L’ACCORDO M5S-PD NON FUNZIONA FINCHÉ RENZI CONTINUA A CONTROLLARE I GRUPPI PARLAMENTARI: LO SCHIAVETTO DELLA BOSCHI POTRÀ DECIDERE QUANDO VORRÀ DI FARLO MORIRE PER LANCIARE IL SUO PARTITO STRONCANDO COSÌ IL PD DI ZINGA - QUINDI IN ORDINE DI POSSIBILITÀ: 1. GOVERNO BIS CON LEGA - 2. VOTO - 3. GOVERNO COL PD

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Armata PD - Renzi Zingaretti Armata PD - Renzi Zingaretti

Carlo Bertini per “la Stampa”

 

Raccontano che perfino Dario Franceschini, il più sbilanciato dei big del Pd favorevoli al governo con i grillini, vada dicendo nelle sue telefonate che bisogna aver cura di evitare di finire schiacciati dalle mosse di Renzi. Il quale ancora controlla i gruppi parlamentari e condizionerà le mosse del Pd almeno fino a quando (e se) darà vita ad una sua forza autonoma. Per questo Nicola Zingaretti è molto cauto sul governo Pd-5 stelle: non solo perché convinto che il riavvicinamento tra Salvini e Di Maio possa magari produrre martedì un colpo di scena con le dimissioni di Conte congelate. Ma perché sa che chi ha allestito la sala parto per far nascere un esecutivo con i grillini, cioè Matteo Renzi, potrà decidere quando vorrà di farlo morire.

NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI

 

Stroncando così il Pd per poi far nascere una sua forza stile Macron. Timore giustificato e condiviso da tutto il suo stato maggiore: l' unica soluzione individuata per sminare l' ex premier è di allargare la base parlamentare con fuoriusciti di Forza Italia, facendo nascere un nuovo gruppo parlamentare sul modello Ncd. Ci sono infatti due numeri che in questi giorni di ambasce occupano i pensieri del leader. Due numeri legati a filo doppio a colui che Calenda definisce "il capo di un partito parallelo". I numeri dei gruppi parlamentari.

IL MEME DI OSHO SU RENZI DOPO LA VITTORIA DI ZINGARETTI ALLE PRIMARIE IL MEME DI OSHO SU RENZI DOPO LA VITTORIA DI ZINGARETTI ALLE PRIMARIE

Ovvero una trentina di senatori su 51 e una sessantina di deputati su 111, gravitanti ancora nell' orbita dell' ex leader.

 

Quelli delle due correnti "Base Riformista" di Guerini-Lotti e "Sempre Avanti" di Giachetti-Boschi, oltre ai seguaci di Matteo Orfini. Luciano Nobili renziano duro e puro ad esempio ha già detto che la riforma Bonafede sulla giustizia sarebbe per il Pd indigeribile. E così sarebbe se qualcuno volesse scardinare il jobs act. Ma pure sul taglio dei parlamentari così come imbastito ci sarà da discutere. Insomma basta una miccia accesa per far saltare tutto nel giro di due giorni.

 

MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI

Tutti lo sanno e nessuno ancora lo dice, ma il vero assillo del segretario è che se nascesse un governo con i cinque stelle non sarebbe lui solo a dare le carte della partita: la golden share sarebbe nelle mani di Renzi. E se dalle trattative incrociate venisse fuori un governo ascrivibile a Renzi e non a Zingaretti, il segretario vedrebbe il suo ruolo così indebolito da dover mettere perfino in conto di abbandonare la leadership. Anche per questo alza le asticelle e chiede un esecutivo di lunga durata che abbia larga base parlamentare.

 

CARLO CALENDA CARLO CALENDA

Allargata anche ai delusi di Forza Italia. Mossa tattica che certo non piace troppo ai grillini.

È perciò si moltiplicano quelli che gli suggeriscono di porre una condizione stringente per accendere i motori sotto questo avveniristico prototipo di gabinetto. Ovvero che sia lui stesso, Nicola Zingaretti, il premier. Ipotesi non esclusa dagli sherpa grillini in questi giorni, che però il segretario ha in questa fase accolto come una boutade. Ma che vari dirigenti del partito sanno essere l' unica in grado di equilibrare i rapporti con i 5 stelle, altrimenti sbilanciati in parlamento.

 

renzi franceschini by osho renzi franceschini by osho

A Montecitorio e a Palazzo Madama infatti, il M5s vanta il doppio dei deputati e senatori del Pd e dunque potrebbe decidere a suo piacimento come e quando mettere sul tavolo l' arma più estrema della caduta del governo.

E solo la premiership garantirebbe al Pd di disporre della stessa arma, perché come si sa un governo cade se il premier si dimette, ma se si dimette un vicepremier non è la stessa cosa.

 

Per tutte queste ragioni il leader Pd resta scettico su un' operazione considerata «complicatissima», in cui ogni mossa avrà il suo valore. Per prima cosa verrà monitorato come arriveranno le delegazioni al Colle quando si aprirà la crisi. Se il centrodestra si presentasse unito con Salvini, la Meloni e Berlusconi sarebbe un segnale assai negativo.

Anche per il Quirinale che aspetterà di vedere se esiste davvero una possibile larga base parlamentare come quella chiesta da Zingaretti. E tra le ragioni per cui Zingaretti appare molto restio a lanciarsi c' è la tenuta del Pd che lui vorrebbe garantire. E i movimenti tellurici nel partito si sprecano. Da Calenda che minaccia di fondare un suo partito, alle ambizioni di altri pezzi grossi.

meme sulla crisi di governo salvini berlusconi meloni meme sulla crisi di governo salvini berlusconi meloni

 

A Delrio che ha ipotizzato pure la modalità di un contratto alla tedesca, il segretario ha fatto sapere di non gradire, dicendosi furioso con chi fa in questa fase salti in avanti.

«Graziano pensa di poter fare lui il premier...», è uno dei veleni che scorrono in casa Dem.

 

 

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