matteo renzi andrea marcucci

UCCI UCCI, SENTI CHE DICE MARCUCCI: “CHI NON CREDE NEL PD È BENE CHE VADA VIA” - IL CAPOGRUPPO DEL PD AL SENATO, MOLTO VICINO A RENZI, NON HA SEGUITO MATTEUCCIO IN “ITALIA VIVA”, MA INVECE DI FERMARE I DEM ALLA FUGA LI INCORAGGIA: “NON SONO SICURO CHE LA SCISSIONE SIA FINITA, NON MI SI PUÒ PIÙ DEFINIRE RENZIANO. MATTEO NON FARÀ CADERE IL GOVERNO ALMENO FINO AL…” - GLI SCISSIONISTI CI GUADAGNANO ANCHE ECONOMICAMENTE, PERCHÉ NON DEVONO PIÙ VERSARE 2500 EURO AL MESE AL NAZARENO…

andrea marcucci matteo renzi 1

1 – «SCISSIONE FINITA? NON SONO SICURO RESTI NEI DEM SOLO CHI CI CREDE»

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

 

«Chi non crede nel Pd, è bene che vada via».

 

andrea marcucci (2)

Presidente Andrea Marcucci, invece di fermare i suoi senatori li incoraggia a uscire?

«Rispetto l' ultima che è uscita, ma non comprendo».

 

anna maria parente

Anna Maria Parente, zingarettiana di ferro.

«È bene che resti solo chi è fermamente convinto della bontà del progetto. Io lo sono, credo ci sia ancora la necessità di un Pd che metta insieme i migliori riformismi».

 

Prevede altre fughe?

«Non ne ho notizia, ma non ho la certezza che sia finita».

 

Si sente ancora renziano?

nicola zingaretti paolo gentiloni graziano delrio andrea marcucci

«Mi sento il capogruppo del Pd. Non rinnego le battaglie del passato al fianco di Renzi, ma non mi si può più definire renziano. Matteo è il leader di un' altra forza che sta in maggioranza e da lui mi aspetto lealtà nell' interesse del Paese».

 

E da Conte, cosa si aspetta? Ha esagerato accusando Renzi di scorrettezza?

giuseppe conte dario franceschini

«Con molta umiltà, mi sarei aspettato una reazione diversa alla lettera di Renzi al Corriere . Inseguirlo sulle battute non mi è sembrata la cosa migliore e credo non sia il mestiere del capo del governo, che doveva rilanciare sul piano programmatico».

 

Come, se non ci sono soldi per tagliare ancora le tasse?

«Sappiamo che questo taglio al cuneo fiscale non basta, ma il segnale nella legge di Bilancio è chiaro e va verso la riduzione del costo del lavoro per ridare slancio ai consumi interni e migliorare la vita delle famiglie. Abbiamo un progetto di legislatura e metteremo su questo fronte due o tre miliardi, sapendo che è l' inizio di una strada».

MATTEO RENZI A L'ARIA CHE TIRA

 

Lei crede davvero che Renzi non abbia fatto nascere il governo per farsi il partito ?

«Io ho ascoltato le parole di Renzi e ci ho letto un appoggio consistente e fattivo. È stato uno dei promotori di questa maggioranza. Ma a lui e agli altri dico che vorrei cominciare a parlare di quello che vuole fare il Pd».

 

Il governo non rischia di cadere, come teme Conte?

andrea marcucci graziano delrio 2

«Conte faccia le sue verifiche. Io da capogruppo al Senato faccio le mie e verifico che sui provvedimenti ci sia la tenuta della maggioranza. Dai primi passaggi ho visto solidità e la mia impressione è che Renzi non abbia intenzione, né interesse, a far cadere a breve il governo».

 

Che vuol dire, a breve?

matteo renzi con andrea marcucci 2

«Da qui al prossimo anno. Renzi ha preso un impegno a sostegno della legislatura e la verifica si farà sui voti parlamentari. A me non interessano battute, o repliche piccate, mi interessano le cose serie per il Paese. Sono rimasto per questo e se non mi è piaciuta la risposta di Conte mi sento libero di dirlo».

 

Lo ha invitato a «non alimentare polemiche»...

MATTEO RENZI IN SENATO

«È una polemica sbagliata. Io supporto il premier e mi dà noia che si faccia passare Renzi per colui che vuole un taglio più consistente al cuneo fiscale, quando siamo stati noi a porre il tema al tavolo di maggioranza. Gli andava risposto "bene, collabora per trovare ulteriori fondi"».

 

Conte non vuole al tavolo il leader di Italia Viva. Come arginarlo, allora ?

«Io invece ce li voglio, il più responsabilizzati possibile. Il governo ha successo se ci sono coesione e determinazione ad avere un solo programma, non due o tre».

 

Vale anche per Di Maio?

paola de micheli paolo gentiloni nicola zingaretti andrea marcucci graziano delrio 2

«Sì. Se c' è un rischio è la rincorsa della visibilità e non è partecipandovi, come ha fatto il premier, che si smina il terreno. Lo si fa pretendendo da tutti lealtà e responsabilità, con le risorse disponibili. Se apprezzo lo stile di Zingaretti, tanto criticato, è perché lavora per essere determinante in una dialettica di maggioranza, con responsabilità».

 

Non è sbagliato stare defilato e usare toni così bassi?

luigi di maio giuseppe conte

«Abbiamo visto che fine ha fatto Salvini, che affrontava i problemi con gli slogan».

 

Andrà alla Leopolda ?

«No, perché sarà il momento fondativo di un nuovo partito a cui non aderisco».

 

2 – PASSARE DAI DEMOCRATICI A ITALIA VIVA CONVIENE

Paolo Bracalini per “il Giornale”

matteo renzi andrea marcucci 1

 

È ancora presto per dire se abbia fatto la scelta politica giusta chi è passato dal Pd a Italia Viva, ma dal punto di vista delle finanze personali degli ex piddini scissionisti non c' è dubbio, lasciare il Pd e andare con Renzi conviene. Per i parlamentari che hanno fatto il trasloco la differenza vale circa 2.500 euro al mese.

 

luciana lamorgese paola de micheli giuseppe conte luigi di maio

Non che cambi il loro stipendio da deputati o senatori, quel che cambia sono i versamenti mensili che l' appartenenza al gruppo Pd imponeva e che invece il nuovo gruppo renziano non prevede. Un parlamentare eletto nel Pd deve bonificare a fine mese in media 1.500 euro al partito nazionale, come «contributo al Pd nazionale per i servizi resi», e si intende i benefit che riceve in cambio, tipo una segreteria o l' addetto stampa spesso in condivisione con altri colleghi.

 

MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI

Ma siccome il partito democratico è strutturato su vari livelli, un eletto deve anche versare dei soldi alla struttura regionale di sua competenza, altri 1.000 euro di solito, che rappresentano la restituzione dei fondi spesi dal partito regionale per la campagna elettorale con cui è stato eletto.

In questo caso c' è un contratto scritto che impegna l' eletto a rimborsare il Pd, e quindi l' obbligo rimane anche nel caso in cui cambi partito.

pietro grasso

 Teoricamente, perché poi finisce che il parlamentare si rifiuta di pagare e il partito gli fa causa, come è accaduto con Pietro Grasso, passato dal Pd a Leu e «moroso» rispetto al Pd di ben 83mila euro. Il giudice ha condannato l' ex presidente del Senato e ingiunto di pagare il Pd, ma lui ha detto di voler fare ricorso.

 

Ma oltre al pagamento del Pd nazionale e regionale c' è poi anche al livello cittadino, in media altri 500 euro, come finanziamento per le attività organizzate sul suo territorio. Insomma a fine mese ballano circa 3mila euro, che vanno ad incidere non poco sull' emolumento da parlamentari di 10mila euro lordi, a cui comunque si aggiungono i rimborsi forfettari (esentasse) di circa 7mila euro.

 

matteo renzi andrea marcuccidavide faraone contro il decreto sicurezza bis

E una volta passati con Renzi? Ovviamente un parlamentare non verserà più un centesimo al Pd nazionale né cittadino, e probabilmente neppure restituirà i soldi al regionale, risparmiando quindi 3mila euro. Anche il gruppo renziano ha stabilito una quota di finanziamento da parte dei suoi parlamentari, ma molto più economica rispetto a quella del Pd: 500 euro al mese. In più si è deciso per un versamento una tantum per finanziare la Leopolda, circa 1.000 euro a testa (i parlamentari renziani sono una quarantina per ora).

teresa bellanova

 

È probabile che la quota mensile aumenterà, perché al momento il movimento Italia Viva ha poche spese avendo poche strutture e personale da pagare. Ma comunque il risparmio per un parlamentare rispetto a stare nel Pd è consistente. Basta leggere l' ultimo bilancio Pd per avere una quantificazione del «debito» verso il Pd. Il capogruppo renziano Davide Faraone nel 2018 ha versato al partito 27mila euro, la ministra Teresa Bellanova 30mila euro tondi, come pure Ettore Rosato. Sacrifici mensili a cui hanno detto addio aderendo a Italia Viva.

MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI VICINI VICINI

 

E la Boschi? Risulta in regola con i pagamenti sia al Pd nazionale che a quello di Bolzano (è stata eletta in Alto Adige), mentre l' ultimo versamento di Renzi al Pd risale al febbraio 2019. Dopo quella data, notò La Notiziagiornale, il comitato renziano «Azione Civile Ritorno al Futuro» che organizza la Leopolda, ha destinato una quota importante di finanziamenti (40mila euro) per sponsorizzare la pagina Facebook di Renzi.

 

Come se l' ex premier preparasse già da allora la scissione dal Pd e avesse per questo deciso di non finanziarlo più anche se smentiva di volersene andare.

CAROLA RACKETE CON DAVIDE FARAONE

Insomma Pd stai sereno (e con meno soldi).

andrea marcucci matteo renzi

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO