francesco alberoni e giorgia meloni

SCENDE IN CAMPO IL “BANAL GRANDE” - A QUASI NOVANT' ANNI FRANCESCO ALBERONI SI CANDIDA ALLE EUROPEE CON “FRATELLI D’ITALIA”: SARÀ CAPOLISTA NELLA CIRCOSCRIZIONE NORD-OVEST - DOPO L’ADDIO AL “CORRIERE DELLA SERA”, DOVE HA FIRMATO LA RUBRICA "PUBBLICO E PRIVATO" DAL 1982 AL 2011, LE SUE POSIZIONI SI SONO RAFFORZATE IN SENSO IDENTITARIO E HANNO TROVATO SPAZIO SU “IL GIORNALE”

Alessandro Giuli per “Libero quotidiano”

 

FRANCESCO ALBERONI

A quasi novant' anni Francesco Alberoni si concede una scappatella politica con Giorgia Meloni e punta al bersaglio grosso di Strasburgo: sarà capolista nella circoscrizione nord-ovest alle prossime elezioni europee del 26 maggio ed è un bel colpo per la reputazione culturale dei Fratelli d' Italia. Sociologo di fama mondiale, laureato psichiatra, studioso della comunicazione di massa e della teoria dell' informazione, Alberoni fa parte di quella borghesia delle professioni che un tempo fu il vanto del nostro Settentrione coltivato e operoso. C'è da stupirsi che nessuno sia riuscito prima a impadronirsi del suo nome per farne la testa d' ariete di un progetto metapolitico.

 

Soltanto Silvio Berlusconi, tra il 2002 e il 2005, era riuscito ad avvicinarlo a sé, promuovendolo in quota Forza Italia nel consiglio d'amministrazione Rai (fondamentale il legame con un altro accademico, il professor Marcello Pera, allora presidente del Senato). Ma quello non fu un rapporto organico, semmai poté essere interpretato come la scommessa di uno specchiato liberale che aveva fatto il rettore dell'Università di Trento e della Iulm milanese, e si è poi deciso a passare dall' astrattezza della cattedra alla pratica del servizio televisivo pubblico. Adesso arriva il colpaccio di Giorgia, che ha convinto Alberoni al grande passo e conta di farne l'anti Pisapia sulla piazza milanese e il fiore all'occhiello del nord-ovest conservatore e patriottico.

francesco alberoni - arturo artom - giulio giorello

 

PUBBLICO E PRIVATO

Il Prof. ha il profilo giusto per l'impresa. Dacché ha lasciato la prima pagina del Corriere della Sera, dove ha firmato la rubrica "Pubblico e privato" dal 1982 al 2011, le sue posizioni si sono rafforzate in senso identitario e hanno trovato asilo sul Giornale. Fermo restando l'interesse dominante di Alberoni, che rimane il complesso delle relazioni sentimentali ed erotiche tra uomo e donna, oggetto peraltro dell' ultimo suo libro, "Amore mio come sei cambiato", scritto con Cristina Cattaneo e pubblicato da Piemme (tesi: l'amore eterno è possibile).

 

SFIDA AI GRILLINI

FRANCESCO ALBERONI

L'esordio politico di Alberoni è andato in scena ieri in conferenza stampa con la Meloni, che si è detta onorata di avere a fianco «una persona che conosce bene l'Italia, le sue grandezze e i suoi limiti, e può rappresentarla al meglio in Europa». E lui ha aggredito la realtà con piglio giovanilistico, muovendo però dalle questioni interne: «Non sono convinto che la democrazia parlamentare sia al sicuro in Italia Si è formato un direttorio che governa il Paese e che introduce continuamente elementi di non democrazia. Qui invece c' è una leader giovane. Ed è una donna». Con Giorgia, Alberoni condivide la riserva sui Cinque stelle: «Il Movimento è guidato da una Srl. Casaleggio era un genio visionario, ma ha dedicato i suoi studi alla manipolazione del web. Grillo è un demagogo, e insieme sono riusciti a creare grande consenso».

 

«AMATO DAL POPOLO»

FRANCESCO ALBERONI E GIORGIA MELONI

Alberoni è un esperto di finzione e intrattenimento, essendo anche stato presidente del Centro sperimentale di Cinematografia a Roma (2002-2012), e diffida dell' uso strumentale della tecnologia per interessi di «caste, clan, gruppi chiusi e tanti altri», come disse quasi dieci fa a Barbara Stefanelli del Corriere della Sera. Il tema è rimasto attuale, così come inalterato è il tratto d' intangibile signorilità che caratterizza il professore. Lo capisci dall' elegante desuetudine di alcune sue espressioni (usa il termine «reggipetto», e ho detto tutto) e dalla bonomia con la quale mette in fila i suoi ricordi più scanzonati. Uno fra tutti: lo straordinario Almanacco Bompiani curato assieme a Umberto Eco negli anni Settanta: «Giocavamo. È il mio lato hippy», ha detto Alberoni richiamando alla memoria la vicenda con Antonio D' Orrico.

 

Uno dei nostri più illustri accademici, il novantenne che dava del tu a padre Agostino Gemelli e ai mostri sacri della psicanalisi, ha infine trovato in Giorgia e nei suoi Fratelli d'Italia la possibilità di verificare sul campo la certezza sedimentata negli anni: «L'accademia non mi ha mai amato: io sono amato dal popolo». Chapeau.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…