conte trump renzi biden

SI METTE MALE PER GIUSEPPI, “LA CHEERLEADER ITALIANA DI TRUMP” – DOPO AVER PERSO LA SPONDA USA, ANCHE LA GERMANIA SCARICA IL TRUMPIANO CONTE – LA VON DER LEYEN PARLA PER CONTO DELLA MERKEL E SPIEGA CHE PER SPENDERE I FONDI DELL'UE VA BENE PURE UN ALTRO GOVERNO. COSÌ IL BIDENIANO RENZI PICCHIA SULLE DELEGHE AI SERVIZI E SUI RAPPORTI CON TRUMP E CHIEDE... – IL VICEPRESIDENTE DEL COPASIR URSO: "SE RENZI SA QUALCOSA IN MERITO AL CASO BARR (IL PROCURATORE CHE INCONTRÒ IL CAPO DEL DIS VECCHIONE AD AGOSTO 2019) LO VENGA A RIFERIRE AL COPASIR…"

Claudio Antonelli per La Verità

 

 

renzi biden

Mai più di ieri Roma è stata a metà strada tra Bruxelles, Berlino e Washington. Non certo in senso geografico ma politico. I rappresentanti dell' Ue, il governo di Angela Merkel e gli staff dei due presidenti americani hanno sintonizzato le loro antenne sulla crisi di governo e sul futuro di Giuseppe Conte. Tanto che ieri il premier ha vissuto una delle sue giornate più difficili, stretto tra due morse. Una molto italiana che guarda con interesse a ciò che succede oltre l' Atlantico e preme sempre più per far cadere l' esecutivo: Matteo Renzi.

 

L' altra è molto tedesca e porta chiaramente l' imprinting di Angela Merkel, nonostante la voce sia quella di Ursula von der Leyen. Ieri mattina, giusto per dare la sveglia a Conte, la presidente della Commissione Ue ha rilasciato una dichiarazione per nulla sibillina. «Stiamo negoziando con gli Stati membri» sul Recovery «indipendentemente dalle diverse situazioni politiche», ha detto la von der Leyen, «abbiamo condizioni chiare secondo le quali il fondo di rilancio è accessibile, vale a dire: investimenti e riforme, il green deal e la transizione digitale. Questo è quello che conta per noi», ha tenuto a specificare rispondendo alla domanda se l' Italia rischia di perdere i fondi in caso di una crisi politica e di governo.

 

conte trump

Tradotto in parole più semplici, quell'«indipendentemente dalle situazioni politiche», significa che per la Germania a questo punto che ci sia Conte, il Conte ter o forse, meglio ancora, un nuovo premier non cambia nulla.

 

renzi biden

Il continuo balletto di ritardi sul Recovery plan dettati da motivazioni esterne ai fondi e di mera gestione del potere (come ormai è palese) starebbe irritando non poco la cancelliera. La quale, d' altronde, ha puntato tutto sul Recovery fund. Sul successo dell' operazione si basa la sua uscita di scena trionfante e il passaggio di consegne al suo successore a Berlino. Con il Recovery fund la Germania garantirà ai Paesi del Mediterraneo l' accesso ai mercati finanziari e di conseguenza si assicura il ruolo di primus inter pares per i prossimi 20 anni. Un tema tanto importante quanto le trattative commerciali con la Cina, dove domina - anche in questo caso - la Germania. Visto quello che c' è in ballo, pensare che le pastoie del Conte bis possano mettere a repentaglio i piani futuri del Nord Europa è inimmaginabile. Consapevolezza che potrebbe aver spinto il capo di Italia viva ad alzare l' asticella dello scontro e della spregiudicatezza. Da qui l' idea di mettere il carico da undici sulle dichiarazioni già aspre di giovedì sera. Renzi in televisione ha sollevato il tema delle deleghe ai servizi di intelligence. L' ha sollevato in via definitiva.

CONTE TRUMP 1

 

«Assurdo che il presidente del Consiglio non voglia cedere la delega ai servizi come hanno fatto tutti i suoi predecessori», ha detto l' ex sindaco di Firenze ai microfoni di Tg2 Post, «ma per rispetto agli agenti che rischiano la vita ogni giorno e che agiscono sotto copertura o quando c' è da pagare un riscatto o da difendere le istituzioni, non ne parlerò più. Da qualche mese i servizi sono oggetto di una polemica assurda, sono sconvolto». Una dichiarazione dalla quale non si torna indietro. E che fa capire quanto il tema sia alla base dell' intera crisi di governo.

 

MATTEO RENZI JOE BIDEN 1

Le veline uscite sui giornali raccontano di una sorta di veto di Renzi sulla coppia Conte e Gennaro Vecchione. Il caso del direttore del Dis è ormai stato così stressato che in molti si chiedono quale sia il reale obiettivo di Renzi. Le sue dichiarazioni sull' incontro tra il procuratore William Barr e il capo del Dis avvenuto ad agosto del 2019 hanno acceso l' attenzione anche del comitato per la sicurezza. «Sono sempre stato dell' idea che fosse meglio un sottosegretario delegato, come è stato sempre nel passato, con l' eccezione di Paolo Gentiloni (che pensava però che il suo compito fosse di condurre il Paese alle urne), anzi meglio un ministro delegato come la legge consente. Però, mi lasci dire», ha dichiarato ieri il vice presidente del Copasir, Adolfo Urso, «che questa insistenza di Renzi e del Pd ad accaparrarsi la delega proprio in questo contesto mi appare davvero strana e peraltro non in sintonia con lo spirito della legge». Il senatore di Fdi ha poi aggiunto una serie di dichiarazioni pesanti riprese anche dal sito Affaritaliani.

renzi mejo dello sciamano di washington

 

«Perché non si fidano di come Conte abbia esercitato la delega? Hanno qualche notizia che il Copasir non ha? Renzi lo imputa alla gestione del caso Barr, su cui peraltro il Copasir ha già svolto le sue audizioni, che venne in Italia nell' agosto 2019, proprio mentre il centrodestra reclamava le elezioni. Se Renzi sa qualcosa in merito lo venga a riferire al Copasir invece di lanciare oscuri messaggi trasversali».

MERKEL URSULA VON DER LEYEN

 

Come dire, per dichiarare la sfiducia a Conte su questi temi, Renzi sa cose che il Copasir non conosce?

Una partita a poker pericolosissima. Da un lato Conte è ormai assediato dall' Europa e da Renzi (il quale forse crede di avere in tasca il sostegno politico degli Usa), ma dall' altra parte il leader di Italia viva cammina su un filo sottilissimo e la mannaia che esercita sulle deleghe ai servizi può ritorcersi contro. A breve è prevista l' udienza del premier davanti al Copasir. Il tema è il sequestro dei pescatori a Bengasi. Ma si sa che una volta faccia a faccia i membri del comitato possono fare anche altre domande. E a quel punto potrebbe essere lo stesso premier a spiegare perché Renzi scalpita su questi temi.

conte vecchione

 

Certo, sempre che Conte arrivi a lunedì come premier e si risolva tutto con un rimpasto e le deleghe ai servizi affidate a Luciana Lamorgese.

barr trumprenzi bidenadolfo ursogennaro vecchione raffaele volpiadolfo urso trump contetrump Conte conte trump

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…