conte di maio salvini renzi

SOGNO O SON-DAGGIO? IL CENTRODESTRA UNITO NELLE INTENZIONI DI VOTO È SFIORA IL 47,4% DEI CONSENSI CON LA LEGA PRIMO PARTITO CON IL 24,9% DEI VOTI - PD, M5S, ITALIA VIVA E SINISTRA RAGGIUNGONO IL 41,5% - GHISLERI: “OGGI IL 58,9% DEGLI ELETTORI È CONVINTO CHE LEGA E SALVINI STIANO VIVENDO UN PERIODO DI CRISI CHE, VISTI I NUMERI, PORTEREBBE AD UNO SCOSSONE DENTRO IL PANORAMA POLITICO NAZIONALE. IL 39,5% DEI CITTADINI È ANCORA INDECISO SULLA SUA SCELTA DI VOTO…”

Alessandra Ghisleri per “la Stampa”

 

matteo salvini luca zaia e le ciliegie 2

L'inaugurazione del nuovo ponte a Genova ha fatto emergere con forza rabbia e tristezza. Secondo i dati dell'ultima indagine di Euromedia Research, nel 62% degli italiani prevalgono proprio questi sentimenti davanti alle 43 vittime del crollo. La politica preoccupata solo di apparire non si è resa conto dell'irritazione che cova sotto quel ponte. Una manifestazione che dovrebbe incitare lo sventolare del tricolore ha fatto emergere quel rancore non compreso e ancora sottovalutato dei cittadini.

 

La politica, distratta da altre vicende e occupata troppo da se stessa, ha trascurato l'animo dei genovesi e di tutti gli italiani dimostrando di non essere sulla loro medesima lunghezza d'onda. Una distonia inaccettabile e che rischia di divenire incontrollabile, dopo i difficilissimi mesi Covid e post-Covid. Molte sono le vicende che terranno occupato lo spazio della politica da qui alle elezioni di settembre e questo tempo sarà l'occasione per tanti di approfittare di questa situazione. E' facile supporre che i confronti, gli accordi e le concessioni nel Palazzo favoriranno i movimenti nell'emiciclo parlamentare producendo situazioni partitiche ad oggi inesplorate.

giuseppe conte luigi di maio

 

Questa danza di nuovi accoppiamenti e "amori estivi" svela le debolezze di tutti i partiti e l'ipocrisia di fondo sul valore salvifico e periodico del: «diamo la parola agli elettori».

 

PROGRAMMI OSTICI

In questo scenario nessuno è escluso e ogni partito mostra una sua peculiare debolezza. Non si sono ancora registrate forti scosse e shock annunciati, ma solamente stanchi bollettini che registrano i passaggi degli onorevoli da un gruppo all'altro e una fiacca cronaca parlamentare arricchita dal solito scambio dialettico -non proprio edulcorato- tra Governo e opposizione.

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

Sull'altro fronte -quello dei cittadini- avendo compreso che non siamo un popolo di elettori razionali e fedeli la domanda che ci dobbiamo porre riguarda gli stimoli che possono influire sulle nostre scelte politiche. Nella maggior parte delle risposte dei test elettorali realizzati in corrispondenza di importanti migrazioni di voti da un partito all'altro ai primi posti troviamo la difficoltà a condividere -ancora- le solite proposte e i consueti programmi, in altri casi non si accettano più le scelte e le roboanti dichiarazioni del leader o di alcuni dirigenti importanti del partito e, infine, ma non meno importante, le persone si allontanano da una scelta politica pregressa quando la trasformazione in atto nel partito o nel leader ha totalmente ribaltato le carte in tavola.

renzi zingaretti

 

Da queste risposte ci rendiamo perfettamente conto che le scelte sono profonde e culturali e meno improvvisate e spontanee di quanto potessimo aspettarci. Grande influenza hanno sicuramente la comunicazione e il pressing mediatico sui temi di attualità e le dichiarazioni di tutte le parti politiche in gioco. Tuttavia questo è solo il contorno, perché l'incertezza che nasce intorno alla scelta di voto non è legata strettamente alla natura informativa dei diversi progetti, ma principalmente all'insieme dei comportamenti e delle "mosse", nonché dalle parole politiche divulgate.

 

In campagna elettorale è come se iniziasse una danza con un ritmo che muove all'unisono la coppia del politico con il cittadino. Il primo è colui che "porta" -con il suo carisma- e trascina l'altro consumando quell'intimità che fa sentire tutti unici, ma che nel moltiplicarsi dei passi e delle giravolte rischia ad ogni piroetta di dissolversi. Le note sono scandite dalla sicurezza, dalla chiarezza nell'esposizione, dal mantenere una linea in maniera forte e coerente.

nicola zingaretti giuseppe conte

 

Terminata la sbornia euforica gli elettori sono riconsegnati alle loro quotidianità e qui si consuma il passaggio più complicato che racchiude la difficoltà a mantenere vivo l'interesse verso quello stare insieme sincopato, anche al di fuori di una campagna elettorale permanente. Così la politica pre-Covid ha lasciato uno spazio nuovo alla politica post-Covid.

 

I parametri sono cambiati insieme alle esigenze della gente. In realtà già nell'autunno dello scorso anno iniziavano a comparire i primi segnali di sconforto verso una pratica -da destra a sinistra- dalle ricche affermazioni e con poche risposte efficaci. Poi il virus ha messo al centro il cittadino -la sua salute ed il suo portafoglio- e con lui il Governo con pieni poteri nella stanza dei bottoni. L'opposizione è rimasta sguarnita e non ascoltata e i ritornelli passati non sono stati più tanto in sintonia con l'opinione pubblica.

salvini meloni

 

E' doveroso tuttavia rimarcare che oggi il centro destra unito nelle intenzioni di voto è ancora la prima alleanza del paese sfiorando il 47,4% dei consensi con una lega di Salvini primo partito con il 24,9% dei voti verso un'area di governo che raggiunge il 41,5%. In tutto questo il palcoscenico delle danze ha visto un protagonista muoversi fuori tempo più degli altri, virando da una posizione all'altra opposta con una velocità che stordisce -ultima ad esempio la sua versione sulla mascherina-: Matteo Salvini.

 

Oggi il 58,9% degli elettori italiani è convinto che Lega e Salvini stiano vivendo un periodo di crisi e tra questi il 61,5% -che si traduce nel 36,2% sul dato nazionale- crede che si tratti di una crisi irreversibile, di una discesa infinita che, visti i numeri, porterebbe ad uno scossone dentro il panorama politico nazionale - se dovesse concretizzarsi. Questo pensiero, se è scontato trovarlo anche sotto forma di speranza nelle aree del centro sinistra e del Movimento 5 Stelle appare più evidente tra le file degli alleati di coalizione e tra 1 elettore su 3 della stessa Lega.

 

matteo salvini, antonio tajani e giorgia meloni 1

Ora l'interpretazione potrebbe essere dubbia tra l'augurio dei tifosi avversari e la consapevolezza dello smarrimento dei propri supporter. Nel mantra scandito giornalmente dai media: «Salvini ha perso il suo tocco magico» si ritrova la valenza del danno derivato da questa azione, apparentemente banale, ma prolungata, come la più famosa- goccia che scava la pietra. Tuttavia mentre si discute della sua situazione nei sondaggi ciò che emerge è proprio lo scetticismo verso tutte le forze politiche e i loro leader: il 39,5% dei cittadini è ancora indeciso sulla sua scelta di voto. Le metamorfosi e i «cambi di casacca» di certo non aiutano.

 

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini 2 giugno 2020 3

Dalle ultime elezioni del 2018 i traslochi, tra Camera e Senato, superano il 10% degli eletti -sorpassano cioè le 100 unità- e solo 1 in fuoriuscita dalla Lega. Un malessere all'interno dei palazzi che sottolinea una volta di più lo scostamento tra la rappresentanza dell'emiciclo e quella della strada.

 

Ad ogni trasferimento si dà l'avvio ad un nuovo giro di valzer e a nuove vane speranze. Le trasformazioni nella scelta del partito sono oggi sempre sull'onda di una novità che possa essere portatrice di una situazione migliore e di un buon programma, presentato con carisma In genere quando si fanno queste scelte si guarda indietro con commiserazione verso un passato a volte fin troppo recente. Il giro di nuove danze è iniziato e presuppone momenti se non di caos, di turbamento, dove tutti saranno coinvolti e nessuno farà da tappezzeria.

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...