salvini e mike pompeo

TRUMP CHIEDE, SALVINI OBBEDISCE - NELL’INCONTRO A WASHINGTON, IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO MIKE PENCE FA CAPIRE AL LEGHISTA COSA CHIEDONO GLI USA SUI DOSSIER CINA, RUSSIA E VENEZUELA - LE OMBRE RESTANO TRE: IL RISCHIO CHE EMERGANO PROVE DI AIUTI DEL CREMLINO ALLA LEGA; LE RAMIFICAZIONI AMERICANE DELL'INCHIESTA SUGLI ARATA, CHE POTREBBERO IMBARAZZARE SALVINI; E GLI INTERROGATIVI SULLA SUA CAPACITÀ DI MANTENERE LE PROMESSE…

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

 

I ruoli che l'amministrazione Trump aveva assegnato per la visita di Salvini a Washington erano quelli del poliziotto cattivo, interpretato da Pompeo, e quello buono, delegato a Pence. Come era già successo con Kim al vertice di Hanoi, il segretario di Stato ha bacchettato sui dossier più controversi, perché le dichiarazioni di fedeltà ideologica non bastano, ottenendo che il vice premier si allineasse punto dopo punto.

SALVINI E MIKE POMPEO

 

Salvini vuole importare il modello economico di Trump in Italia, fatte le dovute proporzioni, a partire dalla riduzione delle tasse. La speranza è che questo possa accelerare la crescita, consentendo anche di ridurre il debito. Per riuscirci però ha bisogno di risorse che il nostro Paese non ha. La scelta di puntare sul rilancio della relazione con gli Usa è basata sulla convergenza politica, ma include la speranza che Washington aiuti questo processo, tornando a essere il punto di riferimento di Roma sul piano degli investimenti, in alternativa alle tentazioni offerte da Pechino e in maniera minore da Mosca.

 

SALVINI E MIKE PENCE

Gli Usa capiscono che Salvini è lanciato verso la guida del governo, e lo hanno trattato di conseguenza. Lui è venuto per prendere impegni immediati, ma anche per prospettare quale sarebbe la linea se lui fosse a Palazzo Chigi. Il primo appuntamento col segretario di Stato è servito a entrare nel dettaglio dei dossier più controversi, come Cina, Russia e Venezuela. Salvini, che ha invitato Pompeo in Italia in autunno, ha risposto cercando di convincere Washington che Roma è il suo miglior alleato in Europa, e i malintesi degli ultimi tempi non sono dipesi da lui.

 

Sulla Cina, ha fatto capire di essere pronto a limitare l'adesione alla «Via della seta», se non stracciarla. Pompeo gli ha spiegato che le riserve Usa non sono motivate dagli interessi commerciali, ma da preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Il vice premier ha risposto che raccoglierà informazioni dettagliate, considerando di chiudere le porte alla tecnologia Huawei per realizzare il network 5G. Sulla Russia, Salvini ha ribadito che non conviene all' Occidente di spingerla verso l' abbraccio con la Cina, ma ha decisamente corretto il tiro rispetto a quando diceva di sentirsi a casa a Mosca.

SALVINI E MIKE POMPEO

 

Anzi, ha sottolineato che Putin dovrà compiere passi positivi concreti in Ucraina, se vorrà superare le sanzioni. Sul Venezuela si è impegnato a riconoscere Guaidó, e ora dovrà convincere gli alleati, a meno di puntare a mantenere le promesse quando sarà lui a Palazzo Chigi. Ha detto di non aver ricevuto la richiesta di aiutare le operazioni militari nel nord della Siria, ma questo non è successo solo perché i diplomatici italiani avevano suggerito al dipartimento di Stato di non caricarlo di troppe questioni che non sono nel suo portafoglio.

 

La richiesta però è sul tavolo, e verrà discussa nei dettagli tecnici in vista della visita che la ministra della Difesa Trenta sta pianificando per fine giugno. Sull' Iran Salvini ha appoggiato la linea Usa, anche perché non si può stare dalla parte di un Paese che vuole distruggere Israele.

 

SALVINI E MIKE PENCE

La minaccia di tagliare i contributi all' Onu, dopo la revisione in corso del modo in cui vengono spesi i finanziamenti italiani, ricalca lo scetticismo di Trump per il Palazzo di Vetro, oltre al risentimento per le critiche sul decreto sicurezza e la linea dura verso i migranti.

 

Salvini dice che gli investimenti stranieri sono una chiave per la sostenibilità del suo modello economico. Se non possono venire dalla Cina per motivi geopolitici, e dalla Russia perché non ha le risorse, la speranza è che arrivino dagli Usa. Se poi Trump dovesse prendere di mira l' Europa con i dazi, lui conta che Roma sia risparmiata, anche perché ha spiegato a Pence di attribuire le difficoltà economiche dell' Italia proprio alle catene imposte da Bruxelles.

 

SALVINI E MIKE POMPEO

Pompeo ha apprezzato la disponibilità, accettando l' invito a venire in Italia in autunno. La stretta di mano informale con Trump però non c'è stata, perché Washington prima vuole vedere i risultati. Le potenziali ombre restano tre: il rischio che emergano prove di aiuti del Cremlino alla Lega; le ramificazioni americane dell' inchiesta sugli Arata, che potrebbero imbarazzare Salvini; e gli interrogativi sulla sua capacità di mantenere le promesse, finché non sarà premier.

SALVINI E MIKE POMPEO

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."