jimmie akesson democratici svedesi

SVEZIA NERA – DIETRO LA VITTORIA RISICATA DELLA DESTRA SVEDESE C’È JIMMIE AKESSON, UN 43ENNE CHE È RIUSCITO A RISOLLEVARE UN PARTITO DI CEFFI CON LA SVASTICA TUTUATA PORTANDOLO AD ESSERE IL SECONDO PARTITO PIÙ VOTATO CONVINCENDO GLI ELETTORI DI NON ESSERE PIÙ UN MANIPOLO DI NAZISTI - LA PRIMA LETTERA DI CONGRATULAZIONI? QUELLA DI GIORGIA MELONI: “QUANDO CONSERVATORI E POPOLARI COSTRUISCONO UN'ALTERNATIVA CREDIBILE, LA SINISTRA PERDE” - VIDEO

 

Monica Perosino per “La Stampa”

jimmie akesson

 

Seppur nascosta dalla nordica compostezza, la tensione che si respira a Stoccolma è tangibile. Si vede dalle occhiaie di chi ha passato le ultime ore incollato al sito del Valmyndigheten, l'autorità elettorale, o davanti agli schermi della Sveriges Television, a sussultare, seggio dopo seggio, nel vedere come la Svezia cambiava colore e come la divisione di un Paese si faceva voragine.

 

jimmie akesson 1

L'epilogo di queste drammatiche elezioni sono state le dimissioni della premier e leader dei Socialdemocratici Magdalena Andersson, piegata dai risultati elettorali che hanno consegnato la Svezia alle destre. Ci sono voluti due giorni per terminare le operazioni di voto che hanno alla fine sancito una vittoria fragilissima, ma pur sempre una vittoria: 176 seggi alla coalizione di destra contro i 173 della coalizione rosso-verde.

 

jimmie akesson

Ormai è chiaro che la patria dello stato sociale e della politica delle porte aperte ha preso una nuova strada, tracciata dall'estrema destra di Jimmie Åkesson, leader dei Democratici svedesi, nazionalisti anti-migranti e, la lista si allunga, con matrici neonaziste. Fino a oggi esclusi dai tavoli della politica per le loro idee troppo estreme, sono diventati il secondo partito del Paese.

 

jimmie akesson 1

Il cordone sanitario che li teneva fuori si è infranto quando i conservatori di Ulf Kristerssons hanno deciso che una «collaborazione» poteva essere un'ipotesi. «Questa non è una vittoria, è una vendetta», diceva la base del partito nella notte elettorale, «ora non potranno più escluderci!», esultava Henrik Vinge, vice leader del partito, quando iniziava ad essere chiaro che la Svezia era precipitata in un paradosso, con il primo partito i Socialdemocratici (al 30,5%) e il secondo l'estrema destra anti-migranti di Jimmie Åkesson(20,6).

 

jimmie akesson 2

Dietro questo paradosso, questo futuro che non prevede vie di mezzo, c'è un uomo che ha saputo trasformare un partito nato dalla brace di un gruppo neonazista, il Bevara Sverige Svenskt, in un partito che, anno dopo anno, è riuscito convincere una buona fetta di elettori di non essere più quel manipolo di esaltati fascisti e razzisti che la domenica andava a inneggiare a Hitler e bere birra nelle foreste svedesi.

 

Evidentemente le foto di una candidata comunale che falcia l'erba indossando una fascia con la svastica, o il messaggio Whatsapp circolato dieci giorni fa dove un dirigente di partito invitava i colleghi una festa a casa sua in onore dell'83° anniversario dell'invasione nazista della Polonia. Anche gli svedesi, a quanto pare, dimenticano in fretta.

 

jimmie akesson 3

In 17 anni, Jimmie Åkesson ha guidato con destrezza i Ds fuori dal girone dei "paria" della politica e li ha resi un peso massimo, il cui sostegno è ora indispensabile se il blocco di destra vorrà governare. Molto probabilmente non entrerà nel governo di Kristerssons, ma sicuramente eserciterà il suo peso elettorale sul futuro di migranti e confini. Åkesson, 43 anni, è cresciuto in una famiglia della classe media dello Skåne, Sud della Svezia.

 

È lì, nelle piccole città e nelle fattorie della Scania rurale, che ha costruito la sua roccaforte. Dopo aver lasciato l'Università di Lund, ha assunto la guida del partito nel 2005, quando il sostegno degli elettori era intorno all'1%. Oggi la sua è una vittoria che sa di rivalsa. Un trionfo «dal sapore dannatamente buono», lo definisce Jimmie, che ha costretto tutte le forze politiche in campo a seguirlo in una campagna elettorale durissima centrata sulla sicurezza. E che ora proietta il partito anche sulla ribalta europea, dove ha casa nei Conservatori e Riformisti (Ecr) guidati da Giorgia Meloni, una delle prime leader a congratularsi per la vittoria "storica".

 

jimmie akesson

«Quando conservatori e popolari costruiscono un'alternativa credibile, la sinistra perde», si è affrettata a commentare la leader di Fratelli d'Italia, auspicando che l'ascesa di Åkesson sia «da modello per il resto d'Europa». Eccolo il "modello" Jimmie, identico a vent' anni fa, solo leggermente appesantito. Capelli inchiodati dal gel, camicie sempre perfettamente stirate, si ispira all'Ungheria di Orban, adora la pizza, le patatine fritte e i libri gialli e, soprattutto, mal tollera i migranti, per lui causa di tutti i mali. Perché se il welfare cade a pezzi, le gang si sparano per strada, e lavoro non ce n'è, la colpa è "loro".

 

jimmie akesson 4

Il suo punto di forza è che questo ragazzone di 43 anni sembra uno svedese medio, «vuole dare l'impressione di essere un tipo comune, uno che nel week-end griglia salsicce con gli amici, parla in modo normale, prende voli charter per andare in vacanza alle Canarie», dice Jonas Hinnfors, docente di Scienze politiche all'Univeristà di Gotheborg. Così, grigliando salsicce, Jimmie sembra far dimenticare le intemperanze suprematiste, le braccia alzate e i Sieg Heil dei suoi "democratici".

jimmie akesson 6

 

Anche se ogni tanto qualcuno scivola ancora. Negli anni ha ripulito il partito, iniziando con l'espellere gli impresentabili (o almeno, quelli che con le svastiche al braccio si facevano beccare in pubblico), e creando un'immagine rassicurante. Invece di una torcia accesa, ha sostituito come simbolo del partito un bucolico fiore blu e giallo.

 

jimmie akesson 4

Ma quello che vuole il ragazzo dello Skåne è chiaro: la Svezia agli Svedesi e un muro - fisico o legislativo - davanti agli immigrati. Oltre alle aspirazioni ungheresi, Åkesson è contro i meccanismi di solidarietà europea (nella sua visione nazionalistica i Recovery and Resilience Plan non dovrebbero esistere) e naviga nell'ambiguità quando si parla di Russia. Anche se è abilissimo a "sentire" l'opinione pubblica, che in Svezia è decisamente pro Ucraina, il 17 febbraio scorso, durante un'intervista in cui gli si chiedeva se preferisse Putin o Biden, ha risposto "Non scelgo".

tweet jimmie akesson 1

 

L'anno prima la domanda era tra Macron e Putin, la risposta la medesima. Ma se altri partiti europei di estrema destra hanno espresso sostegno al presidente russo, Sd si è espresso contro l'invasione dell'Ucraina e sostegno all'ingresso della Svezia nella Nato.

jimmie akesson 7jimmie akesson 2tweet jimmie akesson 2

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...