Mappa canta. Tutto ciò che il generale russo Igor Konashenkov ha evitato di dire nel briefing giornaliero presso il ministero della Difesa è apparso impietosamente alle sue spalle: nella mappa aggiornata sulla posizione delle truppe nella regione di Kherson, si vede chiaramente lo sfondamento degli ucraini da Nord, lungo il fiume Dnepr.
Nel giorno della ratifica da parte del Senato russo delle quattro annessioni, Konashenkov non ha menzionato perdite a Kherson. E tuttavia alla lista dei villaggi riconquistati dalle forze di Kiev, se ne aggiungono altri sette, tra cui Davydov Brod, Staroselye, Bolshaya Aleksandrovka, Velyka Oleksandrivka, Novopetrivka. Il cuneo della controffensiva ucraina sta puntando in direzione di Nova Kachovka, città strategica sulla riva sinistra del Dnepr dove i russi stanno ripiegando.
La crisi operativa in cui versa la cosiddetta "operazione speciale", come ancora a Mosca chiamano l'invasione, emerge sia dai commenti di alcuni giornalisti russi, sia, soprattutto, dalle chat dei blogger militari. "Non abbiamo abbastanza uomini, siamo stanchi. I territori non li teniamo più, non ci saranno buone notizie nel prossimo futuro: né dal fronte di Kherson, né da Lugansk", scrivono sui canali telegram. "Ci hanno chiuso a tenaglia", "gli ucraini possono fare operazioni di sbarco colpendoci al fianco", "ci ritiriamo".
Riferiscono pure di un trucco usato dai soldati di Kiev: disegnare la Z e la V dell'esercito russo sui propri tank, per confondere il nemico. Cosa che si possono permettere di fare solo grazie ai moderni sistemi di comunicazione dell'Occidente che sventano il fuoco amico. "Putin è con le spalle al muro", avverte la Cia. "Può essere pericoloso". Il riferimento è all'utilizzo di armi tattiche nucleari, rilanciato dal Times: citando documenti di intelligence Nato, il quotidiano inglese sostiene che il presidente russo stia per ordinare un test atomico vicino al confine dell'Ucraina "come gesto dimostrativo".
A spingere Putin verso l'atomica è soprattutto il leader ceceno Ramzan Kadyrov. Sabato, dopo la ritirata russa da Lyman, Kadyrov ha inveito contro i vertici militari accusandoli di essere sconnessi dalla realtà e di non informare propriamente Putin. Poco dopo Evgenij Prigozhin, capo e fondatore della Brigata mercenaria Wagner, si è complimentato con Kadyrov: "Ben detto Ramzan. Inviate tutta questa immondizia a piedi nudi direttamente al fronte".
Secondo Andrej Pertsev, analista russo con ottime fonti al Cremlino, i due starebbero complottando per rovesciare il ministro della Difesa Sergej Shojgu. Kadyrov e Prigozhin hanno a disposizione due eserciti privati che si stanno rivelando decisivi sul terreno. In questo momento godono perciò della totale fiducia di Putin, ma - stando a Pertsev - anche dei suoi fedelissimi, come l'ex guardia del corpo e attuale governatori di Tula, Aleksej Djumin, e l'ex governatore di Jaroslav e ora assistente del presidente, Dimitrij Mironov. Djumin (da anni considerato tra i delfini di Putin papabili per la successione) sarebbe l'uomo che aspirerebbe a prendere il posto di Shojgu.
Sull'andamento delle controffensive a Est e Sud il governo di Kiev mantiene il silenzio. In compenso, il presidente Zelensky ha firmato il decreto con cui stabilisce l'impossibilità di intrattenere negoziati finché al potere ci sarà Putin. Sarà guerra fino alla fine.