draghi g-20

VIDEO! “PRESIDENTE, È INEVITABILE PARLARE DI ITALIA”. “NO, È EVITABILISSIMO, COMUNQUE PARLIAMONE PURE” – LA GAG DI DRAGHI CON UN GIORNALISTA IN CONFERENZA STAMPA AL TERMINE DEL G20 SULL'AFGHANISTAN (AL QUALE NON HANNO PRESO PARTE NÉ PUTIN NÉ XI JINPING) – “CONTATTI CON I TALEBANI PER AFFRONTARE LA CRISI, MA NON SIGNIFICA UN LORO RICONOSCIMENTO” – “SCIOGLIERE FORZA NUOVA? STIAMO RIFLETTENDO” – VIDEO

https://video.corriere.it/politica/draghi-sciogliere-forza-nuova-stiamo-riflettendo/318bd9b4-2b73-11ec-b679-785d816402d6?vclk=video3CHP%7Cdraghi-sciogliere-forza-nuova-stiamo-riflettendo

 

 

Da video.corriere.it

draghi g-20

"La questione Forza Nuova è all'attenzione nostra ma anche a quella dei magistrati che stanno continuando le indagini e formalizzando le loro conclusioni. Ora a questo punto noi stiamo riflettendo". Lo dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa al termine del G20 sull'Afghanistan. Prima di rispondere piccola gag con il giornalista che ha fatto la domanda: “Presidente, è inevitabile parlare...”. “No, è evitabile invece – dice in maniera ironica -. Comunque parliamone pure”.

 

 

 

 

DRAGHI

Marco Galluzzo per corriere.it

 

 

Il tono e le parole diplomatiche di Mario Draghi non cancellano quella che è comunque una notizia. Sia Putin che Xi Jinping non hanno partecipato al vertice straordinario sull’Afghanistan organizzato dall’Italia.

 

draghi

«Che io sappia», dice in conferenza stampa il presidente del Consiglio, l’assenza «non era dovuta» a «motivi particolari di politica estera». Draghi aggiunge di essersi sentito con il capo del Cremlino pochi giorni fa, sottolinea che entrambi gli Stati (con il viceministro degli Esteri russo e il capo della diplomazia cinese) hanno pienamente partecipato ai lavori del summit, eppure resta la sensazione che qualcosa è andato storto: forse la presenza di Joe Biden, gli attriti geopolitici fra Mosca e Pechino da una parte, Washington dall’altra, anche sul tema del ritiro precipitoso dal Paese dei talebani.

 

Di sicuro per l’Italia è stato un successo diplomatico se si guarda agli aspetti pragmatici e ai dati di fatto. Mario Draghi lo vuole sottolineare, «si è ripreso atto dopo un po’ di tempo che solo un approccio multilaterale è efficace in situazioni tanto delicate».

 

Eppure nello staff del premier si era partiti con altre ambizioni, si era lavorato per settimane ad un testo scritto, una dichiarazione da far condividere ai 20 leader. Non ci si è riusciti, il summit è stato utilissimo come dice il capo del governo, ma non ha preso impegni cogenti. Forse anche per quelle assenze, di Mosca e Pechino, che comunque pesano sulla giornata.

Mario Draghi

 

Durante la conferenza stampa, Draghi ha spiegato che «affrontare la crisi umanitaria» in Afghanistan «richiederà contatti con i talebani: ma questo non significa un loro riconoscimento. Bisogna prendere atto che sono stati giudicati per ciò che hanno fatto, non per ciò che hanno detto».

 

«La prima risposta contro il terrorismo è la cooperazione», ha continuato Draghi, che al termine della conferenza stampa ha parlato anche dello scioglimento di Forza Nuova. «Non so quale sia la natura esatta del rapporto tra il governo talebano e l’Isis. L’impressione è che non siano veramente tanto amici, ricordiamo tra l’altro la bomba alla moschea, i talebani non hanno certamente gradito. Molte considerazioni ci suggeriscono che dovremo capire meglio cosa sta succedendo».

 

Come ha spiegato sul Corriere Lorenzo Cremonesi, le componenti più moderate dei talebani vorrebbero rispettare gli accordi raggiunti con gli americani a Doha, per cui l’Afghanistan non tornerà ad ospitare le basi dell’estremismo jihadista, come invece accadeva sino a due decenni fa. Ma le correnti più radicali mantengono tutt’ora stretti legami con Isis.

mario draghi. Mario Draghi 2

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”