ARCHEO-ALLEGRI CON SCAZZO! SEMPRE INCAZZOSETTO QUESTO MAX! IL 12 MAGGIO DEL 2008, A LIVORNO, DOPO UN SORPASSO AZZARDATO, I CARABINIERI LO BLOCCARONO E LUI DIEDE DI MATTO: “STAI ZITTO TERRONE”, “TI FACCIO PERDERE IL POSTO”, “TI MANDO QUALCUNO SOTTO CASA”. ALL’ARRIVO DEI PASSANTI, MIMO' UNO SCONTRO CON UNO DEI MILITARI E SI BUTTO' PER TERRA, FINGENDO DI AVER RICEVUTO UN COLPO – QUALCHE ANNO DOPO SBROCCO’ CONTRO I VIGILI (“SIETE DEI FALLITI”) – LA FUGA STRACULT PRIMA DI SALIRE SULL’ALTARE…

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https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/sbrocco-max-allegri-contro-vigili-nbsp-ldquo-siete-149416.htm

 

Estratti da Dagospia 8 giugno 2017

 

 

 

1 - ALLEGRI E FALLITI

Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera” 

 

 

massimiliano allegri - meme massimiliano allegri - meme

Non sorprende che Massimiliano Allegri si sia scagliato contro i vigili torinesi, talmente sfrontati da multarlo perché guidava col telefono in mano e senza patente. A dispetto del galateo esibito davanti alle telecamere, il formidabile allenatore vicecampione d’Europa è un fumino che vanta numerosi precedenti dialettici con le forze dell’ordine.

 

A colpire, semmai, è l’epiteto che ha rivolto ai ragazzi in divisa: “falliti”. Intendiamoci, aveva già detto di peggio. A Livorno chiamò “terroni” i carabinieri che avevano osato fermarlo dopo un sorpasso azzardato. Ma questo “falliti” dal sen fuggito ha un significato più contemporaneo.

 

 

max allegri allontana giuntoli dopo la finale di coppa italia max allegri allontana giuntoli dopo la finale di coppa italia

Come se, nella sacrosanta sanzione inflittagli dai vigili, Allegri vedesse la rivalsa sociale di una casta inetta e invidiosa di burocrati. Smaniosi di usare il loro piccolo potere contro di lui perché non sono stati capaci di diventare uguali a lui. Anche il Marchese del Grillo (“io so’ io e voi non siete un czz”) trasgrediva impunemente le regole. Ma proprio per questo si considerava un privilegiato, non un ribelle. Invece con i Corona, i Briatore, i Trump e adesso gli Allegri, irrompe sulla scena il populista d’alto bordo.

 

 

 

Il miliardario anarchico che si atteggia a vittima di un Potere incarnato da dipendenti pubblici che guadagnano, quando va bene, 1500 euro al mese. Si chiama spirito del tempo. Basta fare un giro tra i commenti della Rete per trovare tanti poveri cristi che, in odio ai vigili, esprimono solidarietà incondizionata al miliardario e bollano i suoi critici come radical chic.

 

MASSIMILIANO ALLEGRI E I VIGILI URBANI MASSIMILIANO ALLEGRI E I VIGILI URBANI

 

2 - ALLEGRI AI VIGILI: SIETE FALLITI: DENUNCIATO

Estratto dell’articolo di Tommaso Lorenzini per “Libero Quotidiano”

 

 «L' Italia è un Paese bigotto, puritano e feroce», sibilava tempo fa in un' intervista a Repubblica Massimiliano Allegri e lo penserà anche oggi che, sui giornali e su quei social dove ama imprimere i suoi tweet come fossero mantra motivazionali, sarà sepolto da una valanga di moralismo diffuso.

 

max allegri 6 max allegri 6

[…] Insomma, "Acciuga" quando vede una divisa "perde la 'alma", l'allenatore va nel pallone: avrebbe bisogno di reagire come fosse alla moviola, rallentare il tempo, i pensieri e le azioni prima di tornare a velocità normale. Come fece da 24enne nel 1992 quando, a due giorni dal matrimonio con Erika, decise di annullare tutto e rifugiarsi dal suo mentore Galeone. E allora la moviola: usiamola anche noi, come fossimo in tv, per ricostruire la partita di Allegri con le forze dell' ordine.

 

 

 

L'ultimo episodio risale al 25 maggio scorso, ben prima della finale di Cardiff, e lo riporta ieri la Stampa. Il mister della Juve viene fermato in auto in pieno centro di Torino, nella zona di via Cavour, da una pattuglia della polizia municipale: sembra che stia guidando mentre parla al telefono, gli agenti gli chiedono i documenti e inizia il litigio, anche perché non avrebbe con sé i documenti. Allegri apostofa per due volte come «falliti» i vigili che, mentre scrivono il verbale, chiamano in diretta i loro superiori per documentare la cosa. Una faccenda da poco, che poteva risolversi con un centinaio di euro di multa e qualche punto decurtato dalla patente, si potrebbe trasformare ora in una denuncia per oltraggio e relativo processo, perché Max ha pure dei precedenti.

 

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Il 12 maggio 2008, a pochi metri da casa dei genitori a Livorno, Allegri sorpassa un' auto davanti a un parco pubblico e vicino a delle strisce pedonali. Manco fosse la Var, una pattuglia di carabinieri è lì, vede tutto e lo blocca. Pochi secondi e comincia il battibecco. Secondo la denuncia depositata in Procura, prima Allegri esclama a uno dei carabinieri «le Brigate Rosse non facevano poi così male»; poi «stai zitto terrone», «ti faccio perdere il posto», «dimmi come ti chiami e dove abiti, e sotto casa ti mando qualcuno»; infine, mentre sopraggiungono dei passanti, mima uno scontro con uno dei militari e si butta per terra, fingendo di aver ricevuto un colpo, prima di scusarsi e tentare di ricomporre la cosa in "zona Cesarini": a suo dire, stava correndo da un parente che stava male.

 

 

 

Quella che poteva essere una semplice multa di 36 euro si risolve con la comparizione davanti al gip e la condanna a 4.560 euro di ammenda, vista anche la scoperta di un ulteriore precedente di tre anni prima con i vigili urbani. Ecco perché oggi l' espressione "Allegri alla guida" fa sogghignare. […]

 

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3 - MAX, LE MULTE E GLI ISTINTI DA VINCERE

Estratto dell’articolo di Maurizio Crosetti per “la Repubblica”

 

 Avendo deciso di restare a Torino per altri tre anni, Massimiliano Allegri avrà messo in conto di potersi imbattere decine di volte nei vigili urbani della città, i famosi "civich". Ebbene, quando accadrà, cerchi di restare più calmo: vincere, in questo caso gli istinti, è l' unica cosa che conta.

 

Mister Allegri, ma anche mistero: cosa diavolo gli succede quando vede una divisa?

 

 […] Tra l' altro, andando ancora più a ritroso si scopre che già nel 2005 Allegri c' era cascato, ancora una discussione con i vigili e ancora una denuncia, seguita addirittura da un processo e relativa condanna a tre mesi di reclusione e 3400 euro di multa. Però è strano. Perché al netto dei cappotti gettati al vento e delle litigate con Sacchi, l' allenatore della Juve appare sempre molto controllato e ironico. Deve costargli parecchio: sotto il prato c' è un vulcano. […]

 

4 - QUANDO MASSIMILIANO ALLEGRI ATTACCAVA I CARABINIERI

Articolo di Emiliano Liuzzi per il “Fatto quotidiano” del 17 novembre 2010

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 Una denuncia per ingiurie e offese a pubblico ufficiale e un processo che verrà celebrato nei prossimi giorni al tribunale di Livorno. Un infortunio di cui Massimiliano Allegri, allenatore del Milan, avrebbe fatto voltentieri a meno, specialmente in un periodo come questo in cui tutto quello che tocca trasforma in oro.

 

L’episodio che lo porta oggi in tribunale avviene il 12 maggio 2008 a Livorno, a pochi metri dalla casa dove abitano i genitori del tecnico rossonero, che in quel periodo stava per trasferirsi a Cagliari, reduce da una promozione in B col Sassuolo. Allegri sorpassa un’auto troppo lenta all’altezza di un parco pubblico e delle strisce pedonali. Subito dopo viene fermato dai carabinieri. All’inizio l’allenatore sembra conciliare, ma poi come spesso avviene in questi casi, i toni si alzano.

 

 

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“Acciuga”, come familiarmente lo chiamano i livornesi per via del fisico asciutto, oggi quasi una sfinge a bordo campo, si fa prendere dai cinque minuti: secondo quanto si legge dalla denuncia depositata dai carabinieri alla procura di Livorno, prima si riferisce a un carabiniere dicendogli “le Brigate rosse non facevano poi così male”, “stai zitto terrone”, “ti faccio perdere il posto”, poi mima uno scontro con uno dei militari e si butta per terra, fingendo di  aver ricevuto un colpo da uno dei militari, mentre sfilano alcuni passanti.

 

Quando capisce che le cose si mettono male, dice che in realtà correva a casa perché uno dei suoi familiari non stava bene. Potrebbe anche chiudersi qui la vicenda, ma i carabinieri scoprono un altro precedente più o meno simile, a un posto di blocco dei vigili urbani. Così la denuncia, questa volta, scatta inevitabile.

 

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Eppure in panchina sembra posato. Probabilmente lo è diventato. Ma come è arrivato nell’olimpo del calcio questo ragazzo di provincia? Il regista dell’operazione è stato Adriano Galliani. Prima di portarlo ad Arcore si raccomanda col giovanotto: “Mi raccomando, il presidente non vuole comunisti in casa”. Così, Massimiliano Allegri, 43 anni, la scorsa estate viene assunto alla corte di Berlusconi dopo aver risposto negativamente alla domanda “lei è comunista?”. Solo successivamente, il Cavaliere, porgendogli il benvenuto nella sua dimora, gli chiede gioco offensivo e spregiudicatezza. Niente falce e martello, e via pedalare sulle fasce.

 

 

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I casi della vita, a volte. Acciuga-Allegri, a tutto pensava, meno che al Milan. E’ vero, due anni al Cagliari a fianco de presidente Cellino lo avevano fortificato, ma anche il ragazzo della Leccia, quartiere rosso della rossissima Livorno, non si immaginava certo un futuro con una delle squadre più blasonate d’Europa. Con un inizio lusinghiero: primato in classifica, vittoria col Real Madrid appena sfiorata. Ma chi è l’uomo che ha stregato il duo Galliani-Berlusconi? Un ragazzo vivace, dice chi lo conosce bene. Vivace fin troppo, potrebbero replicare i carabinieri che lo hanno denunciato per minacce e ingiurie nei confronti di pubblico ufficiale.

 

 

I casi della vita, dicevamo. E i miracoli di una divisa disegnata da Dolce e Gabbana. Ce lo fareste Allegri, oggi uomo serio e tattico, a ingiuriare i carabinieri? No, non sembra il tipo. Ma il ragazzo prometteva bene già all’età di 25 anni. Siamo nel giugno 1992. Acciuga vuole diventare il signor Allegri e lo vuole fare in chiesa, davanti a duemila invitati. Annuncia agli amici che sposerà la sua Erika.

 

 

 

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Chiede a padre Ermenigildo che sia lui a officiare le nozze. Il prete vede i promessi sposi il venerdì, si danno appuntamento a domenica, in chiesa. Ma domenica sera il colpo di teatro: “Ragazzi, resto acciuga, io non mi sposo più. Evitate di venire domani in chiesa, perché io non ci sarò”. Detto e fatto. “Non tutti i mali vengono per nuocere”, sospirò padre Ermenegildo, “meglio ora che dopo”. Quella volta superò se stesso e, quando ha raccontato l’episodio a Berlusconi, pare che il Cavaliere si sia fatto grasse risate e abbia passato giorni a cercare di trasformare la storia vera in una barzelletta.

 

atalanta juventus allegri atalanta juventus allegri

Fu Allegri stesso a raccontare la sua storia: “Organizzai la cerimonia, poi la annullai in fretta e fuggii. Gli amici mi credevano lontano. Avevo le palle piene di ogni cosa e un forte bisogno di isolarmi, così raggiunsi Giovanni”. Giovanni inteso come Galeone, suo allenatore al Pescara e mentore di un uomo a disagio con la cravatta e alle prese con una metamorfosi. “Galeone mi accolse a braccia aperte, anche se in 10 giorni lo incontrai sì e no 5 volte. Diceva di andare a pesca ma sapevo che non era vero. Non ha mai preso un pesce in vita sua. Si godeva la vita, come ha sempre fatto. In tranquillità”.

 

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Allegri usciva da un anno difficile e si era preso un anno di squalifica per il calcio scommesse quando era alla Pistoiese. Come giocatore lo salvò proprio Galeone, quasi un padre. Da lì in poi, accantonata anche la passione pericolosa per i cavalli e i campi di galoppo, “acciuga” prende le sembianze di uomo e si suda la panchina del Milan iniziando dai campetti di periferia dell’Aglianese. Fino all’esame di laurea a Cagliari dove, con Cellino, non è finita poi così bene. Anche se il patron della squadra sarda gli salva la carriera non esonerandolo dopo cinque sconfitte consecutive.

 

 

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Insomma, il ragazzo pare essersi fatto uomo, e dopo Galeone e Cellino, è rimasto folgorato sulla strada di Arcore. Capita spesso, ultimamente. Allegri a Milano ha dimostrato di saperci fare, tiene insieme i campioni, ma soprattutto vince e gioca. Come piace a Berlusconi. E chi se ne frega se una volta ha perso la pazienza e ha minacciato i carabinieri. Il Cavaliere lo sa. Rispettare le leggi senza infuriarsi a volte è difficile. Non la pensano così i carabinieri di Livorno che, in attesa del processo, si sarebbero aspettati due righe di scuse. Che però non sono mai arrivate.

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