renzi ius soli

C’È UN NUOVO NAUFRAGO A LARGO DEL CANALE DI SICILIA: E’ IL BULLETTO MATTEO RENZI - IL SILURAMENTO DELLO “IUS SOLI” E’ LA SUA ENNESIMA SCONFITTA: HA PROVATO A FORZARE PARLAMENTO E GOVERNO E INVECE GENTILONI GLI HA FATTO CAPIRE CHE NON CI SONO I NUMERI - E MATTARELLA AVEVA GIA' SENTENZIATO: "SE CADE GENTILONI..."

1 - IL TIMORE DI «CADERE» CON LA FIDUCIA LA BATTUTA DI RENZI: PACE COL MONDO

GENTILONI E RENZIGENTILONI E RENZI

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

 

«Pace col mondo...». Raccontano che Matteo Renzi abbia reagito con una battuta conciliante alla telefonata del presidente del Consiglio, che a metà pomeriggio gli comunicava la (sofferta) decisione di stoppare la legge sulla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia. «Matteo, non ci sono le condizioni per forzare - è stata la spiegazione di Paolo Gentiloni -. Al Senato non abbiamo i numeri e, se mettiamo la fiducia, il governo cade». E Renzi, che ci aveva messo la faccia sfidando tutto e tutti: «Paolo lo sai, per me era un provvedimento importante. Ma capisco le preoccupazioni per la tenuta della maggioranza e mi rimetto alle tue decisioni».

 

renzi mattarella gentilonirenzi mattarella gentiloni

Al Nazareno la notizia era attesa e temuta, eppure tra i dirigenti del Pd c'è chi insinua che Gentiloni «non ha avuto la forza di imporre ad Alfano il provvedimento». E non per un problema di voti. «I numeri al Senato ci sono», è il leitmotiv dei renziani. Ma il premier ha alzato lo sguardo rispetto alle dinamiche parlamentari e si è assunto in prima persona la responsabilità del rinvio, maturando, come ha spiegato ai collaboratori, «una scelta di realismo».

 

MANIFESTANTE PRO IUS SOLIMANIFESTANTE PRO IUS SOLI

L'Italia vive un momento drammatico per gli sbarchi e Gentiloni spera che le trattative sui flussi migratori con i partner europei portino presto a sviluppi positivi. Perché buttare un cerino su una catasta di legna? In questo clima, con i sindaci di piccoli Comuni che rifiutano di accogliere i migranti e Salvini che stasera sbarca a Civitavecchia, Gentiloni ha fiutato il rischio di «incendiare il Paese» portando in Aula una mina come lo ius soli. «C'è troppa voglia in giro di scatenarsi su questo tema - è l' assillo che il premier ha confidato ai suoi -. Non possiamo permetterci di far cadere il governo e offrire una carta vincente alle destre».

 

A settembre, si augura Gentiloni, questa torrida estate sarà finita e forse Alfano si rassegnerà a votare a favore, come gli ha promesso. Al ministro degli Esteri e leader di Ap i renziani addossano il peso di una sconfitta politica per il loro leader. «Se Alfano avesse detto sì, i suoi senatori non lo avrebbero seguito, perché sono sotto la minaccia di Salvini. Chi vota la legge non sarà nelle liste elettorali».

IUS SOLI IUS SOLI

 

Fermare la riforma non è stato indolore per Gentiloni, favorevole a una legge sostenuta dal mondo cattolico e del volontariato. Ma il premier sente di aver fatto la cosa giusta, «evitando che una scelta di civiltà si trasformi in una guerra di odio». La reazione di Renzi, che non vuole aprire un fronte di fibrillazione anche con il governo, è improntata alla cautela. Ma qualche tensione deve essersi innescata se un alto dirigente dem la legge così: «Non è Renzi che ha fatto una figuraccia, è il governo che non ci fa una bella figura sulla tenuta della maggioranza». E poi, sottovoce: «La legge di bilancio ce la approviamo da soli? Se non passa, ognuno si assumerà le sue responsabilità».

 

2 - RENZI: VICENDA COSTATA AL PD 2 PUNTI AL MESE NEI SONDAGGI

Marco Conti per “il Messaggero”

 

IUS SOLI    IUS SOLI

La maggioranza non c'è più e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ne prende atto in una domenica pomeriggio di luglio. Non c'è sullo ius soli e non c'è per ora, sostiene il presidente del Consiglio che promette il suo impegno per approvare in autunno la legge che assegna la cittadinanza ai minori nati in Italia, da genitori stranieri. Dopo giorni di attesa la questione si chiude. Complice il calendario cinico e baro di palazzo Madama, ma anche per colpa o merito - a seconda dei punti di vista - soprattutto dei centristi di Ap che non garantiscono al premier numeri certi a palazzo Madama.

IUS SOLIIUS SOLI

 

IL SONDAGGIO

Il rischio di andare sotto su un voto di fiducia era forte e «Paolo non se l'è sentita», sostengono dalle parti del Nazareno dove da giorni attendevano una scelta. Fosse stato per Renzi - che ieri è stato informato da Gentiloni della decisione - la fiducia l'avrebbe messa da tempo anche perché - ha sostenuto ieri con i suoi il segretario Pd - «questo temporeggiare ha fatto perdere al Pd mezzo punto a settimana» anche per «l'assurdo link con la vicenda dei migranti che non c'entra nulla».

 

ius soli cittadinanza italiana agli immigrati ius soli cittadinanza italiana agli immigrati

Due punti al mese, sono troppi anche per uno che dice di guardare poco i sondaggi. Ma Gentiloni - malgrado la sensibilità in tema di diritti - non è tipo da azzardi. Soprattutto non può permettersi quel che ieri l'altro Pier Ferdinando Casini suggeriva. Ovvero risolvere la questione «nelle sedi proprie» riunendo il consiglio dei ministri dove sarebbe toccato ad Alfano alzarsi e dire quel no alla fiducia che avrebbe indebolito fortemente il governo. Sarebbe stata questa la certificazione di quello che ormai da tempo avviene al Senato dove il capogruppo del Pd Luigi Zanda è costretto a fare salti mortali perchè la maggioranza c'è solo sulla carta.

 

MIGRANTI NEI CENTRI ACCOGLIENZAMIGRANTI NEI CENTRI ACCOGLIENZA

Colpa della scissione di Mdp dal Pd e della corsa che molti esponenti centristi stanno facendo verso FI e che Berlusconi nei giorni scorsi ha bloccato proprio per evitare un precipitare della situazione che porterebbe il Paese al voto in autunno. Il rinvio dello ius soli a settembre, e la contemporanea e un po' paradossale promessa di Alfano di votarlo al Senato dopo averlo votato alla Camera, permettono invece al governo di prendere tempo ed evitare che si traggano ora conclusioni sulla tenuta della maggioranza.

 

Ma con l'avvicinarsi delle urne in Ap i maldipancia sono destinati ad aumentare, e il ministro Costa ora non solo minaccia le dimissioni, ma strizza l'occhio al Cavaliere. E così lo slittamento deciso ieri rischia di certificare l'impotenza della maggioranza che rende l'esecutivo fragile e ben lontano dall'essere il governo del Presidente.

 

MIGRANTI A BARIMIGRANTI A BARI

Almeno non certo dell'attuale inquilino del Quirinale dove la vicenda dello ius soli viene seguita con estrema attenzione anche in vista di quello che sarà l'appuntamento decisivo di fine legislatura, il varo della legge di Bilancio, e l'atteso tentativo di riforma della legge elettorale. Se però questa è l'aria, in autunno - quando si chiuderà anche l'ultima finestra elettorale - il tana-liberi-tutti dei tanti parlamentari in cerca di un seggio più o meno sicuro, renderà la situazione esplosiva. Matteo Renzi dal giorno dell'uscita del suo libro ha rimesso ogni scelta nelle mani del presidente del Consiglio: «Decide Paolo, se mette la fiducia la votiamo». Ieri il vicesegretario del Pd Martina non è stato da meno schierandosi a fianco di Gentiloni pur ribadendo il sostegno del Pd allo ius soli.

MIGRANTI A BARI  MIGRANTI A BARI

 

LA RESA

Mettere nella mani del premier ogni decisione, significa far assumere a Gentiloni non tanto o non solo le eventuali conseguenze politiche qualora il governo dovesse non incassare la fiducia, ma anche le non meno pesanti responsabilità dei rinvii che mostrano come la maggioranza abbia cominciato a segnare il passo. L'irritazione di Mdp nei confronti della scelta del governo è forte.

 

RENZI E I MIGRANTIRENZI E I MIGRANTI

La richiesta della capogruppo Guerra di votare la legge senza ricorrere al voto di fiducia punta a far venire allo scoperto Pd e Ap più che ad incassare il varo di un ddl appesantito da 50 mila emendamenti, ma mette inevitabilmente nel mirino anche il governo Gentiloni al quale Mdp ha già promesso vita non facile sulla legge di Bilancio. Per evitare di essere nuovamente chiamato in ballo come possibile killer della legislatura, Renzi continua a stare un passo indietro lasciando al premier il compito di valutare se e come andare avanti.

 

RENZI E I MIGRANTIRENZI E I MIGRANTI

Lo ha fatto sullo ius soli e intende farlo anche sugli altri provvedimenti che presto andranno all'esame del Senato e sui quali rischia di ripetersi lo stesso film: a cominciare dal ddl concorrenza che da due anni il Parlamento si rimpalla. Ovviamente, malgrado il silenzio e l'atteggiamento zen, il segretario del Pd - come si coglie anche nel libro - continua ad avere forti dubbi sui motivi che hanno sinora impedito di anticipare le elezioni di qualche mese. Lo ius soli, come di recente ha ricordato Matteo Orfini, era tra questi.

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”