INVECE DEL RICORSO CONTRO SINNER LA WADA PENSI AI QUASI MILLE TEST DI ATLETI PERSI E AL FATTO CHE ABBIA MANDATO DEI DOPATI ALLE OLIMPIADI – IL “NEW YORK TIMES” CONTINUA A ATTACCARE L’AGENZIA MONDIALE ANTIDOPING E SVELA CHE A CAUSA DI UNA SERIE DI PROBLEMI TECNICI POCHE SETTIMANE PRIMA DELLE OLIMPIADI DI PARIGI I DATABASE DELL’AGENZIA SONO ANDATI IN PANNE: I PROBLEMI SONO STATI TENUTI SEGRETI PERSINO AL CONSIGLIO ESECUTIVO”

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Da ilnapolista.it

 

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Mentre Jannik Sinner oggi torna in campo all’Atp di Pechino per i quarti di finale contro il ceco Lehecka, attorno alla Wada, l’agenzia mondiale antidoping che ha fatto ricorso al Tas contro l’assoluzione del numero uno del mondo del tennis, si sta combattendo una battaglia politica enorme.

 

Dagli Stati Uniti continuano a piovere attacchi più o meno diretti, con cadenza ormai settimanale. Il New York Times per esempio svela che a causa di una serie di problemi tecnici poche settimane prima delle Olimpiadi di Parigi i database dell’agenzia sono andati in panne. La Wada s’è persa i dati di almeno 2.000 casi e ha perso traccia di oltre 900 risultati di test di atleti accusati di aver infranto le regole antidoping.

 

E c’è “un’altra inquietante rivelazione: a causa dei problemi di dati, l’agenzia non era più in grado di determinare quali casi avrebbe dovuto monitorare e se stesse monitorando correttamente i casi di atleti che presto avrebbero potuto recarsi a Parigi”. Insomma non si sa se la Wada ha permesso a qualche dopato di gareggiare tranquillamente a Parigi.

 

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“Più scaviamo”, hanno ammesso gli avvocati in una presentazione PowerPoint in un meeting a maggio, “più troviamo”. Ovviamente il Nyt affonda: “Il resoconto dell’incontro, precedentemente non divulgato, solleva nuove e serie domande sulle prestazioni dell’agenzia, nota come WADA, che quest’anno è stata sottoposta a un intenso esame per la sua gestione del possibile doping nel nuoto.

 

“La portata dei problemi di dati ha accresciuto le preoccupazioni all’interno dell’organizzazione sulla sua capacità di rimanere al passo con il suo crescente carico di lavoro”.

 

Molti critici “affermano che la Wada sta fallendo nella sua missione principale di controllo dell’uso di sostanze vietate”.

 

 

“Finora – continua il New York Times – la conoscenza del vasto numero di casi interessati dai problemi di dati è stata un segreto gelosamente custodito, limitato alla manciata di funzionari della Wada direttamente coinvolti nell’affrontare la crisi. I dirigenti senior hanno tenuto nascosti molti dettagli importanti agli atleti del mondo, al pubblico e persino ai membri del consiglio esecutivo dell’agenzia, un gruppo composto da dirigenti sportivi e rappresentanti di enti pubblici di tutto il mondo”.

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La Wada ha confermato al giornale i problemi con i database ma ha minimizzato il caso parlando di “alcuni problemi tecnici temporanei che sono stati rapidamente risolti”. L’agenzia affermato di essere stata in grado di tracciare i casi utilizzando una combinazione di altri database.

 

Ma un ex funzionario antidoping ha detto al Nyt che i problemi del database non erano stati risolti all’inizio dei Giochi.

 

 

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“La gravità della situazione – conclude il giornale – potrebbe andare ben oltre l’imbarazzo di un fiasco informatico e funzionari frustrati. La non conformità al codice antidoping globale può portare a sanzioni e sospensioni, che nel caso della Russia hanno portato a un divieto di anni dagli sport internazionali. Tradizionalmente, la Wada ha determinato ed emesso tali punizioni. Ora, i suoi stessi avvocati hanno avvertito a maggio, rischiava di violare gravemente le sue stesse regole”.

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