MATTIOLI E I DIECI BUONI MOTIVI PER GUARDARE IL 7 DICEMBRE LA PRIMA DELLA SCALA IN TV – QUEST’ANNO VA IN SCENA IL DON CARLO, LA PIÙ BELLA OPERA DI VERDI – DELL’OPERA ESISTONO ALMENO TRE VERSIONE. IL PRIMO, IN CINQUE ATTI E IN FRANCESE, DUNQUE DON CARLOS, DEBUTTÒ ALL'OPÉRA DI PARIGI NEL 1867. NEL 1884, VERDI CI RIMISE MANO FACENDO RAPPRESENTARE ALLA SCALA IL DON CARLO IN QUATTRO ATTI, IN ITALIANO E SENZA LA “ESSE” DEL TITOLO. ALLA SCALA ANDRÀ IN SCENA LA VERSIONE "MILANESE" PIÙ DENSA, CONCENTRATA, ESSENZIALE…

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Alberto Mattioli per “la Stampa” - Estratti

 

don carlo verdi don carlo verdi

(...) Quest'anno per la prima della Scala va in scena il Don Carlo di Verdi per la regia di Lluís Pasqual, sul podio Riccardo Chailly. Ecco dieci cose da sapere per giocare al ct con un po' più di cognizione di causa.

 

1 Di Don Carlo(s) ne esistono almeno tre. Il primo, in cinque atti e in francese, dunque Don Carlos, debuttò all'Opéra di Parigi nel 1867. Nel 1884, Verdi ci rimise mano facendo rappresentare alla Scala il Don Carlo in quattro atti, in italiano e senza la «esse» del titolo. Per l'occasione, eliminò circa metà della musica precedente, fra cui tutto il primo atto «di Parigi» con l'eccezione dell'aria del tenore, e scrisse sette brani nuovi per un totale di 268 pagine di musica. Due anni dopo, al Comunale di Modena, andò in scena un'edizione tacitamente approvata da Verdi che reintroduceva il primo atto francese tradotto nel Don Carlo milanese: l'edizione «di Modena» è dunque in cinque atti e in italiano (esiste anche un rimaneggiamento di Verdi per il San Carlo di Napoli nel 1872, ma non complichiamo ulteriormente la storia).

don carlo verdi 44 don carlo verdi 44

 

2Giovedì alla Scala si ascolterà il Don Carlo «di Milano». Su quale versione sia da preferire si sono sparsi fiumi d'inchiostro e di polemica. L'importante è capire che Don Carlos e Don Carlo sono due opere diverse, e non mischiare le diverse edizioni.

 

3Curiosamente, il Don Carlos parigino non fu mai ascoltato dal pubblico nella sua interezza.

Alle due prove generali del 1967, ci si accorse che l'opera era così lunga (iniziava alle sette di sera e finiva a mezzanotte e venti) che chi abitava in banlieue avrebbe perso l'ultimo treno per tornare a casa. Prima della «prima». Verdi dovette così tagliare venti minuti, otto brani per complessive 504 battute. Questa musica fu completamente dimenticata negli archivi dell'Opéra fino al 1969, quando la ritrovò lì il critico del Financial Times, Andrew Porter (poi dicono che la critica musicale non serve).

alberto mattioli 1 foto di bacco alberto mattioli 1 foto di bacco

 

4Secondo usi e consumi dell'Opéra, il Don Carlos prevedeva anche un elaborato balletto, dal titolo «La Peregrina». Questa Peregrina non è un personaggio ma una celebre perla effettivamente appartenuta a Filippo Il. Curiosità: dopo molte avventurose vicende, la perla finì al collo della diva hollywoodiana Elizabeth Taylor, cui la regalò, per un San Valentino, Richard Burton durante il loro primo matrimonio. Dopo la morte della star, nel 2011, fu venduta all'asta per 11 milioni di dollari.

 

don carlo alla scala 34 don carlo alla scala 34

5Fra gli altri temi, il Don Carlo(s) affronta anche quello dei rapporti fra Stato e Chiesa, visti con gli occhi anticlericali di Verdi.

Nessuno nota mai quanto l'argomento, nel 1867, fosse scottante e avvelenasse i rapporti fra la Francia, protettrice del potere temporale del Papa, e l'Italia ancora senza Roma. Alla prima, l'Imperatrice Eugenia, a capo del partito clericale della corte di Napoleone III, non nascose il dispetto quando Filippo intimò (invano) al Grande Inquisitore: «Tais-toi, prêtre!», taci, prete. Pochi mesi dopo il debutto dell'opera, la battaglia di Mentana dimostrò quanto attuali fossero le questioni di cui parlava. Con buona pace di chi crede che l'opera sia una favola innocua, non c'è mai stato teatro più politico di quello di Verdi.

 

giuseppe verdi giuseppe verdi

6Si diceva che alla Scala si farà il Don Carlo «milanese»: più denso, concentrato, essenziale. E più breve: ma lo spettacolo durerà comunque quattro ore e 10 minuti con due intervalli di mezz'ora l'uno, indispensabili per il tradizionale gioco del «chi c'è-chi non c'è-com'è vestito» nella tonnara del foyer.

 

7 Alla Scala, il Don Carlo ha una grande tradizione ed è una classica opera «da inaugurazione». Fu scelta due volte quando la prima era ancora il 26 dicembre, nel 1868 (direttore Eugenio Terziani) e nel 1878 (direttore Franco Faccio); una, in un'inusuale apertura il 26 ottobre (era il 1912, direttore Tullio Serafin); ben quattro volte, un record, da quando la prima è il 7. E dunque nel 1968 (direttore Abbado, regia di Ponnelle, con in piazza i celebri lanci di uova griffate Capanna), nel '77 (Abbado-Ronconi), nel ‘92 (Muti-Zeffirelli, con Pavarotti fischiato) e nel 2008 (Gatti-Braunschweig). Da segnalare le presenze di Toscanini (1926 e '28) e della Callas (nel '54).

 

don carlo alla scala 35 don carlo alla scala 35

8Giovedì sul podio salirà Riccardo Chailly.

Lo spettacolo, pare tradizionale, è firmato da Lluís Pasqual. Compagnia di grandissimi nomi con Anna Netrebko (Elisabetta), Elina Garanca (Eboli), Francesco Meli (Carlo), Luca Salsi (Rodrigo), Michele Pertusi (Filippo II) e Ain Anger (il Grande Inquisitore). Coprotagonista il Coro di Alberto Malazzi.

 

9 Diretta dalle 18 su Rai1, Radio3, RaiPlay, Rai 1 HD, rilanciata in molti Paesi europei e in Giappone e nei cinema di Italia, Spagna, Svizzera, America latina, Australia e Nuova Zelanda. La Rai mobilita cinquanta persone e per la prima volta riprende l'opera in 4K. 10 È Don Carlo(s) la più bella opera di padre nostro Verdi? La domanda è oziosa e la risposta opinabile. Per quel che vale (niente), la mia opinione è: sì.

riccardo chailly prima scala 2022 riccardo chailly prima scala 2022 NETREBKO 18 NETREBKO 18 chailly meyer chailly meyer

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