trivelle adriatico

TRIVELLE SI' MA NON QUI – I SINDACI DI CENTRODESTRA DEI COMUNI SUL DELTA DEL PO SI METTONO DI TRAVERSO DAVANTI AL PROGETTO DEL GOVERNO DI TRIVELLARE NELL'ADRIATICO PER TIRAR FUORI DAI 50 AI 70 MILIARDI DI METRI CUBI DI GAS  – ROBERTO PIZZOLI, PRIMO CITTADINO DI PORTO TOLLE (ELETTO CON UNA LISTA CIVICA “MA LEGHISTA”) DELLE TRIVELLAZIONI NON SI FIDA: “NON SE NE PARLA” – ANCHE A POLESINE IL SINDACO VALERIA MANTOVAN (DI FRATELLI D’ITALIA) NON FARÀ “PASSARE NULLA” – COME FARÀ IL GOVERNO A CONVINCERLI?

Alessandro Caporaletti per "il Resto del Carlino"

 

gas italiano tabella

Si dice subsidenza. È la terra che sprofonda, lentamente, ma sprofonda. Sul quarantacinquesimo parallelo, dove la latitudine dell'emendamento sblocca trivelle incrocia quella di Boccasette, a Porto Tolle, sul delta del Po, subsidenza è una parola d'uso comune. Come vongole, caffè, come gli aironi bianchi che danzano sui campi, tra la terra e il mare, o come alluvione. La più disastrosa della storia d'Italia, settantuno anni fa, di novembre, fece quasi cento morti e 180mila sfollati nel Polesine.

 

clara ovest piattaforma sul mare adriatico

Ecco, per questo qui di trivellazioni non vogliono nemmeno sentir parlare, a dodici o nove miglia che siano. E pazienza se il bersaglio grosso del governo è la grande riserva dell'Alto Adriatico che guarda dritto in faccia al Po e sconfina nelle acque della Croazia, dove secondo le informazioni note ci sarebbero almeno da 50 a 70 miliardi di metri cubi di gas in vari giacimenti già scoperti e mappati negli anni Novanta dall'allora Agip: il delta dice no. E pensare che appena ottanta chilometri a sud Ravenna e l'Emilia-Romagna si candidano a locomotiva dell'energia italiana con un rigassificatore autorizzato a tempo record e ora il progetto del grande parco eolico off-shore.

 

IL RITORNO DELLE TRIVELLE CONTRO IL CARO BOLLETTE - LA NUOVA MAPPA DEL GOVERNO PER RADDOPPIARE IL GAS ITALIANO

Questione di latitudini. «Abbiamo già pagato a caro prezzo le trivellazioni degli anni Cinquanta, non mi fido e non se ne parla, se non ci portano studi di fattibilità e garanzie nero su bianco - taglia corto Roberto Pizzoli, sindaco di Porto Tolle, eletto con una lista civica ma leghista, precisa lui -. L'ultima alluvione è del 1966, qui da trent' anni non si parlava di estrazioni in mare».

 

trivelle

Il fronte dei sindaci: non c'è colore o partito, a parte quello del Polesine. «Non passa nulla se non abbiamo garanzie che non ci saranno conseguenze dannose per il territorio, abbiamo già dato», scandisce al telefono la collega Valeria Mantovan, sindaca di Fratelli d'Italia a Porto Viro, dove a quindici chilometri dalla costa c'è già un rigassificatore costruito nel 2009 dalla Adriatic Lng. Fin troppo facile, o scontato, il paragone con le proteste contro il rigassificatore di Piombino.

trivelle adriatico

 

Normale per gente che vive tre metri sotto il livello del mare e con l'Adriatico si contende un lembo di terra strappato nei secoli all'acqua del grande fiume e alle paludi. Porto Tolle, 256 chilometri quadrati di campi, filari d'alberi e strade che serpeggiano sulla sommità di argini alti metri e metri. Di là le sacche dove la corrente del Po abbraccia le acque salmastre dell'Adriatico e le casette dei pescatori. 

 

Di qua la terra, da due metri e mezzo a quattro sotto il livello del mare, a seconda delle zone. E a Polesine Camerini la grande centrale termoelettrica spenta dal 2010 e in dismissione da sei mesi. Ci verrà un villaggio turistico in un'area di trecento ettari col sogno della Camargue francese.

trivella

 

«Il nostro territorio è fragile e va tutelato, rispettato. Sul piatto c'è la sua sopravvivenza», avverte il sindaco Pizzoli, che non bastasse la strada della moral suasion, ricorda che con gli altri colleghi del delta e il parco ha già depositato un ricorso al Tar del Lazio contro una multinazionale che era stata autorizzata ad avviare ricerche sul fondale.

 

«Ridurre la dipendenza energetica: la ratio del decreto è indispensabile - conviene la Mantovan -, ma il territorio del Delta è molto fragile, è impensabile riproporre ciò che si fece già negli anni Cinquanta. Non è un no a priori o ideologico, ma quali sono le condizioni?» 

 

trivelle

Il primo appuntamento è col ministro Urso, «c'è massima disponibilità all'ascolto». Ma giù, verso il mare, nelle sacche di Scardovari e Goro, il mondo dei pescatori già ribolle. Il Consorzio delle cooperative dei pescatori del Polesine è il più grande d'Italia per la produzione di molluschi bivalvi: 14 cooperative, 1.500 pescatori, fatturato annuo tra 55 e 60 milioni, cento con i mercati. La golden share dell'economia del delta. 

 

Luigino Marchesini, il presidente, è preoccupato almeno quanto i suoi. E non si parla solo di subsidenza (è anche il rischio che più teme Vadis Paesanti, vicepresidente di Fedagripesca Emilia-Romagna), ma di uno specchio d'Adriatico che rischia di diventare di tutti tranne che di chi ci campa. A Goro è il 90% della popolazione, in porto attraccano 1.200 barche e di anno in anno si alzano le banchine che finiscono sott' acqua.

 

piattaforma

«C'è già una zona di rispetto per il rigassificatore, ci sono le aree del parco, c'è il limite delle tre miglia - mette in fila Marchesini -. Se ci saranno anche concessioni per le trivellazioni, dove andranno i nostri a pescare? Guardi che il gasolio è sempre più caro». È il crocevia dell'energia. Il secondo rigassificatore sarà al largo di Ravenna, il Consiglio comunale ha detto sì all'unanimità e il governatore Bonaccini ha già firmato il decreto autorizzativo a tempo record per l'Italia abituata al pachiderma della burocrazia.

 

trivelle

Ma qui si progetta di drizzare in mare anche un grande parco eolico - 75 turbine alte 170 metri che produrranno energia pulita, dal vento - e la richiesta al governo è di marciare con altrettanta celerità. A Porto Tolle, per ora, è solo uno studio.

 

Sul Po di Goro il confine tra Veneto ed Emilia-Romagna segna un approccio diverso al tema dell'energia. La linea del Piave sono le trivellazioni sulla terraferma: no assoluto. Alle estrazioni in mare, invece, si guarda con «cautela, senso di responsabilità, garanzie, coinvolgimento nel processo decisionale, al netto del fatto che si tratta di una decisione che spetta al governo», per riassumere la posizione bipartisan di Marika Bugnoli, sindaco di Goro (centrosinistra), e Antonio Cardi, assessore di Comacchio (centrodestra). 

 

TRIVELLE

Ma l'apertura di credito, diciamo così, è condizionata a «monitoraggi continui trasmessi ai Comuni». Eppure c'è sempre un conto in sospeso: quello con le bollette sull'ascensore, la crisi dell'energia, la guerra e una produzione di gas crollata ai minimi storici, 3,3 miliardi di metri cubi nel 2021. Realpolitik. 

 

trivelle

Renzo Righini è il vicepresidente di Roca (Ravenna offshore contractors association), un'associazione di circa quaranta imprese che operano nel comparto energetico. Nella città che dell'energia ha fatto un modello il fronte aperto dal governo non poteva che essere giudicato «positivamente». «Il rigassificatore è stato un esempio virtuoso di intelligenza e responsabilità. Da anni sosteniamo che le risorse del Paese vadano utilizzate - dice Righini -, perché va bene la transizione energetica, ma serviranno anni, se non decenni. E intanto il gas italiano può costare meno, inquinare meno e creare lavoro».

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…