trump google

VAFFAN-GOOGLE! SECONDO "BLOOMBERG" IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA USA VUOLE SMEMBRARE IL COLOSSO TECH DOPO L’ACCUSA DI MONOPOLIO. COME? SEPARANDO IL SISTEMA OPERATIVO ANDROID DAL BROWSER CHROME – L’IPOTESI DI FAR METTERE ALL'INCANTO "ADWORDS", LO STRUMENTO PER PIANIFICARE CAMPAGNE PUBBLICITARIE SULLA RETE DEI SITI PARTNER DI GOOGLE - ATTENZIONE: SE TRUMP VINCERÀ LE ELEZIONI POTREBBE RINUNCIARE AL CASO, MA BISOGNERÀ ATTENDERE LE...

Da https://www.milanofinanza.it/

 

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta considerando la possibilità di smantellare il colosso tech Google. A riportare la notizia è Bloomberg. Un’ipotesi che arriva dopo la sentenza di un giudice federale, che ha stabilito che le pratiche dell'azienda violano le leggi sul monopolio e ostacolano la concorrenza. Il Dipartimento di Giustizia ha, comunque, fatto sapere che non sono state ancora prese decisioni ufficiali.

google

 

«Il Dipartimento di Giustizia sta valutando la decisione del tribunale e valuterà i prossimi passi appropriati in linea con le indicazioni del tribunale e il quadro giuridico applicabile per i rimedi antitrust», ha detto un rappresentante dell'agenzia. Intanto, le azioni di Alphabet Inc., la società capofila di Google, sono scese di circa l'1% nel trading after-hours martedì. Gli investitori temono, quindi, che lo smembramento possa avere un impatto negativo sul gruppo.

 

 

sundar pichai

Bloomberg ha riferito che se l'agenzia governativa decidesse di smantellare l'azienda, i segmenti più probabili da separare sarebbero il sistema operativo Android e il browser Chrome. Il Dipartimento di Giustizia sta anche considerando la possibilità di ordinare la vendita di AdWords, la piattaforma di vendita pubblicitaria di Google, ha detto Bloomberg. Il notiziario ha inoltre riferito che l’ente statale americano probabilmente cercherà di vietare i contratti esclusivi che hanno permesso a Google di diventare il motore di ricerca predefinito per molti utenti tramite smartphone.

 

google

L’agenzia di stampa ha riferito anche di altre opzioni che sarebbero sul tavolo del Dipartimento, tra cui «costringere Google a condividere più dati con i concorrenti e misure per impedirgli di ottenere un vantaggio sleale nei prodotti di intelligenza artificiale». Google ha dichiarato che intende fare ricorso contro la sentenza del tribunale.

 

 

L’ANTITRUST USA STANA IL MONOPOLISTA GOOGLE MA TRUMP PUÒ SALVARLO

Stefano Mannoni per Mf-Milano Finanza

 

trump google

Mi rendo conto che non è elegantissimo esordire un articolo rivendicando uno stentoreo «l’avevamo detto!». Eppure questa punta di vanità sembra concessa date le eccezionali circostanze della vicenda, ossia la clamorosa sentenza sul caso Google appena pubblicata.

 

Che, come avevano predetto il sottoscritto e Guido Stazi nel saggio del 2021 “Sovranità.com” avrebbe potuto essere uno degli sbocchi dello sforzo decennale da parte di un possente movimento antitrust per ricondurre il potere delle piattaforme tecnologiche entro limiti democraticamente accettabili. Non solo: molto ha contato il dialogo transatlantico tra istituzioni della concorrenza (…)

 

Il caso ha voluto poi che la fortuna arridesse anche nella scelta del giudice federale incaricato del caso, Amit P.Mehta, nominato da Obama nel 2014 (…)

google

 

Nelle 277 pagine di motivazione il giudice Mehta assesta a Google un colpo tremendo accertandone la natura e il comportamento monopolistico nel mercato della ricerca generalista, dove l’azienda si sarebbe assicurata una posizione di assoluto vantaggio sui concorrenti pagando 26 miliardi di dollari gli apparati in cui il suo motore come installazione predefinita.

 

“Gli accordi di distribuzione di Google”, spiega la motivazione, “appaiono aver ragionevolmente  contribuito a privare Microsoft degli incentivi ad allargare il suo investimento nel motore di ricerca”. E non è finita qui; grazie a questa insuperabile recinzione Google ha potuto esigere prezzi sovracompetitivi nel sottomercato delle pubblicità testuali: “Il costo per clic per un text ads è cresciuto nel corso del tempo… e Google attraverso ritocchi appena percettibili alle sue aste ha incrementato i prezzi dei text ads senza timore di perdere inserzionisti”. (….)

google

 

Attenzione però: la politica potrebbe riservare soprese. Se Trump vincerà le elezioni potrebbe essere tentato di rinunciare al caso. In fin dei conti i Repubblicani, che hanno guadagnato consensi nella Silicon Valley grazie alla promessa di un passo indietro delle istituzioni dal mercato, sarebbero nel loro se perorassero la fine della stagione dell’interventismo antitrust. Google non è molto popolare presso i Repubblicani ma bisognerà attendere le donazioni che dalla Silicon Valley affluiranno nelle casse di Trump e Vance… (…)

donald trump

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…