VATICANO-ANO-ANO - MENTRE BENEDETTO XVI PENSA ALLE MESSE IN LATINO IN VATICANO BRULICANO LE AMBIZIONI DI BERTONE, SCOLA, BAGNASCO, RUINI IN PREDA AL DOPO-RATZINGER - ED ECCO A VOI TUTTE LE CORDATE CARDINALIZIE, STILE “ROMANZO CRIMINALE”: I “GENOVESI” (A FIANCO DEI BERTONIANI), I “MILANESI” (CHE STRIZZANO L’OCCHIO ALLO IOR E ALL’OPUS DEI), QUELLI DI “PROPAGANDA FIDE” (LEGATA A SODANO), I GESUITI DEL “PAPA NERO” E “I FOCOLARI” BUROCRATI…

Ignazio Ingrao per "Panorama"

Ricorrenza amara per Benedetto XVI lo scorso 15 febbraio: ha «festeggiato» i trent'anni di vita trascorsi nella Curia romana. Era il 1982 quando Joseph Ratzinger, chiamato da Karol Wojtyla a guidare la Congregazione per la dottrina della fede, a 55 anni lasciava l'amata Baviera per trasferirsi a Roma. Una carriera curiale iniziata tardi, con alle spalle una lunga esperienza di insegnamento e cinque, delicati anni alla guida della diocesi di Monaco.

Ricorrenza amara perché proprio dalla Curia in questi giorni sono arrivati nuovi dispiaceri per il Papa, con l'eco di vendette, dossier, fughe di notizie, talpe e corvi appostati nei Sacri palazzi. Un pontificato iniziato all'insegna della denuncia della sporcizia nella Chiesa che oggi non trova la forza di spazzare via complotti e giochi di potere. La verità è che, dopo 30 anni di vita di Curia e sette di pontificato, Ratzinger resta un papa straniero per il Vaticano.

Straniero per indole e per scelta: estraneo alle cordate di cardinali e alle alleanze con il potere temporale, tutto proteso a ciò che giudica essenziale, cioè l'annuncio del Vangelo a un mondo scristianizzato. I problemi organizzativi e le carriere dei porporati per Ratzinger vanno in secondo piano.

Tuttavia, mentre il papa straniero, dall'alto della terza loggia del palazzo apostolico, guarda lontano al futuro della Chiesa e dell'umanità, al piano inferiore brulicano le ambizioni di porporati e monsignori concentrati sul presente. Benedetto indica la rotta della barca di Pietro, ma chi tiene in mano il timone e impartisce gli ordini all'equipaggio?

La risposta a questa domanda non è semplice. Il lento declino del lungo papato di Wojtyla, i problemi organizzativi lasciati irrisolti dal papa polacco globetrotter, le nuove divisioni emerse nel corso del pontificato di Ratzinger hanno reso la geografia della Curia sempre più complessa e indecifrabile. Panorama prova a offrire una bussola per cercare di comprendere chi comanda davvero oggi in Vaticano.

Al vertice della piramide c'è il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato di Sua santità (cioè, letteralmente, braccio destro del papa) e camerlengo di Santa romana Chiesa. Con buona pace di tutti i suoi avversari, sarà lui a governare la sede vacante e a organizzare il conclave quando Benedetto XVI non ci sarà più. Settantasette anni compiuti, Bertone resterà a fianco del papa fino alla fine del pontificato, a meno che Ratzinger non decida altrimenti.

Il segretario di Stato può contare su un gruppo di fedelissimi a cui sono affidate le leve economiche e mediatiche della Santa sede: fra gli altri, i neocardinali Giuseppe Bertello, governatore della Città del Vaticano, e Giuseppe Versaldi, prefetto degli affari economici. Insieme con il direttore dell'Osservatore romano, Giovanni Maria Vian.

L'ex ordinario militare, Angelo Bagnasco, oggi arcivescovo di Genova e presidente della Cei, guida un'altra «divisione» cui fanno capo presuli e leader di associazioni e movimenti già legati al cardinale Camillo Ruini: il neocardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, i ministri Lorenzo Ornaghi e Andrea Riccardi e il direttore di Tv 2000, l'emittente della Chiesa italiana, Dino Boffo.

Il duro antagonismo tra Bertone e Bagnasco nasce all'indomani della nomina del nuovo presidente della Cei, quando il segretario di Stato avoca a sé, con una lettera dai toni ultimativi, i rapporti con la politica italiana. Un vero affronto per quanti, nei vent'anni dell'era Ruini, avevano visto nella Cei l'interlocutore unico con il governo e i partiti.

In seno alla Curia romana si sono poi formate cordate legate dalla comune appartenenza geografica. È il caso del gruppo dei «genovesi», che solo in parte si ritrova a fianco dei bertoniani, e ha quale principale esponente il prefetto della Congregazione per il clero, il cardinale Mauro Piacenza, astro in ascesa al vertice dei Sacri palazzi e futuro protagonista del conclave.

Il neopatriarca di Venezia, Francesco Moraglia, gli deve molto. E del gruppo dei liguri fa parte anche il neocardinale Domenico Calcagno, che ha preso il posto del cardinale Attilio Nicora al vertice della cassaforte del vaticano: l'amministrazione del patrimonio della sede apostolica. Proprio Nicora, allontanato da Bertone dalla guida dell'Apsa anche per i contrasti sul salvataggio dell'ospedale San Raffaele, è punto di riferimento per i «milanesi» in Curia. Tra questi il neocardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del pontificio consiglio per l'interpretazione dei testi legislativi, e Luigi Mistò, influente prelato dello Ior, scelto personalmente da Nicora.

Chi pensa che l'ex segretario di Stato, Angelo Sodano, oggi decano del collegio cardinalizio, sia fuori dai giochi si sbaglia di grosso. Basta chiedere ai suoi fedelissimi, tra i quali il «papa rosso», Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli (De propaganda fide) e il cardinale Leonardo Sandri, a capo della Congregazione per le Chiese orientali.

Il «papa nero», Adolfo Nicolas (così è soprannominato il preposito generale della Compagnia di Gesù), guida la compagine dei gesuiti in Curia che annovera il direttore della sala stampa, padre Federico Lombardi, e il segretario dell'ex Sant'Uffizio, Luis Francisco Ladaria.

Dopo l'uscita di scena del portavoce del papa, Joaquin Navarro Valls, l'Opus Dei recupera terreno con l'influente cardinale Juan Luis Cipriani, il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e il presidente della pontificia accademia per la vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula.

Cresce a vista d'occhio anche l'influenza dei prelati che provengono dal movimento dei Focolari, a cominciare dai cardinali Ennio Antonelli e João Braz de Aviz insieme con il sostituto della segreteria di Stato, Giovanni Becciu, motore della burocrazia vaticana.
per molti di questi gruppi il conclave è già cominciato.

L'ultimo papa che ha riformato e governato la Curia è stato Paolo VI. A 35 anni dalla sua morte molti si domandano se al successore di Benedetto XVI sarà affidato il difficile compito di riorganizzare lo stato maggiore del Vaticano o, più semplicemente, di ridurre drasticamente il peso della Curia a vantaggio degli episcopati e delle Chiese locali, come aveva chiesto il Concilio Vaticano II esattamente 50 anni fa.

 

PAPA RATZINGER TARCISO BERTONEIL CARDINALE ANGELO BAGNASCO jpegCAMILLO RUINI Cardinale ScolaAngelo SodanoPADRE FEDERICO LOMBARDI Giovanni Maria vianNAVARRO VALLSLORENZO ORNAGHI ANDREA RICCARDI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...