"VINICIUS È UNA VITTIMA, COME I TIFOSI CHE SI COMPORTANO IN MODO IMPECCABILE" - CARLO ANCELOTTI IN DIFESA DELL'ATTACCANTE BRASILIANO DEL REAL MADRID, VITTIMA DI INSULTI RAZZISTI DURANTE LA PARTITA DEI "BLANCOS" CONTRO IL VALENCIA: "IL PROTOCOLLO CONTRO IL RAZZISMO E' OBSOLETO. CI SONO PAESI COME L'INGHILTERRA CHE HANNO RISOLTO IL PROBLEMA DA MOLTO TEMPO..."

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ancelotti vinicius ancelotti vinicius

Da www.ilnapolista.it

 

L’allenatore del Real Madrid, Carlo Ancelotti, torna sulla questione Vinicius-razzismo in conferenza stampa.

 

«Siamo tutti preoccupati per quello che è successo. Mi sembra giusto che si parli tanto di questo argomento. E’ una grande opportunità per migliorare le cose. Vinicius è triste e oggi non si è allenato perché aveva un piccolo malessere ginocchio». Vinicius è una vittima, ha detto Ancelotti.

 

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«Lui è stato una vittima, lo è, di quello che sta accadendo. A volte viene biasimato: lui provoca, l’atteggiamento… no. Parliamoci chiaro: lui è la vittima di tutto questo. Come i tifosi che si comportano in modo impeccabile. E, a proposito, quando parlo di Mestalla non è per 46.000 persone, ma per un gruppo che si è comportato molto male. Come a Maiorca, Valladolid… è una consuetudine. Al di là del razzismo, insultare sembra essere diventato una consuetudine. Mi sembra che quello che ha detto Xavi sia esemplare: perché normalizziamo gli insulti nel calcio? È intollerabile. Deve finire. In panchina ti chiamano “figlio di puttana”, “frocio”, dicono “deve morire tua madre”. Perché? Tutto questo è una grande opportunità per fermarlo. E voglio dire che la Spagna non è razzista; ma c’è il razzismo in Spagna. E deve cambiare».

LUCI SPENTE AL CRISTO REDENTORE IN SOLIDARIETA DI VINICIUS JR LUCI SPENTE AL CRISTO REDENTORE IN SOLIDARIETA DI VINICIUS JR

 

Sulle immagini del Var, Ancelotti: «Manipolare l’immagine è gravissimo. Non so se sia accaduto questo o se si sono dimenticati di mettere tutte le immagini. Vinicius è stato aggredito, prima dal portiere e poi da Hugo Duro. Se vieni attaccato devi difenderti».

 

Il protocollo contro il razzismo è obsoleto? Ancelotti: «Penso di sì. Perché se devi applicare il protocollo, lo devi applicare da quando il pullman arriva allo stadio. Così finisce la storia di chi dice che è un provocatore. Non lo è… e non è un caso isolato. Non sono 46.000 persone razzisti e lì mi scuso, ma non ce ne sono né uno né due. Il protocollo va applicato due ore prima della partita e durante la partita. È obsoleto».

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Ancelotti continua portando come esempio il calcio inglese. «E’ bello condannare, ma non basta. Voglio che si agisca e ancora non è stato fatto. Ci sono Paesi dove non ti insultano, come l’Inghilterra. Lì l’hanno risolto da molto tempo: quando hanno espulso gli inglesi dall’Europa per cinque anni. Hanno agito. E potrebbero esserci casi isolati di razzismo, ma non c’è polizia alle partite dell’Inghilterra. Guarda! Qui sembra che tu stia andando in guerra: camion sopra, camion di lato… ma cos’è questo?».

 

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Ad Ancelotti viene chiesto cosa lo ha deluso di più nelle ultime 48 ore. «Sto aspettando di vedere cosa succede. Speriamo che succeda qualcosa. E sono preoccupato, ovviamente. Perché per me è un momento importante. È fondamentale che prendano provvedimenti… e guardo alla Federazione e alla Liga».

 

Vinicius vuole andare via? Ancelotti lo esclude. «Penso di no, perché ama il calcio e ama il Real Madrid. Il suo amore per il club è grande e vuole fare carriera qui».

 

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Continua: «Non ha perso le speranze. Vedremo la sanzione che avrà e valuteremo di dargli più o meno giorni di riposo. Se perderà due partite gli concederò una settimana di ferie, per essere pronto contro l’Athletic. E se perde una partita, no, giocherà a Siviglia».

 

Ai razzisti si dovrebbe dare un nome e un cognome? Ancelotti: «È una delle misure che si possono prendere, sì. A Valencia penso che lo faranno. E se seguiamo quella linea, ci saranno molti nomi e cognomi. Ma non può essere l’unica misura».

 

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Ad Ancelotti viene chiesto se rimpiange di non aver mandato i suoi giocatori negli spogliatoi, rifiutandosi di giocare. «È qualcosa a cui ho pensato, sì. Ho chiesto al calciatore se voleva continuare e l’arbitro gli ha chiesto di farlo, quindi quella possibilità è finita lì. Ma ovviamente è una possibilità. Spero di non doverlo mai fare , perché non voglio “C’è un giudice che è responsabile di prendere quella decisione. Si spera. Ma… è una possibilità».

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