dietrich mateschitz e la sua fidanzata marion feichtner

IL BIBITARO CHE TRASFORMA OGNI SQUADRA IN ORO - MATESCHITZ HA PORTATO IL SUO LIPSIA IN SEMIFINALE DI CHAMPIONS. NEL 1984 HA FONDATO L'IMPERO RED BULL, E DA QUANDO HA INIZIATO A VENDERLA IN AMERICA, NON SI È PIÙ FERMATO: CALCIO, AUTOMOBILISMO E MOTOCICLISMO, PIÙ SPORT ESTREMI E BIZZARRI, TUTTI POMPATI DAI MILIARDI DI LATTINE VENDUTI OGNI ANNO

Giacomo Puglisi per ''il Giornale''

 

Un Re Mida, fra l' altro pure miliardario. Perché qualsiasi cosa tocca Dietrich Mateschitz non la trasforma in oro, ma in successo.

 

dietrich mateschitz con vettel

Specie da quando, nel 1984, ha fondato l' impero Red Bull, la bibita che è di fatto una miscela di caffeina, vitamine, aminoacidi taurina e altre sostanze che dovrebbero aiutare il corpo a compiere sforzi speciali e di lunga durata. Dalla fine degli anni 90 la Red Bull è in vendita anche in America e da quel momento ha conquistato il mondo, aiutando Mateschitz a creare successo anche in varie discipline sportive. Le più quotate (ma non le uniche): calcio, automobilismo e motociclismo. Nel 2006 sono state vendute per la prima volta più di tre miliardi di lattine di Red Bull in tutto il mondo, e appena due anni più tardi c' è l' attacco aperto a uno dei più grandi colossi del pianeta con la creazione della Red Bull Cola.

dietrich mateschitz allo stadio per il lipsia

 

Il messaggio era chiaro: Mateschitz non ha paura di nessuno, Coca Cola compresa. Proprio per questo fra Germania e Austria si è fatto diversi nemici. Gli ultrà, che da sempre si dicono sostenitori del calcio romantico, lo contestano perché con i suoi soldi e il merchandising avrebbe contaminato il mondo dello sport. Per fare un esempio: tolte alcune eccezioni (come il Bayer Leverkusen) in Germania le società di calcio non possono portare il nome delle aziende. Il Lipsia infatti non si chiama Red Bull, bensì Rasen-Ballsport, cioè sport da palla su prato, un termine coniato da Mateschitz per permettergli di utilizzare l' acronimo RB.

 

dietrich mateschitz con bernie ecclestone

Il paradosso è che perfino i tifosi delle sue squadre, nonostante i successi, lo contestano: a settembre del 2016, a fine mercato, l' allora tecnico della RB Salisburgo Garcia lamentò le continue cessioni al Lipsia (16 in tre anni), definendola la figlia prediletta della Red Bull: «Siamo una succursale». Vinse il campionato ma poi lasciò. I tifosi si schierarono dalla sua parte scrivendo una lettera di protesta a Mateschitz: «Non siamo una famiglia ma il self service del Lipsia».

 

red bull flugtag

Altro motivo di protesta la decisione di non forgiarsi della stella d' oro dopo il decimo campionato vinto: Mateschitz non voleva sporcare il logo. Per i tifosi un oltraggio alla storia del club. Il fine (vincere e pubblicizzare il marchio RB), d' altronde per lui giustifica i mezzi. Con il mondo dello sport fermo per il Coronavirus Helmut Marko, il suo braccio destro, voleva far contrarre il virus ai suoi piloti: «Sarebbe un momento ideale per contrarre l' infezione. Parliamo di ragazzi giovani, forti. Così sarebbero a posto per quando si riprenderà».

 

red bull flugtag

Dalla sua però Mateschitz ha i risultati, anche perché è fenomenale a individuare giovani talenti: il Lipsia non acquista calciatori over 24, nel Salisburgo ha lanciato Haaland, in Formula 1 Vettel e Max Verstappen esplodono sotto la RB, così come Nagelsmann, primo tecnico della storia del calcio ad aver raggiunto la semifinale di Champions a soli 33 anni. Che il Lipsia abbia eliminato l' Atletico Madrid, dopo aver battuto due volte il Tottenham finalista della scorsa edizione non deve sorprendere, così come non stupisce che nella Moto Gp con Marc Marquez fuori dai giochi i piloti RB Binder ed Espargaro stiano prendendo il sopravvento. Mateschitz alla fine vince sempre. Perché è un Re Mida, capace di trasformare in successo tutto quel che tocca.

dietrich mateschitz dietrich mateschitz e la sua fidanzata marion feichtner

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…