marattin boschi

UN SACCO BULLO: LUIGI MARATTIN, IL TELE-PICCHIATORE PREDILETTO DI RENZI CHE LE SUONA A DEM E GRILLINI - IL RITRATTONE DI "LIBERO": "NELLA BABY GANG DI ITALIA VIVA È LUI IL PIÙ RICERCATO ASSALTATORE MEDIATICO: DALLA POLEMICA CON FRANCESCHINI AI TAFFERUGLI ALLA CAMERA. A DIFFERENZA DI BURIONI, MARATTIN È UN SECCHIONE ANCHE IRONICO, COL MANGANELLO DI VELLUTO" – LE VOCI DI UNA PRESUNTA LIAISON TRA MARATTIN E LA BOSCHI...

Alessandro Giuli per “Libero Quotidiano”

 

marattin

L'onorevole Luigi Marattin non dovrebbe apparire alla tivù in fascia protetta: è spaventoso. Un mostro di bullismo e destrezza che lo rendono la prima scelta di autori e conduttori alla ricerca dello splatter per un copione destinato alla buona audience. Nella baby gang di Italia Viva è lui il più ricercato assaltatore mediatico, dopo il maestro e leader politico Matteo Renzi di cui è il tirapugni prediletto dacché fu ingaggiato come consigliere economico a Palazzo Chigi nel 2014.

 

Tuittatore seriale, se non proprio social-dipendente, manganellatore di veri o presunti colleghi economisti al servizio delle idee sbagliate, Marattin è il ritratto della competenza contundente di una sinistra alla quale piace fare la destra riuscita. È senza dubbio un esperto di cose economiche (ramo amministrazioni pubbliche), il Marattin, nato napoletano e poi adottato da alcune raccomandabili università più a nord: da Ferrara (dove ha fatto anche il consigliere comunale) a Bologna, da Siena alle anglosassoni Warwick e New York. Ascoltandolo, però, tutti si convincono subito che abbia un trono alla Bocconi di Milano come Mario Monti. Non è vero ma ci starebbe benissimo.

 

IL PRODIGIO Oggi è appena quarantenne, e già quindici anni fa si era fatto notare dalla politica come un enfant prodige del rigorismo: un po' tecnocrate un po' guardiano della soglia nel castello stregato dell' ordoliberismo imperante. La parola che preferisce pronunciare è "cialtrone", e in effetti è questo l' epiteto con il quale si rivolge spesso agli avversari del giorno per giorno. È toccato anche e noi di "Povera Patria" su Raidue, la volta che azzardammo (azzardai) la compilazione di un editoriale televisivo troppo garibaldino sulla sovranità monetaria e incautamente ci mettemmo di mezzo il "signoraggio", parola tabuizzata dai salotti democratici.

marattin boschi

 

Nel diluvio d' insulti ricevuti, invero non tutti strumentali, giunse atteso anche il suo ma non fu una palata di fango gratuita. Al contrario: ne nacque una breve ma significativa corrispondenza tra il professore (lui) e il guastatore che avrebbe rivelato un suo lato caratteristico: Marattin forse non lo sa ma ha l' anima di un rugbista: ti si avventa addosso perché gli piace la lotta furibonda, però è sportivo nel darle come nel riceverle e se lo inviti a mettersi nella tua posizione non si tira indietro. Ma sopra tutto, finita la zuffa, arriva la stretta di mano.

 

Sarà per questo che, nell' ultimo anno della sua onorata carriera di picchiatore prima in quota Pd anti sovranista e adesso pure in versione anti demostellata, Marattin è riuscito a stringere rapporti di cordialità o perfino stima con gli avversari più distanti da lui; per esempio i radicali euroscettici leghisti Alberto Bagnai e Claudio Borghi, ma - si dice - anche con il più tempestoso Antonio Maria Rinaldi.

 

marattin boschi

NELLA BAGARRE E siccome è nella bagarre che dà il meglio di sé, può capitare invece che Marattin debba travolgere con poche e micidiali parole i meno stentorei ex amici rimasti alla corte di Nicola Zingaretti. Si capisce che lo fa malvolentieri. Ultimamente, con l' aria neghittosa di uno che si diverte poco, ha dovuto bastonare l' istinto collettivista e tassatore personificato dai dirigenti del Pd; lo ha fatto in qualità di "campione del controcanto" che si batte perché "non voglio che aumentino le tasse". Ne è nato un permale con l' umbratile e inespressivo Dario Franceschini che a Marattin, quanto a bagarre, non riesce a dare sufficiente soddisfazione: «Non sono il tipo che porge l' altra guancia, se mi attaccano io replico», ha commentato con delusione dopo uno scambio di tuìt affilati con il ministro della Cultura.

 

Ci è capitato invece di vederlo raggiante, quasi illuminato da un rivolo di sangue al lato della bocca, la volta che si è ritrovato su un palco estivo in Liguria a fronteggiare da solo quattro presidenti di regione targati centrodestra in un dibattito su autonomie e infrastrutture; sembrava Marlon Brando in Apocalypse Now: «Mi piace l' odore del napalm al mattino».

 

marattin boschi

SECCHIONE IRONICO Ma non è mai uno spettacolo per cuori delicati, quando appare Luigi Marattin, e la cosa non vale soltanto per la televisione: alla Camera dei deputati sono censiti almeno due tafferugli che l' hanno visto protagonista: un anno fa, durante la discussione sulla legge di bilancio gialloverde, per poco non si è preso a cazzotti con il sottosegretario leghista Nicola Molteni; pochi mesi dopo è toccato al grillino Andrea Zolezzi, impegnato a insultare i dem mentre i suoi colleghi facevano il gesto delle manette, ricevere uno schiaffetto pedagogico dal professor Marattin.

 

luigi marattin

Fu un episodio poco rugbistico e sin troppo calcistico (genere svenimenti simulati e altre bellurie): le vittime inconsolabili aizzarono la campagna social #marattinchiediscusa, lui la considerò una medaglia e tirò dritto in silenzio. Dritto, sì, ma verso dove: palco o realtà? Per sciogliere il rinunciabile enigma, mesi fa i colleghi di Infosannio si sono affidati al critico televisivo Giorgio Simonelli, secondo il quale Marattin rischia sempre «l' effetto "lei non sa chi sono io"»; vittima di «un modello comunicativo alla Roberto Burioni», per capirci. Ma è un rischio sopravvalutato: a differenza di Burioni, Marattin è un secchione anche ironico.

 

matteo renzi luigi marattin maria elena boschiluigi marattin maria elena boschi

E alla fine di questo articolo ci ringrazierà col manganello di velluto.

alessandro cattaneo luigi marattin luigi mor matteo peregoluigi marattin maria elena boschi

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...