referendum taglio parlamentari

TAMPONE PIENO, URNE VUOTE – GLI ITALIANI HANNO ALTRE BEGHE A CUI PENSARE E SE NE FREGANO DEL REFERENDUM: SE VA BENE L’AFFLUENZA DOVREBBE RAGGIUNGERE IL 30%, MA SOLO PERCHÉ SI VOTA PER LE AMMINISTRATIVE – IL SONDAGGIO DELLA GHISLERI: 4 ITALIANI SU DIECI NON SANNO COME COMPORTARSI, ALTRETTANTO DICONO DI VOLER VOTARE SÌ. SUI VOTI VALIDI SAREBBE IL 72,7% (10 PUNTI IN MENO DI SEI MESI FA) - LA LEGA È ANCORA PRIMO PARTITO, CALENDA L'UNICO A CRESCERE PIÙ DELL'1% (SUPERATO STABILMENTE RENZI)

SONDAGGIO EUROMEDIA (GHISLERI) PER LA STAMPA - 31 AGOSTO 2020

1 – REFERENDUM, 42% PER IL SÌ. NO FERMO AL 16% MA QUATTRO SU DIECI NON SANNO COSA VOTARE

Alessandra Ghisleri per “la Stampa”

 

Nel periodo di esami di riparazione, il mese di settembre porta la possibilità di importanti trasformazioni. Chi saranno i promossi e i ripetenti? L'inizio traballante delle scuole, il voto in sei regioni, il referendum sul taglio dei parlamentari, la facilità d'accesso al test del tampone per rilevare il coronavirus, le domande sui vaccini anti-influenzali, la gestione dello smartwoking, senza tralasciare il grande desiderio di rientrare in quella che per tutti è la normale quotidianità.

IL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI BY ALTAN

 

Tutti ci poniamo numerosi interrogativi sulle regole da adottare. Tante sono le indicazioni ufficiali, ma molte sono in contraddizione tra loro e generando confusione e sconforto. Non sappiamo ancora come comportarci durante la fase di convivenza con il virus, nonostante siano passati quasi quattro mesi dalla fine del lockdown.

 

A tutti sembrava di aver ritrovato una certa libertà, una nuova consapevolezza nel saper stare insieme agli altri. Ma al rientro nelle città, nell'affrontare la nuova complicata quotidianità, ci stiamo scoprendo ancora potenziali vittime di fronte a un bollettino con la conta dei contagi nuovamente in crescita.

 

La fiducia azzerata

luigi di maio strappa le poltrone in piazza montecitorio flash mob m5s per il taglio dei parlamentari

Proprio nel vedere vacillare sempre più la fiducia possiamo leggere tutte le contraddizioni anche nelle scelte politiche dell'elettorato. Nel sondaggio realizzato nei giorni scorsi, quattro italiani su dieci, pur desiderando un cambiamento verso nuove certezze, si sono dichiarati indecisi sulle scelte di voto.

 

Questo dato nelle sei regioni dove si dovranno eleggere i nuovi governatori è dieci punti percentuali più basso, perché le indicazioni a livello locale sono più chiare ed evidenti. A livello nazionale tutto rimane cristallizzato con piccole variazioni rispetto a maggio.

 

Nella prima rilevazione al rientro della pausa estiva i cambiamenti significativi si trovano nelle nuove sigle che animano le liste civiche locali raccolte nella voce altri partiti e che trovano linfa nella ritrovata campagna elettorale per il rinnovo delle amministrazioni e nel partito Azione di Carlo Calenda (+1%) che cerca visibilità nel tour nazionale per la presentazione del suo libro. Tutti gli altri mostrano oscillazioni inferiori all'1%.

alessandra ghisleri foto di bacco (2)

 

Riduzione alle Camere

Nonostante i desideri di cambiamento verso una ritrovata stabilità, non si riscontrano nell'opinione pubblica grandi successi per le voci progressiste coraggiose. Quelle voci che oggi richiamano l'attenzione al No al referendum. Quelle voci che si ergono in difesa della Costituzione e del valore della nostra storia repubblicana.

 

Fino a oggi non c'è stato un fervente attivismo nei confronti della politica, giudicata dalla maggioranza degli elettori troppo concentrata su sé stessa e per sé stessa. Tutti gli indicatori demoscopici hanno mostrato una forte critica verso le istituzioni con un grande invito alla concretezza per tutti i politici che abbiano a cuore il destino del nostro Paese.

 

CARLO CALENDA

Così il 41,2% degli italiani non sa ancora come comportarsi in tema di referendum, mentre il 42% dichiara che andrà a votare per il Sì e il 15,8% per il No. Sui voti validi si tradurrebbe in un 72,7% contro il 27,3%. Una distanza importante che mostra tuttavia nell'arco degli ultimi 6 mesi una flessione del Sì di quasi 10 punti percentuali.

 

Aspettando le Regionali Eancora una volta per la paura di decidere si attende la risoluzione degli altri. Si cammina in punta di piedi su un pavimento di cristallo con la speranza che non si infranga. Tratteniamo il fiato per sopravvivere ai venti della crisi, aspettiamo nascosti dietro una mascherina che il contagio non ci sfiori. Tutto è rimandato al risultato delle regionali e del referendum. Che decida il migliore? No, che decida il coraggio, perché se non saremo in grado di scegliere lanceremo in aria una monetina

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI SELFIE IN PIAZZA

 

2 – REFERENDUM, LA PAURA DEL CONTAGIO ENTRA NELL'URNA: PER I SONDAGGISTI VOTO VERSO IL FLOP

Mario Ajello per “il Messaggero”

 

Un italiano su tre andrà a votare per il referendum sul taglio del numero dei parlamentati, e secondo alcuni sondaggisti anche meno. E guai a stupirsi. Non siamo più, mentre infuria la paura da Covid, questione di vita o di morte, di quarantena o di vita normale, di terapia (anche intensiva) o di libertà, all' epoca in cui pareva che l' esistenza e la buona salute di un Paese, il nostro, potesse dipendere dalla quantità di autoblù, o dal numero di onorevoli da pagare, e che la medicina salva-nazione fosse il vaffa alla casta.

 

nicola piepoli

No, è cambiata l' aria. E' il fatto che i report dicano che solo il 30 per cento degli elettori il 20 e 21 settembre diranno sì o no nelle urne referendarie alla riduzione degli inquilini del Palazzo - «Guardate che saranno anche meno, circa il 25 per cento, secondo i nostri studi», tiene a precisare Nicola Piepoli, veterano di questa scienza o pseudoscienza - è un segnale di come la società italiana abbia avuto un cambiamento profondo, una discontinuità importante, da quando è comparso il virus tra di noi.

 

Non eravamo quelli abituati a ragionare per indignazione e a trovare nei politici la causa di tutti i mali? Ora sembra passato un millennio da quando l' Italia era quella Italia. E Alessandra Ghisleri, titolare di Euromedia Research, studiosa seria dei trend collettivi, la mette così a meno di un mese dall' appuntamento per il sì o per il no o per il me ne infischio: «La mente dei cittadini non è occupata dal tema dei 200 deputati in meno e dei 100 senatori da dimissionare.

 

 

luigi di maio

E' concentrata viceversa su caos della riapertura delle scuole che avviene pochi giorni prima del referendum e che avrà i suoi ovvi strascichi nelle settimane a seguire. E c' è l' ansia da Covid a occupare per intero o quasi, e il quasi sta a significare che l' interesse per il voto delle Regionali e delle Comunali invece c' è, perché riguarda la vita pratica degli elettori, l' attenzione dei nostri connazionali».

 

LE VERE URGENZE

Ancora la Ghisleri: «Voglio dire che la paura di finire in un assembramento, stando in fila per entrare nella cabina elettorale, fungerà da deterrente per la partecipazione al referendum».

matteo salvini luca zaia e le ciliegie 2

 

E insomma, dove si voterà anche per il Comune e per la Regione, la spinta per esserci è una cosa, mentre dove - per esempio in pezzo d' Italia cruciali e popolosissimi come il Lazio, la Lombardia e la Sicilia - il referendum dovrà giocare da solo la sua partita il discorso sarà un altro e la presenza nei seggi anche.

 

Correre il pericolo d' infettarsi pur di dire la propria su un tema che non è il Mes - cioè aiuti sanitari contro la seconda ondata in arrivo o che già c' è - e che sembra riguardare le diatribe tra partiti e dentro i partiti più che la qualità e la sanità della vita individuale e collettiva che è il tema dei temi mentre tutto il resto è politica o politicantismo?

LA PREGHIERINA DI SILVIO BERLUSCONI

 

Guarda caso un leader che molto più di altri, per antica consuetudine commerciale, sa tastare il polso ai sentimenti della «gente», e stiamo parlando di Berlusconi, ieri sul referendum ha fatto una frenata clamorosa.

 

Si è accorto che il tema non sfonda più come un tempo e ha detto così il Cavaliere (guadagnandosi il plauso di Andrea Cangini che guida i forzisti per il no): «Sto riflettendo molto sul taglio dei parlamentari. Fatto così, come lo vogliono i grillini, rischia di essere solo un atto di demagogia».

 

luigi di maio abbronzato – meme. 26

Berlusconi non considera ultra pop l' argomento e questo gli deriva - lo stesso vale per la paura di Di Maio, a cui non bastano pochi votanti e vuole molti no - dallo studio attento dei sondaggi in corso. A cominciare da quelli della stimatissima Ghisleri.

 

I calcoli di Piepoli dicono questo: «Più si avvicina il D-Day e più i tassi di partecipazione, perché saranno tutti un po' più informati, un minimo saliranno. Ma niente di che. L' affluenza generale per il referendum, calcolando dove si vota anche per le amministrative e dove invece no, sarà tra il 25 e il 33 per cento, cioè tra un quarto e un terzo di coloro che hanno diritto al voto. Il fatto è che il Covid si è appropriato di noi e se devo votare i rappresentanti civici o regionali che mi difendono da questa malattia per la quale rischio la pelle, lo faccio subito e volentieri. Ma non distraetemi con altre cose, please!».

referendum taglio parlamentariTAGLIO PARLAMENTARIRADICALI PER IL NO AL REFERENDUM

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”