mario draghi matteo salvini luigi di maio giuseppe conte

SUPERMARIO STARS & STRIPES - IN QUATTRO MESI DRAGHI HA RIMESSO IN RIGA LA NOSTRA TRABALLANTE POLITICA ESTERA, RIMETTENDO L'ITALIA SULLA VIA DI WASHINGTON - CONTE TEORIZZAVA L'EQUIVICINANZA A USA E CINA, SALVINI DICEVA DI TROVARSI MEGLIO A MOSCA CHE A BRUXELLES E DI MAIO FLIRTAVA CON I GILET GIALLI E IL VENEZUELA - SENZA CONTARE LE INTEMERATE PRO-PECHINO DI D'ALEMA: "L'OCCIDENTE È UNA GRANDE POTENZA CHE STA VIVENDO UNA VECCHIAIA RANCOROSA, OSTILE ALLA RUSSIA, ALL'IRAN, ALLA TURCHIA, ALLA CINA"

Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

 

mario draghi e joe biden 3

Fino alla scorsa legislatura l' ancoraggio dell' Italia all' europeismo e all' atlantismo era una non notizia. Se lo è diventata, se Draghi ha dovuto riaffermare la fedeltà del Paese all' Unione e al Patto, è perché negli anni a trazione populista i tradizionali punti di riferimento erano saltati: Salvini diceva di trovarsi meglio a Mosca piuttosto che a Parigi o Berlino, Di Maio guardava al Venezuela e Conte - da premier del gabinetto gialloverde - firmava l' accordo con la Cina sulla «via della seta» mentre si vantava di essere «parte del popolo, come dice anche Trump». Una doppia linea mai sconfessata, anzi rivendicata nel suo ultimo discorso da presidente del Consiglio.

conte trump

 

Era il 21 gennaio e Conte alla Camera teorizzò l' equivicinanza dell' Italia agli Stati Uniti e alla Cina: dovettero intervenire il capodelegazione del Pd Franceschini e il ministro della Difesa Guerini per imporgli di cambiar registro al Senato e per costringerlo a salutare l' avvento alla Casa Bianca di Biden, che appena il giorno prima aveva prestato giuramento.

È evidente allora come in quattro mesi sulla politica estera si sia registrato il tasso di maggiore discontinuità tra Draghi e il suo predecessore.

 

di maio di battista gilet gialli

E il ritorno all' ortodossia, declinata su basi nuove, sta costringendo (quasi) tutti i partiti a riposizionarsi. Oggi, per esempio, Salvini non parla più di Putin. Tiene una videoconferenza con l' ex braccio destro di Trump, Giuliani, però - «in linea con il nostro presidente del Consiglio» - precisa che i rapporti tra Italia e Stati Uniti «resteranno ottimi indipendentemente dal colore dell' Amministrazione americana».

 

MATTEO salvini E VLADIMIR putin

Non è chiaro se la svolta sia dettata dalla convinzione o dalla convenienza, ma c' è più di un motivo - secondo il responsabile Esteri della Lega Fontana - per sostenere «la linea del premier, che ci ha sorpresi positivamente»: «Fa sponda con la Francia per evitare che la Germania riparta con le logiche rigoriste; sulla Turchia dice cose che noi possiamo solo pensare; nel Mediterraneo si muove per garantire la centralità perduta dell' Italia...».

 

A destra anche la trumpiana Meloni ha provveduto a un cambio di rotta, prima presentando una mozione parlamentare con cui abbraccia la dottrina economica di Biden sulla tassazione delle multinazionali, poi plaudendo alla linea dura sull' immigrazione della vice presidente Harris. E Berlusconi, che dalla sponda dell' Atlantico non si è mai mosso nonostante i suoi rapporti con «l' amico Vladimir», può finalmente ricordare come «da anni ripeto inascoltato quanto la Cina sia per noi una minaccia».

Beppe Grillo con l ambasciatore cinese Li Junhua

 

Perciò si riconosce nell' azione del premier, a cui il Financial Times ha appena dedicato un articolo, spiegando nei dettagli come abbia agito per impedire al Dragone di mettere le mani su aziende italiane considerate strategiche. Alcune mosse restano riservate, altre vengono mediaticamente amplificate. Ad aprile l' arresto dell' ufficiale di Marina Biot - accusato di spiare per Mosca - fu reso noto con grande risalto proprio per mandare un avvertimento a Putin, come fece intendere Guerini.

 

MATTEO SALVINI E VLADIMIR PUTIN

Non a caso c' è una forte sintonia tra il premier e il titolare della Difesa, ribattezzato «il ministro del deep state», che interpreta la linea più atlantista nel Pd. Lì dove resta un' area ancora legata «a certi vecchi richiami», come spiega un autorevole esponente dem che all' epoca del governo Conte denunciò la presenza di un «partito cinese, assai influente su Palazzo Chigi». Allora a colpire era stato un discorso pronunciato da D' Alema al Forum Euroasiatico: «L' Occidente è una grande potenza che sta vivendo una vecchiaia rancorosa, ostile a tutto il resto del mondo. Alla Russia, all' Iran, alla Turchia, alla Cina».

 

MASSIMO DALEMA GIUSEPPE CONTE

L' elogio che l' ex premier ha riservato l' altro giorno al Pcc fa il paio con quanto sostenne al Forum: «L' Europa ha un compito nei rapporti con gli Usa, rappresentando un territorio dove prevale la cultura, la diplomazia, la tradizione giuridica. Mentre gli americani si sono sempre presentati forti della loro supremazia militare».

 

Lontani i tempi in cui chiamava «Condi» il segretario di Stato di George W. Bush, D' Alema sembra adesso avere una forte influenza ideologica su Grillo e alcuni suoi seguaci.

11 settembre condoleeza rice

Ieri il cinquestelle Petrocelli, presidente della commissione Esteri del Senato, ha mostrato le sue stimmate filocinesi in un' intervista a Repubblica , precisando che il modello comunista di Pechino è «accettato» da un miliardo di persone. La Lega gli ha chiesto di dimettersi. Il Pd più prudentemente gli ha chiesto di essere «più prudente».

 

Di Maio non gli ha chiesto nulla, anche se è da un pezzo che ha ripudiato il Sommo e abbandonato Conte al suo destino. Convertito all' europeismo e all' atlantismo, il titolare della Farnesina ha memorizzato la dottrina di Draghi: «Perché la nostra politica estera - ha specificato il premier - non può esaurirsi in questi due principi. Deve tutelare anche l' interesse nazionale». Concetto che ancora oggi è tabù per una parte del Pd.

Dalema Vespa e Conte a Vinitaly

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”