IL SUDTIROL CONQUISTA LA PRIMA STORICA PROMOZIONE IN SERIE B: FESTEGGIA ANCHE GIULIANO AMATO - LA SQUADRA ALTOATESINA HA COME PRINCIPALI AZIONISTI MARGHERITA FUCHS VON MANNSTEIN, PROPRIETARIA DI "FORST" E "MENABREA" E JOHANN KRAPF, IL RE  DELLE DOCCE. MA TRA I SOCI FIGURA ANCHE ELISA AMATO, FIGLIA DEL PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONE - "EL PAÌS": "È UNA SORTA DI BAYERN MONACO IN MINIATURA. GESTIONE PERFETTA, AUSTERA (C’È UN TETTO SALARIALE DI 100.000 EURO PER I GIOCATORI) E FAVOLOSE STRUTTURE DI ALLENAMENTO IN MEZZO AL BOSCO. LA CITTÀ DELLO SPORT È COSÌ BEN PENSATA CHE…"

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1. I SEGRETI DEGLI ALTOATESINI TRA BIRRA E LA FIGLIA DI GIULIANO AMATO

Mario Gerevini per www.corriere.it

 

Festeggia la Signora della birra italiana, Margherita Fuchs von Mannstein, proprietaria di Forst e Menabrea. Festeggia Johann Krapf, il re altoatesino delle docce. E festeggia, con il marito, anche Elisa Amato, avvocata, figlia del presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato.

 

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L’unico non targato Bz

La squadra dell’ Fc Südtirol (Fcs) ha conquistato una storica promozione nella serie B del calcio nazionale con una prepotente cavalcata in testa. Insuperabile in difesa (appena 9 gol subiti), solidissimo nei bilanci. E con un assetto societario che riserva qualche sorpresa, a cominciare dal ruolo rilevante di un manager romano-partenopeo che si occupa di investimenti in infrastrutture ed è tra l’altro consigliere della società pubblica Sace.

 

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 Federico Merola, nato a Napoli 58 anni fa, per il club è l’uomo dei rapporti con le autorità del calcio, un ruolo chiave. Tra l’altro è l’unico non targato Bz tra una quarantina di consiglieri e soci. Spunta anche nel capitale con una quota di circa il 6% (quarto per consistenza) attraverso una società partecipata dalla moglie Elisa Amato. Ed è in consiglio di amministrazione con «il potere — è scritto nelle carte societarie — di rappresentare il Fc Südtirol davanti a Figc, Lega e a tutti gli Organi federali».

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Le tre lingue

«Il “Fussball Club Südtirol” — si legge sul sito web — è l’unico club di calcio professionistico tra Innsbruck (Austria) e Verona (Italia). Questo lo rende la squadra professionistica più al nord d’Italia». I colori sociali sono il bianco e il rosso, come la bandiera del Tirolo. Il club non rappresenta una singola città ma tutto l’Alto Adige e «lo stadio è un punto d’incontro per tifosi di madrelingua italiana, tedesca e ladina».

 

I calciatori «poveri» e il cda gratis

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L’azionariato però non è popolare o diffuso come dicono tutti. Le carte sono state in parte rimescolate con l’aumento di capitale dello scorso autunno e ne è venuto fuori l’assetto attuale con una trentina di soci ma i primi quattro hanno in mano il 78% e i primi due il 66%. Di sicuro c’è un grande potenziale economico che viaggia di pari passo con il rigore finanziario: niente debiti, costi sotto controllo, tetto agli ingaggi dei giocatori (massimo 100 mila annui che saranno probabilmente ritoccati per la B; 1,7 milioni il monte stipendi della scorsa stagione), zero emolumenti al consiglio di amministrazione.

margherita Fuchs von Mannstein margherita Fuchs von Mannstein

 

Docce e birra

Il principale azionista (36%) è un imprenditore altoatesino, Johann Krapf, 70 anni, a capo di un gruppo industriale (Duka, cabine doccia) e immobiliare. Ma con l’aumento di capitale è cresciuta in modo esponenziale la Birra Forst che dal 5% è passata al 30%. Tant’è che Gerhard Comper, il nuovo presidente della squadra allenata dal croato Ivan Javorcic, è un manager della Forst indicato da Margherita Fuchs, l’imprenditrice alla presidenza del gruppo di cui detiene la maggioranza in usufrutto. Cioè gode dei diritti patrimoniali ma la nuda proprietà è in capo alle due figlie, Margaretha e Cordula von Mannstein. Un vertice tutto al femminile, quinta generazione della famiglia che da 160 anni guida l’azienda.

JOHANN KRAPF JOHANN KRAPF

 

Spalle larghe

La Forst, proprietaria anche della Menabrea di Biella, sfiorava i 200 milioni di fatturato pre-covid, poi nel 2020 è calata a 147 milioni (4 milioni di perdita contro i 16 di utile nei due anni precedenti). I debiti sono cresciuti da 91 a 120 milioni ma il gruppo, che ha Mediobanca e Intesa Sanpaolo come istituti di riferimento, può contare su 190 milioni di patrimonio netto compresi una cinquantina di milioni di utili accantonati negli anni che i soci hanno deciso di non distribuire come dividendi.

 

È un socio dalle spalle larghe per un club low cost che si affaccia alla serie B per la prima volta; entrambi sono simbolo di un territorio. Finora la Forst ha sponsorizzato più che altro gare della coppa del mondo di sci ma è solo da pochi mesi che ha raggiunto il 30% del club e da pochi giorni l’eco delle imprese calcistiche del Südtirol ha varcato i confini della provincia di Bolzano a sud, isole comprese. La combinazione dei marchi e il potenziale economico fanno pensare che il Südtirol non si presenterà in B per fare la comparsa.

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2.El Paìs: "Il Südtirol è un Bayern in miniatura"

Da www.ilnapolista.it

El Paìs: «Il Südtirol è un Bayern in miniatura, spiegherà al resto d’Italia come si fanno bene le cose»

Nel mezzo d’una lotta scudetto tutta milanese Daniel Verdù si occupa, nella sua rubrica sul calcio italiano su El Paìs, del miracolo del Südtirol, che definisce “un piccolo Bayern Monaco”. E ne fa un esempio di integrazione e sana gestione che, scrive, che grazie alla Serie B andrà in tour in tutta italia, spiegando “come si fanno bene le cose”.

 

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“A Bolzano, luogo che ha sempre preferito fare sport piuttosto che vederlo seduto, hanno trionfato l’hockey su ghiaccio e il trampolino. Ma in mezzo a quella complessa identità, una squadra di calcio ha unito tutti intorno al suo successo”, scrive El Pais.

 

“L’Alto Adige è la zona più ricca d’Italia: oggi ha un reddito medio di circa 42.000 euro, superiore a quello tedesco e il triplo di quello calabrese. E in essa risiedono tre gruppi linguistici e culturali che spesso plasmano i costumi sociali della zona (tedesco, italiano e ladino). Mussolini ha cercato di italianizzarli con la forza della migrazione”.

 

Il Südtirol, subentrato nel 1995 a una squadra amatoriale di Bressanone, ignora volutamente le differenze, “lo stadio è un punto d’incontro per madrelingua italiana, tedesca e ladina e l’obiettivo è uno: fare il tifo”.

 

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“La squadra, strutturata attorno a una sorta di joint venture partecipata da partner e società private, è una sorta di Bayern Monaco in miniatura. Gestione perfetta, austera (c’è un tetto salariale di 100.000 euro per i giocatori) e favolose strutture di allenamento in mezzo al bosco. La città dello sport è così ben pensata che la squadra tedesca ha fatto qui la sua preseason prima dei Mondiali del 2018″.

 

“Quest’anno, il primo in cui il Südtirol dovrà attraversare l’Italia, potrebbe essere il momento di aprire un po’ l’attenzione. Il club più settentrionale del Paese, un secolo dopo che Mussolini ha mandato qui migliaia di italiani di altre regioni a spiegare cosa fosse l’Italia, servirà anche a spiegare al resto del Paese come fanno le cose“.

giuliano amato giuliano amato

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