno al Campidoglio, e mentre si attende l'arrivo dei manifestanti che fra tre giorni torneranno a schierarsi davanti ai palazzi del potere. Il tema del raduno è la sorte dei loro colleghi che sono stati incriminati dopo il saccheggio del parlamento il sei di gennaio.

 

assalto a capitol hill 3

Quel giorno 850 appartenenti al movimento che rifiuta di accettare la sconfitta elettorale di Donald Trump alle elezioni dello scorso novembre entrarono nel palazzo dalle finestre infrante e dalle porte dove avevano vinto la resistenza della polizia capitolina. Misero a soqquadro il palazzo in cerca di politici democratici da impiccare e uscirono molte ore dopo, lasciandosi alle spalle cinque morti e 138 feriti, alcuni tra le loro stesse fila, ai quali si sono poi aggiunti nei giorni successivi i suicidi di quattro poliziotti annientati dalla consapevolezza di essere venuti meno al loro compito.

 

i quattro poliziotti che si sono suicidati dopo l'assalto a capitol hill

TENSIONE Sabato sarà un giorno di confronto secondo il capo della polizia del Capidoglio Thoams Manger, il quale ha osservato del «chiacchiericcio sospetto» che circola su Internet, e questa volta le forze dell'ordine sono determinate a farsi trovare pronte. I numeri della protesta saranno ben diversi rispetto a nove mesi fa, forse sotto le mille presenze. Il gruppo dei Proud Boys ha allertato i suoi aderenti che la manifestazione è una trappola, intesa per identificare e arrestare chi si presenterà, e ha invitato alla diserzione. Il movimento è comunque determinato a far sentire la sua voce.

 

assalto a capitol hill 4

Al suo interno la narrativa del sei gennaio è stata riscritta per definire prigionieri politici 615 manifestanti che hanno in seguito ricevuto incriminazioni penali di vario titolo. A promuovere l'evento è stata Look Ahead America, organizzazione patriottica guidata da Matt Braynard, un ex dipendente della campagna elettorale del tycoon. Braynard ha chiesto ai partecipanti di comportarsi pacificamente, ma l'Fbi ha già lanciato da giorni l'allerta per il timore di manifestanti violenti e armati.

 

assalto a capitol hill 1

La tensione è ancora alta nell'area capitolina. Ad aprile un folle si è lanciato con una vettura contro le barricate che proteggono i palazzi e ha ucciso un agente. Ad agosto un altro ha preteso di avere l'auto imbottita di esplosivo e di farlo esplodere se Biden non lo avesse ricevuto. Lunedì un uomo con fucile e baionetta è stato arrestato presso la sede del comitato nazionale del partito democratico.

poliziotti a capitol hillscontri capitol hill 2scontri capitol hill 1assalto a capitol hill 2capitol hillASSALTO CAPITOL HILLrivolte a capitol hillassalto a capitol hill 1scontri a capitol hill

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…