zanda

ZANDA AFFONDA LA ZANNA CONTRO RENZI: “HA SBAGLIATO PIÙ VOLTE ANALISI E CONTINUA A COMPIERE ERRORI CLAMOROSI. L’ITALIA E’ STANCA DI LEADER INVADENTI” - LA MOZIONE DI SFIDUCIA CONTRO BONAFEDE? UNA MOZIONE PROMOSSA DA UN PARTITO DI GOVERNO CONTRO UN MINISTRO È UNA SFIDUCIA AL GOVERNO - IL KING'S MAKERS DI ZINGARETTI, CHE GLI HA DATO IL RUOLO DI TESORIERE PARLA ANCHE DELLE CASSE DEL PARTITO “OBERATE DA SPESE E DA DEBITI” E DEL CASO MORO: “PRIMA DELLA SUA UCCISIONE COSSIGA SCRISSE 3 LETTERE. SPARITE”

Luca Telese per la Verità

 

zanda

Senatore Zanda, la «crisetta» è in corso, e il suo teatro principale è un luogo che lei conosce bene, Palazzo Madama.

(Sorride). «Una piccola esperienza nei Palazzi me la sono fatta: circa mezzo secolo.

Eh eh eh...».

 

Lei è stato capogruppo, stratega di battaglie parlamentari. Come si procede?

«I pallottolieri e le conte sono conseguenza delle scelte, e noi dobbiamo prima di tutto chiarirci le idee».

 

Proviamoci.

«Ad agosto abbiamo formato un governo di coalizione. In una maggioranza composita ogni partito ha il diritto di sostenere le sue idee. Ma queste condizioni impongono soluzioni concordate. Se si inizia con i diktat si entra in un gioco pericoloso».

LANDINI ZANDA ZINGARETTI

 

 

Italia viva sostiene che sulla riforma della giustizia serve libertà di coscienza.

«Non scherziamo! Se pensano di imporre ultimatum del tipo: "O si fa così o rompo", la maggioranza finisce».

 

 

Addirittura?

«Altro esempio. Sul "Sindaco d' Italia" non si può accettare una imposizione».

 

E se Renzi prosegue?

(Sorriso). «Allora si prenda atto che quella coalizione è finita».

 

Dice sul serio?

«Ma ovvio: servono contrappesi, funzioni di garanzia. Parliamo anche della più delicata architettura della Repubblica».

 

Per lei è una posizione strumentale?

«Non mi interessa. Cambiare la Costituzione con un diktat è irresponsabile».

zanda

Il suo erede al Senato, Andrea Marcucci, dice: «No ai responsabili e alle ingerenze in Italia viva».

«Una maggioranza difende il suo perimetro. Un capogruppo deve difendere la maggioranza. E rispettare la libertà di mandato di fronte a senatori degni è un obbligo Costituzionale».

 

Si può arrivare ad una mozione di sfiducia!

«Lo so. Ma non mi fa paura».

 

MATTEO RENZI DA VESPA

Parla Luigi Zanda, vecchia volpe di tre repubbliche: famiglia liberale, figlio di un grand commis d' État. Inizia la sua carriera da portavoce di Francesco Cossiga, si ritrova al Viminale durante il sequestro Moro. È l' uomo del Giubileo ai tempi di Francesco Rutelli. È stato capogruppo del Pd al Senato, fino alla sua clamorosa rottura con Matteo Renzi. È uno dei king' s makers di Nicola Zingaretti, che gli ha dato un ruolo chiave: tesoriere. Lo intervisto durante l' Assemblea del Pd a Roma.

 

Dorme la notte, avendo in mano la cassa del Pd?

«Benissimo».

 

Riesce a stare dietro a tutto?

david sassoli luigi zanda

«Ho un controllo ferreo. Di questa assemblea posso dirle anche quanto costano i tramezzini».

 

In che stato ha trovato i conti?

«Il Pd dopo Renzi era oberato da spese correnti e debiti».

 

E ora?

«Non interpreto il ruolo da contabile: ma quando avrò finito il partito avrà le risorse per assolvere la sua missione politica. Cosa oggi impossibile».

 

Ritorniamo al Senato. Crede alla mozione di sfiducia su Alfonso Bonafede?

«Sarebbe autolesionismo».

 

 

Addirittura?

«Non prendiamoci in giro.

Una mozione di sfiducia promossa da un partito di governo contro un ministro è una sfiducia al governo».

 

Cioè una crisi?

«Ma ovvio! Io ricordo un solo precedente: quello del ministro Filippo Mancuso».

luigi zanda

Lo seguii da cronista: il governo non cadde.

«Per forza: cadde il ministro, che aveva contro tutti i partiti e il presidente del Consiglio! Qui è il contrario».

Cioè?

«Un partito che spara sul suo governo con un voto per farlo cadere. Si può?».

 

E se il governo si salvasse con altri voti?

«Se oltre a oscillazioni fisiologiche cambiasse la maggioranza bisognerebbe andare davanti al capo dello Stato».

 

E certificare la nascita del famoso Conte ter?

«Se si va da Mattarella decide lui che fare. Ecco a cosa serve un arbitro».

 

Conte deve chiedere la fiducia o reagire solo a un agguato?

«Non gli do suggerimenti. È uno sveglio».

 

Da dove viene Zanda?

«Mio padre era un liberale, un uomo di centro».

Lei è nato in Sardegna, cresciuto a Roma.

«Ho fatto il liceo al Tasso. E mi sono laureato a Macerata, tesi In diritto costituzionale sugli atti con forza di legge.

Credo di un qualche valore accademico.

 

»Il suo primo voto?

«Più a sinistra di mio padre: Psdi».

MATTEO RENZI

 

Politica da giovane?

«Candidato per l' Ugi».

 

Primo incarico di rilievo?

«Con Cossiga nel 1974, portavoce di un ministero. Due anni dopo lo seguo al Viminale».

 

Come era lui all' epoca?

«Uomo strepitoso. Grande carattere, solidità di pensiero, cultura enciclopedica».

 

La cosa più incredibile che è accaduta nei giorni di Moro?

«I suoi capelli bianchi e la vitiligine, arrivati dopo la notizia del ritrovamento del cadavere di Moro».

 

luigi zanda

Possibile?

«Sì. Fu uno choc. La vera ragione delle dimissioni era che Cossiga si ritrovò schiacciato dal senso di colpa: "Non sono riuscito a proteggerlo"».

Riveli una cosa che non sa nessuno.

«Un giorno il presidente mi chiama e mi dice: "Hai una bella cassaforte nel tuo ufficio? Ci devi mettere dentro questa!"».

 

E cos' era?

«Una lettera di dimissioni scritta a mano con grande pignoleria».

 

Prima che accadesse?

«Prima della morte di Moro. Una versione aveva come incipit l' idea che fosse stato liberato. Un' altra che fosse stato ucciso. Una terza immaginava lo scenario di uno scontro a fuoco».

 

 

E poi?

«Tutte si chiudevano con lo stesso esito: le dimissioni».

 

E ora dov' è la minuta?

«Nel dramma di via Fani è accaduto di tutto, non so dove sia finita. Forse è ancora lì, se c' è quella cassaforte. Avrebbe un valore storico inestimabile».

 

E politicamente?

«Ti spiega come ragionava quella classe dirigente. Altro che oggi!».

 

luigi zanda

Poi lei si ritrova a gestire il consorzio Venezia nuova. Ha lasciato il segno in qualcosa?

«Il Mose è nato quando io presiedevo il consorzio. Ho fatto in tempo commissionare e a far elaborare il progetto di massima e me ne sono andato via».

 

E lo difende oggi?

«È il più grande e imponente progetto di ingegneria idraulica mai immaginato nella storia. Forse il più bello».

 

Lo dice anche oggi?

«Sull' esecuzione non ho responsabilità: l' idea è ambiziosa e geniale».

 

E a Lottomatica?

«Ho armonizzato la concessione alle regole europee. Abbiamo combattuto, e quasi debellato il gioco clandestino».

 

E all' Agenzia del Giubileo?

«Credo che sia il più importante e complesso evento organizzativo degli ultimi decenni che ha avuto un esito positivo».

C' è Expo.

ROSATO ZANDA

G»ran bella impresa, certo: ma immagina un evento che dura un anno, in tutte le chiese di Roma, nelle proprietà di un altro Stato! Venti milioni di pellegrini e nemmeno un problema».

 

Più difficile alla Rai?

«Eeeeehhhh. Dico solo questo: sono entrato da paladino della televisione pubblica senza se e senza ma. Sono uscito che volevo privatizzare».

Non ci credo.

«Solo adesso ho ritrovato serenità e sono a metà strada».

 

È stato capogruppo con Renzi e lo ha tradito?

«Non penso che lo possa dire. Non c' è stata questione su cui non gli abbia manifestato lealtà, ma anche la mia opinione. Non lo avevo votato alle primarie e lui lo sapeva: sono stato sempre stato corretto».

 

Però poi è passato con Nicola Zingaretti.

«Dopo tutti gli errori che ha fatto: ma credo di aver avuto un ruolo decisivo nel garantirgli la maggioranza negli anni del suo governo, fra due nazareni e una scissione».

 

Quando ha rotto?

lotti e zanda 81c

(Sorriso zandiano). «La lealtà non può comprendere la confisca della libertà di pensiero».

 

Mi racconta un dissapore con Renzi?

«Voleva le elezioni a marzo del 2017, convinto di stravincere».

E lei?

«Non sono d' accordo con te».

 

Un altro?

«Ero contrario alla commissione sulle banche a ridosso del voto. Lui l' ha pretesa ed è stato un massacro».

 

Luigi Zanda

Possibile non ci avesse pensato?

«Renzi più volte ha sbagliato l' analisi politica.

 

»E sul referendum?

«È stato una grave errore la campagna elettorale, impostata populisticamente sul "Tagliamo delle poltrone"».

 

 

E poi?

«Subito dopo la sconfitta ha pensato che quel 40% fossero voti suoi. Per me è stato troppo».

 

E ora come si sta comportando?

«Ha fatto un altro errore clamoroso con la scissione».

Beh, qui la controprova ancora non c' è.

«Eccome! Pensava di prendere i voti a destra e a sinistra, invece è al palo».

 

Perché?

«L' Italia è stanca di leadership invadenti».

 

E Zingaretti le va bene?

«Non è certamente un tifoso della linea dell' uomo solo al comando. È molto inclusivo, un vero uomo di centrosinistra. Non è un estremista, non perde mai di vista il posizionamento politico».

Addirittura!

«In questo momento è prezioso per il Pd».

 

Non le piace l' idea di Renzi di un governo istituzionale presieduto da Mario Draghi e da Marta Cartabia?

(Sospiro. Pausa). «Suggerisco di lasciarli in pace».

Esagerato.

«So quel che dico. Francamente non meritano di essere tirati dentro per manovre politiche molto infelici e assai poco nobili».

 

Non pensa a un altro governo?

«Solo se cade questo. E in quel caso scommetterei sul voto».

Luigi Zanda aldo moro

 

È sicuro?

(Sorriso diagonale). «Credo di avere più fiuto di Matteo».

zanda e finocchiaroLuigi Zanda EDOARDO BARALDI - BERSANI E BERLUSCONI - GRILLO - ZANDA

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…